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Conduzione Radiofonica: la Creatività nei Programmi Radiofonici

Come in ogni ambito, quando ci troviamo alle prime armi nel fare qualcosa, si cerca di seguire la strada percorsa da coloro che ci hanno preceduto, per evitare di incappare in eccessivi rischi o imprevisti. E’ quello che accade o è accaduto a tutti noi, amanti della radio. Spesso infatti, quando si è agli esordi, si tende a strutturare il proprio programma secondo un format che riteniamo valido e che magari abbiamo ascoltato nei grandi network nazionali.

Questa a mio avviso non è affatto una scelta sbagliata, specialmente quando si è all’inizio della propria esperienza radiofonica, soprattutto perché il fatto di avere già un modello di riferimento implica che ognuno di noi si sia impegnato a “studiare” e ad “ascoltare” chi svolge la professione di speaker da molto più tempo di noi e in emittenti di una certa importanza. Non è dunque uno sbaglio incominciare a provare o a preparare una scaletta per un programma radiofonico, avendo ben chiaro quel che si vuole fare ed un modello da seguire.

Pertanto possiamo dire, che questo punto di partenza è sicuramente apprezzabile. I problemi nascono però man mano che il tempo passa. Se dopo alcuni mesi (o “anni”) vi rendete conto che il vostro programma è la brutta copia di un format radiofonico di successo o, ancora peggio, non è cambiato di una virgola, probabilmente le ipotesi sono due: o siete dei maghi, oppure sarebbe il caso di farsi alcune domande.

A mio parere, un ingrediente fondamentale ed utile per fare radio, è la creatività. In poche parole serve essere curiosi, audaci, intraprendenti e coraggiosi. Se ci si butta sul “già fatto” o sul “già sentito” certamente non si arriverà molto lontani. Passato un po’ di tempo dall’esordio radiofonico vero e proprio, sarebbe importante non strutturare o articolare il proprio programma con parti o elementi copiate qua e là da altri format.

Certo, qualcuno di voi potrebbe obiettare che se si conduce un programma musicale o un talk-show (per esempio) il modello è uno solo, non è che si possa cambiare poi così tanto. Questa osservazione, in parte condivisibile, potrebbe non essere completamente vera. C’è infatti sempre, in qualsiasi tipo di format, la possibilità di “personalizzare” quello che andrà in onda e di farlo nostro: basta solo volerlo (a volte). Non si tratta per forza di creare grandi stravolgimenti o invenzioni, si può partire benissimo da piccole cose.

Quello che voglio dire è che un bravo speaker si riconosce certamente prima di tutto dalle sue doti nel parlare, raccontare e incuriosire l’ascoltatore, ma credo che la capacità di inventare qualcosa di nuovo sia una caratteristica tutt’altro che secondaria e trascurabile. Non è detto che le nostre scelte, le nostre idee, siano per forza “vincenti” o vengano apprezzate dagli ascoltatori o dai direttori artistici, però credo che ognuno di noi, specialmente se speaker in piccole realtà locali, possa sfruttare la libertà creativa che (a volte) gli viene concessa per sperimentare.

E voi? Cercate di cambiare nel corso delle stagioni il vostro programma o seguite un modello che rimane invariato nel tempo? Vi piace provare a sperimentare delle novità in ambito radiofonico? Pensate che nelle radio locali o nei grandi Network ci sia ancora la possibilità e la volontà di dare spazio a qualcosa di nuovo?

Articolo a cura di Mattia Savioni

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