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Conduzione radiofonica: il rischio di “snaturarsi”

Conduzione radiofonica: il rischio di “snaturarsi”

Tanti sono i consigli che le “nuove voci” spesso si sentono dire dai grandi veterani dell’universo radiofonico, veri maestri del microfono, i quali non rinunciano a suggerimenti o consigli da rivolgere a quanti desiderano intraprendere la carriera in radio, magari partendo da piccole realtà in cui poter capire i meccanismi del mezzo, prima di calcare poi “palcoscenici” di un certo spessore.

Non manca inoltre la possibilità di approcciarsi all’FM partendo anche da corsi specifici di conduzione radiofonica, come quelli proposti da Radiospeaker, dove il confronto con esperti del settore diviene l’occasione per capire cosa si nasconde dietro al lavoro di uno speaker, senza dimenticare tutti gli elementi indispensabili ai fini di una corretta conduzione.

E da questo punto di vista, spesso le critiche non mancano, soprattutto quando magari si ascoltano casi in cui l’imperfezione è palese, dovuta sostanzialmente non solo ad un errato utilizzo della tecnica nella gestione della tempistica, ma anche all’uso della voce.

Anche se, per inciso, bisogna dire che attualmente vi sono realtà favorevoli ad un determinato utilizzo della parola, costituito pure da leggeri difetti di pronuncia, affinché lo speaker possa caratterizzarsi, essere naturale, tanto da divenire, all’orecchio dell’ascoltatore, perfettamente riconoscibile o, in casi maggiori, tale da assumere le sfaccettature del cosiddetto “personaggio” radiofonico, spesso ereditato dalla tv.

Ed è proprio sul discorso della naturalezza che oggi vengono mosse diverse obiezioni, le quali si distaccano dal classico ideale del conduttore “pulito”, libero da difetti vocali o inflessioni dialettali.

Indubbiamente, un aspetto quest’ultimo, essenziale per chi decidesse di lavorare in Radio, ma nello stesso tempo, secondo molti, bisogna conservare quell’identità in grado di rendere spontaneo, originale, o meglio, vero, uno speaker.

“Sei troppo impostato!”, questa solitamente l’affermazione che viene rivolta al conduttore, il quale potrebbe assumere un tono vocale quasi artificiale, a lui estraneo, tanto da snaturarlo.

Un atteggiamento che se da un lato viene assunto per evitare inevitabili cadenze, dall’altro priva lo speaker di quella naturalezza che, come si diceva, lo renderebbe identificabile e distinguibile dalla massa di conduttori che popolano l’etere nazionale e non solo.

Pareri quindi divergenti che si riflettono anche nelle differenze editoriali che contraddistinguono le emittenti tra di loro; non a caso ogni radio gode di una sua tipologia, anche dal punto di vista della conduzione; c’è chi ha una pretesa da “normal people”, oppure  legata ad una “personality”, che possa caratterizzare ampiamente lo speaker, magari con qualcosa che lo renda ineguagliabile.

Su questi fattori deriva la concezione secondo cui determinate  Radio non sono per tutti. Le caratteristiche di un’emittente, legate anche al tipo di conduzione richiesta, riflettono il carattere di una persona che, a seconda dei casi, risulta essere consono all’interno di un contesto anziché in un altro. E’ a discrezione dello speaker capire, quindi, in quale direzione porre la giusta attenzione.

E voi? Decidereste di  “snaturarvi” per amore della Radio?

 

Articolo a cura di Maurizio Schettino

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