HomeMagazineLa Radio, il Mezzo di Comunicazione che batte la Televisione

La Radio, il Mezzo di Comunicazione che batte la Televisione

Se qualcuno, anche solo per un istante, ha pensato che gli anni Duemila avrebbero potuto segnare la fine della radio (un mezzo di comunicazione ormai “centenario”) si sbagliava di grosso, perché la “nonnetta” è più viva che mai! Ognuno di noi provi a pensare alla vita di tutti i giorni.

Per prima cosa, ed è ormai davanti agli occhi di tutti, la televisione ha perso quell’appeal di cui godeva almeno fino alla fine degli anni ’90. Sempre più spesso sentiamo persone lamentarsi della “povertà” delle proposte del palinsesto televisivo nonostante l’avvento del Digitale Terrestre, o forse proprio per quel motivo. Ma se capiterà di trovarvi in un luogo pubblico o su un qualsiasi mezzo di trasporto, avrete sicuramente modo di incontrare persone, giovani e non, che con delle cuffiette ascoltano il loro programma radiofonico preferito, ridendo ed emozionandosi per una canzone o una frase detta dallo speaker. La realtà è proprio questa: è come se la radio stesse vivendo il suo “secondo tempo” di splendore, anche se in realtà essa è forse l’unico, tra i media, che non ha mai dato grandi segni di decadenza.

La veridicità di queste affermazioni si può riscontrare in una serie di informazioni a dir poco sorprendenti. Innanzi tutto la radio, dopo Internet, è uno dei mezzi di comunicazione che ha visto aumentare il suo gradimento (di circa il 15%) negli ultimi 10 anni.

L’avreste mai detto? Quanti sono gli apparecchi che vi permettono di ascoltarla da casa? Avete contato? Bene, sappiate che quasi il 99% delle abitazioni ne ha almeno uno (in media ce ne sono addirittura tre).

Ma non finisce qui: un italiano su tre la ascolta ogni giorno e non ne può proprio fare a meno! Risulta pertanto inevitabile interrogarsi sui motivi per i quali questo mezzo di comunicazione sia tornato alla ribalta, specialmente negli ultimissimi anni. Le cause, a mio avviso, sono davvero tante, ma quelle più importanti sono sotto gli occhi di tutti. La radio è il mezzo ideale con cui trascorrere il tempo libero, perché può “dare tutto” senza chiedere niente in cambio. Mentre la televisione necessita di essere guardata, presupponendo che lo spettatore sia immobile di fronte a lei, la radio lascia piena libertà all’ascoltatore: potete portarla con voi a correre, in mezzo al traffico della città, al lavoro, al bar, mentre fate le pulizie, quando fate la doccia alla fine di una estenuante giornata o ancora in vacanza, ad una festa, durante un’uscita serale.

Oltre a questo, bisogna dire che la radio è realmente fatta da chi la ascolta. Mentre un programma tv ha degli schemi ben precisi e la partecipazione del telespettatore è ridotta a zero o quasi (se escludiamo il meccanismo del “televoto” o pochissimi altri format attualmente in circolazione), un programma radiofonico difficilmente può esistere senza l’apporto di sms, mail o telefonate fatte dagli ascoltatori. Non esistono barriere tra chi fa radio e chi la ascolta: è come far parte di una grande famiglia! Chiunque può proporre un tema o dire la sua, sfogarsi in diretta o ridere di qualcosa che gli è accaduto, chiedere un consiglio, suggerire un libro da leggere o una canzone da ascoltare e perché no, esternare i suoi sentimenti.

Infine, ed è questo forse l’elemento più importante, la radio possiede quell’alchimia e quell’atmosfera “magica” che ne internet, ne la televisione possono dare. Sì, perché tutto è affidato all’immaginazione, alla fantasia, alle emozioni: possiamo così trovarci a “viaggiare” idealmente verso mete sconosciute, sentire le parole di una persona che è dall’altra parte del mondo, sognare ad occhi aperti ascoltando una canzone.

Utilizzando le sagge parole di un grande cantautore italiano, potremmo così riassumere quanto detto finora: “Con la radio si può scrivere, leggere o cucinare. Non c’è da stare immobili seduti lì a guardare. E’ forse proprio quello che la fa preferire: è che con la radio non si smette di pensare”. Possiamo allora veramente dire: “W la radio!”

Articolo a cura di Mattia Savioni

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