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Linus: il suo futuro e quello di Radio Deejay

Difficile saper leggere “tra le righe” di un’intervista apparsa su una rivista, il rischio infatti è quello di alimentare ipotesi con poche prove alla mano, però è inutile negare l’attenzione che potrebbero destare alcune dichiarazioni del direttore artistico di Radio Deejay Linus, apparse su Vanity Fair (e pubblicate dallo stesso all’interno del suo blog, in un post dal titolo “Vanit-osohttp://linus.blog.deejay.it/2015/02/19/vanit-oso/).

Al di là di elucubrazioni che definirei “fantascientifiche”, sentite in questi giorni tra appassionati e addetti ai lavori, sono rimasto colpito da frammenti di questa bella intervista in cui il direttore parla di se, del suo futuro e soprattutto di quello di radio Deejay.

Inutile dire che queste parole possono assumere maggior significato anche alla luce dei recenti dati relativi agli ascolti delle radio italiane elaborati da Radio Monitor, che abbiamo commentato approfonditamente insieme a voi (https://www.radiospeaker.it/blog/radio-monitor-2014-annuale-secondo-semestre.html).

La prima cosa ad emergere attraverso l’intervista è la riflessione in merito al suo ruolo di disk-jockey: Linus  è un uomo che ancora non vuole “rottamarsi” ma è consapevole del tempo che passa. “La diretta mi piace ancora molto. Nell’Aprile 2016 saranno 40 anni che vado in trasmissione, per due ore tutti i giorni”. E ancora, leggendo le sue parole, si nota la volontà di smettere quando sarà il momento giusto e il desiderio di poter capire in maniera razionale quando arriverà quel giorno che, a quanto pare, potrebbe non essere così lontano. “Voglio evitare il lento declino. Come direttore ho un contratto fino al 2018, e poi chissà. Ma quanto ancora potrò andare avanti con il programma quotidiano? Non molto. Tre, cinque anni. Spero di avere la capacità di capire quando sarà ora di smettere. E poi ci sarà un nuovo Linus”.

Dunque la direzione della Radio dovrebbe essere salda almeno sino al 2018, ma non è improbabile pensare che Linus la possa guidare anche dopo. Diverso il discorso del programma giornaliero “Deejay Chiama Italia”, la cui esistenza è in qualche modo legata alla futura decisione di “appendere la cuffia al chiodo” da parte del conduttore stesso.

Molto più interessante però, almeno stando alle parole di Linus, sembra il discorso sul periodo “di mezzo” o “di transizione” tra il 2015 e la data di un suo ipotetico “passaggio di testimone”. “Nel frattempo ho voglia di novità. Sento di essere a un punto di svolta, voglio mischiare le carte. Vorrei creare una seconda Radio Deejay che rinnovi la prima”. Dopo questa frase immagino che tutti gli amanti della radio, e di un certo modo di fare radio, abbiano letteralmente sgranato gli occhi. Che Linus voglia provare a mettersi alla guida di una nuova realtà (come fece Cecchetto con radio Capital), facendola diventare la “nuova Deejay”? Possibile, oppure potrebbe semplicemente mettersi alla ricerca di volti, ma soprattutto “voci” nuove, che pian piano sostituiscano quelle “storiche” della radio. Un compito assolutamente non facile, soprattutto per un network che ha fatto dei suoi speaker e dei programmi “storici” il suo “punto-forza”. Eppure sembra questo quello che potrebbe avvenire in un futuro prossimo nemmeno tanto lontano.

Di certo lucida, lodevole e assolutamente condivisibile è l’analisi fatta dal direttore in merito alla situazione attuale della radiofonia italiana:Il mondo della radio è ancora figlio della prima generazione, di quelli come me. Non possiamo pensare di essere sempre noi a fare questo lavoro. A tutti i livelli: programmazione musicale, conduzione, ecc. Il mio incubo è Italia Uno. Negli anni ’80, quando andavo a condurre Deejay Television, eravamo tutti giovani, pieni di voglia di fare. Era bellissimo. Oggi, quando mi capita di tornarci, trovo le stesse persone di allora: ingrigite, segnate dalla routine. Non voglio che la mia radio faccia quella fine. Cambiamo facce”.

C’è poco da aggiungere a queste parole, se non l’auspicio che davvero la “prima generazione” di speaker, composta da quelli che potremmo considerare “i pionieri”, possa lasciare spazio a generazioni più recenti, a persone con voci nuove ma soprattutto con grande voglia di fare e di inventare in ambito radiofonico. “Facile  a dirsi”, potrebbe rispondere Linus. Ed infatti è necessario partire dalla consapevolezza che anche il lavoro di “ricerca” e di “selezione” è un processo importantissimo che richiede il suo tempo ed i suoi ritmi, ma già la “presa di coscienza” e la “dichiarazione d’intenti” fatta dal direttore di radio Deejay è molto interessante secondo il mio punto di vista.

Dunque non resta che aspettare e tenersi pronti, in mezzo a noi potrebbero celarsi i futuri speaker di Deejay!

 


Articolo a cura di Mattia Savioni

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