HomeMagazineCarlo Mancini: Dopo RDS e Radio Capital lascia Radio Subasio…e ora?

Carlo Mancini: Dopo RDS e Radio Capital lascia Radio Subasio…e ora?

Oggi Radiospeaker.it incontra Carlo Mancini,  conduttore radiofonico e direttore artistico italiano, da RDS a Radio Capital, fino a qualche settimana fa era a Radio Subasio come consulente esterno. Chissà cosa riserverà ancora il suo futuro radiofonico. Parliamone con lui..

Ciao Carlo, andiamo con ordine anche perchè ho qui davanti la tua scheda di Wikipedia, il che è tutto dire. Sei partito in RAI, poi sei passato a Radio Centro Suono, lo stesso anno ti chiama Radio Dimensione Suono dove entri come speaker ma poi cosa succede, nel 1990 Eduardo Montefusco, editore di Radio Dimensione Suono, quando ancora non era un Network ti propone qualcosa…
I passaggi sono stati tanti, dalle primissime radio private degli anni 70 – stiamo parlando del ’73/’74 quindi proprio dell’inizio – alle prime radio importanti, prima come conduttore e poi come direttore artistico e programmatore musicale. Ho cominciato a collaborare con Radio Dimensione Suono quando era ancora una realtà locale, piena di prospettive. L’editore Edoardo Montefusco aveva in mente un grandissimo progetto nazionale. La tenacia e la fortuna gli hanno dato una mano, ma anche la bravura dei suoi collaboratori.

Tra le tante cose che hai fatto, oltre a dirigere RDS e ad inventare il claim “50% musica italiana, 50% musica straniera, 100% grandi successi”, nel 1999 passi al gruppo l’Espresso per la direzione artistica di Radio Capital dove inventi il format Classici e Notizie e  in meno di 6 anni riesci a portare la radio da dai quasi 800.000 ascoltatori a più di 2.000.000? Ci puoi dire come nasce un claim?
Un claim nasce dalla fantasia e dal tipo di target che si vuole raggiungere. Si studia un format prima  di tutto e poi si cerca una frase che possa riassumere in poche parole il messaggio della radio e l’obbiettivo del format stesso. Più si è chiari in quel che si fa, più si raggiunge il risultato.

Ti ricordi come sono nati questi due claim così famosi?
Assolutamente si: quello di RDS (50% musica italiana, 50% musica straniera, 100% grandi successi) nasce nel ’92, quando la radio trasmetteva un po’ di tutto e non aveva una propria identità specifica. Pensai ad una frase per identificare la radio e metterla per iscritto (a quei tempi parlare di “claim” era arabo…). Occupandomi principalmente di programmazione musicale, trovai un modo per dividere la programmazione in 50% musica nazionale, 50% musica internazionale e così dalla playlist si passò alla nascita del claim, una frase che riassumesse la realtà della radio.

Invece per “Classici e notizie”, il claim di Radio Capital, è andata diversamente. A quei tempi nelle radio non si usava ancora la parola “classici”. Si parlava di flashback, di musica del passato, ma “classico” era un termine che non veniva ancora usato per identificare quel tipo di musica. Tant’è vero che quando proposi all’amministratore delegato Pietro Varvello il claim classici e notizie lui, insieme agli altri dirigenti disse “ Ma, mica trasmettiamo musica classica”. Gli spiegai che “il classico” doveva essere un nuovo modo di intendere il flashback e che non intendevo fare un’operazione nostalgia, ma esattamente il contrario, abbandonando lo stereotipo del “ricordo” a vantaggio della piacevole scoperta di un “mood” diverso dagli altri. Alla fine si convinsero (non senza qualche remora) e nacque il claim classici e notizie. Da li in poi, per parlare di musica un po’ datata e di grandi successi del passato tutti fanno riferimento al termine “classico” italiano o internazionale.

