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RadioSpeaker.it incontra Davide Dionisi di Radio Vaticana

Dalla stampa locale al fianco del Santo Padre nei suoi viaggi apostolici. Questa la storia, in poche battute, del giornalista di Radio Vaticana Davide Dionisi. RadioSpeaker.it l’ha intervistato per farsi raccontare il suo approccio al giornalismo radiofonico, l’emozione di trasmettere dai luoghi dove è in visita il Papa e infine qualche consiglio per i giovani che vogliono intraprendere il suo mestiere.

Come ti sei avvicinato al giornalismo radiofonico?
Per caso. Vengo orgogliosamente dalla free press romana, quelli che un tempo venivano chiamati giornali di quartiere. Poi il salto in un’agenzia di stampa che, dopo qualche anno, per completare la formazione, mi ha spedito alla Radio Vaticana per uno stage. Dal 1995 non sono più andato via dall’emittente pontificia.

Come si svolge una tua giornata in radio?
Dipende dalle giornate e dal palinsesto. Si parte sempre e comunque dalla lettura dei quotidiani nazionali e internazionali. Successivamente si prende in esame l’attività del Papa e della Santa Sede. Se non ho dirette o servizi, mi occupo delle news dal mondo per il notiziario. Altrimenti, microfono, microfono e microfono. Per fortuna non sempre in studio.

Hai seguito come corrispondente per l’Italia diverse volte sia il Papa emerito Benedetto XVI che in questi ultmi anni Papa Francesco. Qual è stato il viaggio apostolico che ti ha colpito in modo particolare?
Ritengo che viaggiare con il Papa sia un’esperienza umana e professionale unica. Tutti i viaggi ti lasciano qualcosa. Soprattutto se si arriva dall’altra parte del mondo e devi trasmettere ai radioascoltatori emozioni che tu stai provando sul posto. Ricordo i volti dei bambini di San Paolo del Brasile, i piccoli angolani abbracciati alle mamme nel centro di Luanda oppure i poveri nella periferia di Seul. Sono scatti fotografici che fanno parte di un album speciale.

Nel 2011 ti è stato attribuito un riconoscimento speciale al “Premio Cronista-Piero Passetti”, dove ogni anno concorrono nomi importanti del giornalismo. A tuo parere ci sono differenze sostanziali tra il giornalismo su carta stampata e quello radiofonico?Sono complementari, anche se apparentemente due media diversi. Chi sa scrivere può andare dietro al microfono o dietro alla telecamera. Viceversa non può accadere. Soprattutto se si fa informazione. La radio ha un valore aggiunto rispetto alla carta stampata e alla televisione: non ti fa mai sentire solo. Chi ascolta ha, a sua volta, la sensazione di essere ascoltato.

Che consigli ti senti di dare ad un giovane deciso ad intraprendere questa carriera? Quali caratteristiche ritieni siano fondamentali per entrare a far parte di un network così importante?
Studiare innanzitutto molto bene la propria lingua. Avere proprietà di linguaggio, unita ad una base culturale solida, aiuta tantissimo. Poi un secondo e, se possibile, un terzo idioma. Cercare di orientarsi verso interessi specifici, senza fare troppe selezioni. Infine, non credere mai a chi ti consiglia di smettere se non hai un aiuto. Perseverare è diabolico, ma nella carriera giornalistica non porta mai all’inferno. Anzi.

Dopo tutti questi anni a Radio Vaticana ti piacerebbe provare una nuova esperienza in emittente diversa? Quale?
Mi piacerebbe curare una rubrica di musica anni 80 in una emittente radiofonica statunitense.

Cosa pensi di RadioSpeaker.it?
Completa. Strizza l’occhio ai giovani, ma non disdegna un pubblico più maturo. L’uso opportuno del web la proietta nell’universo dei new media.

 

 

Articolo a cura di Maria Giovanna Tarullo

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