HomeMagazineLo Staff di una Radio: come una Squadra di Calcio?

Lo Staff di una Radio: come una Squadra di Calcio?

Con la vittoria della Lazio domenica in Coppa Italia e quella del Bayern Monaco sabato in Champions League si è conclusa anche la stagione calcistica 2012-2013. Vi sembra strano che venga citato il calcio in un blog che parla di radio? A me non troppo, nel senso che spesso mi piace paragonare la radio al calcio o ad una squadra di calcio più in generale. Già alcuni direttori di network importanti (Linus in primis, ma anche tanti altri) paragonano il loro staff ad uno spogliatoio di una squadra di calcio, dove ci deve essere affiatamento, intesa, unione di intenti, rispetto reciproco e impegno per raggiungere un obiettivo comune.

E quella del Direttore Artistico è ovviamente la figura dell’allenatore, che mette in campo la sua squadra (in questo caso organizzando il palinsesto o magari formando coppie di speaker) per farla rendere al meglio. Non solo. Perché mi capita a volte che quando, chiacchierando con qualcuno, mi viene chiesto come sia la situazione attuale delle radio italiane usi proprio un paragone col calcio per spiegarmi. Vediamo se condividete anche voi questa visione.

Per uno speaker succede un po’ come per un giocatore: si parte dalle categorie minori (che per noi potrebbero essere le web radio) fino a passare al professionismo come ad esempio Serie D o per i più fortunati C2 (ora LegaPro) e così via fino ad essere notati dai numerosi talent scout che visionano le partite e, se si hanno le carte in regola e le qualità per sfondare, passare alle squadre maggiori e magari realizzare il sogno di giocare in Serie A. Per le radio secondo me funziona più o meno allo stesso modo: si parte con le radio locali fino ad acquisire l’esperienza giusta, magari si è notati da qualche Direttore Artistico e si può aspirare a passare nelle radio regionali, superstation e arrivare a coronare il sogno di trasmettere in un network.

Però con le dovute differenze: infatti mentre per le partite di calcio ci sono persone pagate dalle società per individuare nuovi talenti o giocatori interessanti dai campionati minori, in radio bisogna sperare che per puro caso una persona “che conta” si sintonizzi proprio sull’emittente in cui trasmettete e proprio durante il vostro programma perché accada qualcosa, oppure può essere che uno dello staff della radio vi senta e vi segnali al Direttore che in questo caso proverà ad ascoltarvi di persona.

Ancora, le cose cambiano sui provini: conosco amici che più volte nell’arco di un anno vengono contattati, dopo la prima fase di scouting e di individuazione dei giocatori da seguire, dalle società più importanti per un provino “di gruppo”, in cui vengono raccolti i vari ragazzi che si vogliono visionare, si fa far loro una partita o altri esercizi tecnici e tra di loro si scelgono quelli che, eventualmente, possono continuare su questa strada e a cui far fare altri provini. In radio? Cosa ve lo dico a fare: inviate una demo e cancelleranno la mail, portatela di persona e la cestineranno, ci sono due o tre concorsi all’anno per voci nuove ma non sempre queste vengono inserite in palinsesto. Insomma, la situazione è drammatica. Non voglio poi toccare il discorso economico: senza parlare del guadagno di un calciatore e di uno speaker, quanti anni dovete trasmettere gratis prima di vedere qualche Euro di rimborso?

Nel calcio, senza guardare le cifre astronomiche dei grandi campioni, già arrivando alle serie minori professioniste c’è un minimo di rimborso e nelle categorie di rilievo già si percepisce uno stipendio. Il calcio è sempre alla ricerca di nuovi Messi da scoprire e da inserire nella propria squadra prima che un altro team importante se ne accorga e ne acquisti il cartellino, in radio se si sente il provino di un ragazzo bravo ci si dispera perché non si sa in che orario farlo trasmettere e ovviamente non ci sono le risorse per stipendiarlo.

Tolti questi dettagli, però, continuo a considerare il percorso di uno speaker come quello di un calciatore: si parte dal basso, si giocano molte partite, si spera che qualcuno ti noti e piano piano si sale di categoria. Ovviamente al giorno d’oggi non è un percorso possibile perché tutte le radio più importanti sono già più che piene ma sono certo che negli anni Ottanta chi adesso è seduto negli studi delle radio più importanti ha fatto questo percorso. Condividete questo paragone? E voi in che “squadra” vorreste giocare?

Articolo a cura di Nicola Zaltieri

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