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Mussolini e la Radio

«Nelle mani di chi sa farne uso è un’arma terribile». Con queste parole Hitler si riferisce alla radio nel suo libro Mein Kampf. Infatti i mass media, tra cui occorre citare la radio oltre la stampa e il cinema, hanno sempre svolto un ruolo molto importante durante i regimi totalitari. I totalitarismi si servivano dei mezzi di comunicazione per indottrinare le grandi masse. In Italia, durante il regime fascista, Mussolini fu dapprima scettico riguardo alla radio, preferendo alla “scatola parlante” il contatto diretto con le grandi masse.

Ma, approfondendo la sua conoscenza dello strumento, il suo approccio nei riguardi della radio cambiò. Nel 1924 venne istituita l’Unione Radiofonica italiana (U.R.I.), sottoposta a controllo e censura delle notizie le quali erano fornite esclusivamente dall’agenzia di stampa del regime, l’Agenzia Stefani. L’Uri nel 1929 si evolse in Ente italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR) attraverso cui il duce monopolizzò il sistema di comunicazione italiana, assoggettando il mondo culturale e scolastico alla sua propaganda, intervenendo in ogni settore della vita associata.

All’epoca pochissimi italiani potevano permettersi la radio ma per favorire la radiofonia il regime istituì l’Ente Radio Rurale “ogni villaggio deve avere la radio”. Venne così prodotto dalle industrie un ricevitore radio rurale venduto ad un prezzo politico di 600 lire, riconoscibile dai tipici simboli fascisti. Nel 1937 venne inoltre istituita la politica Radio Balilla per le famiglie italiane. Radio Balilla rappresentava l’evoluzione del progetto di diffusione della radiofonia iniziato con Radio Rurale allo scopo di diffondere la radio anche presso le famiglie meno abbiente.

Una maggiore presenza della radio avrebbe infatti significato una capillare estensione della propaganda fascista. Mussolini dedicava molta “attenzione” ai giovani: creò ad esempio l’Opera Nazionale Balilla che inquadrava i ragazzi dai sei ai diciotto anni impegnandoli in attività sportive e premilitari. L’intento del dittatore italiano era di dotare ogni scuola e ogni paese di una radio in modo da arrivare direttamente alle nuove leve.

Il discorso inaugurale del 19 aprile del 1933 proclamava «L’ERR costituito dal governo fascista si propone di far giungere a tutte le scuole l’eco degli avvenimenti più notevoli e delle creazioni più geniali della vita nazionale (…). Voi, fanciulli d’Italia, sentirete la soddisfazione di servire l’Italia, di obbedire all’alto e sublime comando del Re e del Duce».Nel 1935, quando l’Italia intraprende l’invasione dell’Etiopia, le trasmissioni radio lasciano in maniera sempre maggiore posto alla radiocronaca volta ad informare la popolazione delle motivazioni della guerra. Le trasmissioni del giornale radio raddoppiano a partire dal 10 giugno 1940, quando Mussolini dichiara guerra alla Francia.

L’Italia è ormai dentro la seconda guerra mondiale. La disastrosa conduzione della guerra e le peggiorate condizioni di vita della popolazione, però, avevano diffuso un forte malcontento. Timoroso di essere travolto insieme a Mussolini, Vittorio Emanuele III (che fino ad allora aveva appoggiato la politica del regime) concepì una manovra di sganciamento volta a separare le sorti dei Savoia da quelle del fascismo e salvarsi attraverso una soluzione moderata. Il 25 luglio 1943 il re sostituì quindi il duce alla guida del governo con il generale Badoglio e ordinò l’arresto di Mussolini. Anche questo momento storico vede protagonista la radio. Alle ore 22,45 infatti, un comunicato radiofonico ne diede notizia al Paese, insieme al proclama dello stesso Badoglio che affermava «Assumo il governo militare del paese con pieni poteri.

La guerra continua. La consegna ricevuta è chiara e precisa.… chiunque tenti di turbare l’ordine pubblico sarà inesorabilmente colpito». Il 12 settembre 1943 un reparto di paracadutisti tedeschi liberò Mussolini, che era confinato nel massiccio del Gran Sasso, e lo trasferì in Germania dietro ordine di Hitler. Mussolini si rimise in contatto con l’Italia attraverso la radio da Monaco. Il suo annuncio da radio Monaco cominciava: «Camicie nere! Italiani e Italiane!Dopo un lungo silenzio, ecco che nuovamente vi giunge la mia voce e sono sicuro che voi la riconoscerete».

Nel suo discorso Mussolini accusava la monarchia di tradimento e incitava i fascisti a non arrendersi. Mussolini rappresenta un esempio di dittatore che ha usato la radio per accelerare il processo di fascistizzazione dell’Italia. Voi cosa ne pensate? I mass media e la radio ancora oggi hanno il potere di monopolizzare il pensiero?

Articolo a cura di Eleonora Corgiolu

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