Poi nel luglio 2007 hai presentato le dimissioni dal Gruppo Espresso. A distanza di 5 anni, ci puoi spiegare chiaramente cosa è successo?
Bah è successo esattamente quello che ho spiegato 5 anni fa: l’allora amministratore delegato del gruppo espresso Marco Benedetto (che mi aveva fino ad allora sempre sostenuto), voleva che la radio raggiungesse per lo meno i tre milioni di ascoltatori, perché, secondo la concessionaria di pubblicità Manzoni, il prodotto così com’era non poteva dare più di quello che stava dando, e bisognava quindi cambiare direzione. Traguardo possibile, per carità, ma io ero (e sono) convinto che bisognava comunque insistere sul prodotto (mantenendo la forte identità che aveva Radio Capital) e puntando a investire nel campo frequenze (migliorandole e acquisendone) e comunicazione. Cose dalle quali non si può prescindere per una Radio che vuole raggiungere certi risultati negli anni 2000, perchè non è soltato mettendo una bella canzone che si può ottenere più ascolti al giorno d’oggi. Nonostante le mie preghiere di non cambiare e, nonostante fosse stato l’unico network in Italia che nei 7 anni precedenti aveva costantemente ogni anno guadagnato ascolti, volevano mutare rotta, omologandosi di nuovo al resto dei competitors.

Adesso a Radio Capital c’è Danny Stucchi, vuoi dire qualcosa riguardo la direzione dell’Emittente?
Avevo conosciuto Danny nelle riunioni in Manzoni e a Deejay, una delle persone che stimo di più del gruppo. Radiofonicamente parlando è la persona giusta, quella che ci voleva per riprendere un po’ il discorso interrotto per un paio d’anni per le ragioni che ho elencato prima. Ho incontrato Danny qualche tempo fa e l’ho ringraziato perchè è riuscito a “salvare” la mia creatura, quella Radio Capital che stava morendo. Con il suo intervento si è potuto ripristinare in parte, almeno idealmente, quel concetto che era alla base di Radio Capital. Con lui credo che le cose possano migliorare e andare nella giusta direzione: cioè riavvicinarsi a quel format  che con tanto successo e tanta fatica avevamo portato fino alla soglia dei due milioni e duecento mila ascoltatori. Però attenzione alla “nicchia”. Per tornare ad essere un’alternativa effettiva e concorrenziale con le altre radio, bisognerebbe…Mi fermo qui.

Dal passato arriviamo al presente. Sei stato il consulente esterno per Radio Subasio: come hai trovato la Radio e verso quale direzione avresti voluto portarla?
Tra le radio locali, come ben sai, è la più grande, grazie alla sua capillare copertura nelle regioni del centro Italia. Nonostante i grandi numeri però, al suo interno mancava completamente un’organizzazione sia della messa in onda (clock, interventi speaker e loro collocazione, playlist, rotazione musicale e pubblicitaria) sia della responsabilità diretta e specifica delle varie competenze. Ho cercato di migliorare questa situazione generale e, nello specifico, di dare un’identità ancora più precisa al pr

odotto, attraverso un’accurata selezione musicale che rispettasse il formato popolare dell’emittente e che ne garantisse la continuità, adeguata agli anni 2000. In aggiunta a questo, una vera e propria “scuola” per conduttori, seguìti con aircheck personalizzati e continui, in modo da adeguare il linguaggio al mood della radio e, in generale, alla radio del millennio. Non so se ce la faranno, perché le paure e le reticenze a piccoli ma necessari cambiamenti sono stati vissuti in maniera negativa e angosciosa. I nuovi dati dell’indagine d’ascolto Eurisko Radiomonitor, l’hanno ancora una volta premiata come la radio locale più ascoltata d’Italia con oltre 1.500.000 ascoltatori nel giorno medio, uno share positivo e un’ascolto settimanale (unico dato paragonabile con la vecchia audiradio) con un incremento di oltre 2 milioni di ascoltatori. Un numero molto importante se letto nella giusta direzione (cioè in paragone con gli effettivi competitors regionali quali Radio Bruno o Radio Norba distaccate di oltre un milione) e in relazione al cambiamento sia di metodologia di indagine, sia di riorganizzazione dei palinsesti che della programmazione musicale. Se ci si vuole mettere invece in competizione con i network effettivi, allora si deve avere la lucidità di guardare non soltanto i numeri nudi e crudi, ma tutta l’organizzazione, la copertura, la promozione, gli investimenti sul prodotto, che inevitabilmente ogni emittente nazionale mette sul piatto della bilancia.

Tu hai o avevi un progetto di radio instore, con la società Fràbaca, come prosegue e che potenzialità hanno le Radio Instore?
Ormai le radio instore sono ovunque, se tu vai in qualsiasi supermercato, centro commerciale, c’è la radio personalizzata (che è una radio generalista con propri comunicati commerciali). Fràbaca nasce per creare una radio personalizzata ma non generalizzata: di solito infatti nelle radio instore non c’è un’attenzione sul singolo servizio, si fanno radio molto/troppo simili fra loro sia artisticamente che musicalmente. Fràbaca è un servizio che ti garantisce una radio nello stile e in linea con il “prodotto” nel quale viene diffusa, più attenta al particolare e meno generalista.

Come sarà la radio del futuro, hai già un’idea?
E’ veramente difficile rispondere a questa domanda, perchè la tecnologia e i mezzi vanno ad una velocità spaventosa. Se solo poco tempo fa la radio era a volte l’unico mezzo per ascoltare musica, programmi, ecc…adesso siamo invasi da mezzi di comunicazione di qualsiasi tipo. La radio del futuro la vedo sempre più specializzata, sempre meno generalista, sempre più diretta ad uno specifico target e ad uno specifico pubblico. La radio di parola, piuttosto che musicale. Ma comunque con una sua identità precisa e specifica. Forse con meno numeri, ma con tanta fedeltà. Sinceramente a me fa un po’ sorridere ascoltare tutta questa serie di “jukebox” che si definiscono “radio”. La radio è anche e soprattutto qualcuno che ti parla, qualcuno che ti intrattiene, qualcuno che ha un rapporto con te ascoltatore.

Su questo, se non sbaglio, concorda anche un altro grande professionista della radio come Claudio Astorri, ne ha scritti di articoli su questo argomento!
Stimo molto Claudio e fondamentalmente abbiamo la radio dentro. Crediamo in questo mezzo perchè ci siamo passati, l’abbiamo vissuto, lo abbiamo studiato e continueremo a studiarlo e a starci…per chissà quanto tempo speriamo.. (ride).

Hai qualche progetto radiofonico nel cassetto che sogni di realizzare?
Credo che sia giunto il momento di mettere a disposizione di veri e propri “studenti” della radio la professionalità e l’esperienza acquisita in più di 35 anni di lavoro. Sto scrivendo un libro sulla radio che spero di pubblicare entro la fine dell’anno e sono in contatto con università interessate a una collaborazione in cattedre specifiche.

Cosa ne pensi di Radiospeaker.it?
Penso che sia un mezzo assolutamente indispensabile per chi fa questo lavoro, per chi vuole farlo, per chi vuole crescere, per chi vuole avere un  contatto sempre diretto con la realtà radiofonica che c’è in Italia. Per me è stata una piacevole sorpresa trovare Radiospeaker.it perchè credo ci fosse bisogno di un sito e di una proposta come questa, quindi il mio in bocca a lupo e un saluto a tutti gli ascoltatori/lettori di Radiospeaker.it!

Intervista a cura di Giorgio d’Ecclesia
Responsabile Radiospeaker.it

Admin Radiospeaker

Admin Radiospeaker

Leggi i miei articoli

Articoli popolari

Power Hits Estate: Fedez, Tananai e Mara Sattei ancora in testa alla classifica

Power Hits Estate: Fedez, Tananai e Mara Sattei…

L’intelligenza artificiale sbarca in onda su Radio Calima

L’intelligenza artificiale sbarca in onda su Radio Calima

Arrestato Speaker Radiofonico: adescava minorenni sui social

Arrestato Speaker Radiofonico: adescava minorenni sui social

Articoli recenti

Albertino lancia MXTP, l’esclusivo DJ desk che unisce musica e design d’alta qualità

Albertino lancia MXTP, l’esclusivo DJ desk che unisce…

Radio Zeta Future Hits Live 2024: presentano Paola di Benedetto, Giulia Laura Abbiati e Luigi Santarelli

Radio Zeta Future Hits Live 2024: presentano Paola…

Radio Italia Live: il cast del 15 maggio a Milano

Radio Italia Live: il cast del 15 maggio…

Newsletter

Rimani sempre aggiornato sulle novità del Settore Radiofonico.