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Costi delle web radio: arriva l’hashtag #salviamolewebradio

Tanta passione per la musica e per la comunicazione, una bella parlantina, un pc e un paio di cuffie col microfono. Basta questo per aprire una piccola web radio grazie alla quale esprimersi, esternare la propria voglia di musica e informazione e, perchè no, fare anche un po’ di controinformazione.

C’è però chi ha iniziato, ha saputo crescere e conquistare migliaia di ascoltatori e ora non sa se andarsene o restare per via degli elevati costi di gestione di un qualcosa che è sicuramente gratificante, ma non genera nessun introito. è il caso ad esempio di Radio Mela (www.radiomela.it) di Maurizio La Rosa che, mentre scrivo suona un successo del 1995.

Ma perchè abbiamo parlato di costi proibitivi?

Facciamo un po’ di conti in tasca a questi piccoli grandi editori radiofonici e scopriamo che, per trasmettere musica regolarmente e dormire sonni tranquilli devono purtroppo sborsare un bel po’ di soldi. Perchè una web radio in italia sia legale è necessario che questa disponga di 2 licenze, rilasciate espressivamente dalla s.i.a.e. (società italiana autori ed editori) e dalla SCF (società consortile fonografici). La Siae si occupa di raccogliere i compensi e distribuirli agli autori, e l’SCF garantisce il diritto all’utilizzo del supporto su cui l’opera protetta dal diritto d’autore è conservata, sia esso fisico o digitale.

Tralasciamo le perplessità che si presentano a chi riflette sul concetto di supporto, oggi che la musica è in mp3 e andiamo a scoprire quali sono i reali costi di queste autorizzazioni.

Partiamo dalla Siae: per una web radio personale che non genera alcun introito intestata ad un singolo individuo il costo da sostenere è pari a 480€ iva inclusa all’anno. Con questa licenza a chi trasmette è proibito accontentare le richieste degli ascoltatori (fare quindi sì che chi ascolta possa decidere parte della programmazione) e, ovviamente, trattandosi di realtà che non devono generare introiti non è ammesso nessun tipo di pubblicità nè audio nè sul sito web dell’emittente.

La licenza SCF ha invece un costo pari a 398€ piu’ iva per le web radio che, lo ripeto, sono amatoriali e senza introiti.

Se la matematica non è un’opinione, manca poco per arrivare a spendere 1000€ solo in autorizzazioni, che poi non sono altro che numerini da apporre a pie di pagina sul sito della web radio. Ai 1000€ e piu’ ci si arriva se pensiamo che queste licenze sottintendono, ovviamente l’utilizzo di musica acquistata legalmente, sia essa su CD o scaricata da ITunes o da qualsiasi altro store digitale.

Chi desidera tirare su un prodotto professionale ha poi bisogno di una regia automatica, un server per supportare un buon numero di ascoltatori e di una attrezzatura adeguata, altri soldi se ne vanno quindi per l’acquisto di microfoni, mixer, schede audio e processori.

Anche da questa breve panoramica è quindi facile capire come i 1000€ annui si superino abbondantemente, se si vuole creare un prodotto di livello. Di certo un abbattimento dei costi delle autorizzazioni aiuterebbe gli editori a spendere meno, potendo magari scegliere di destinare le risorse risparmiate a qualcosa che possa accrescere la qualità del prodotto, consapevoli del fatto che la musica, la componente chiave della maggior parte delle web radio italiane affermate è prima di tutto parte della nostra cultura.

E’ per i motivi che vi ho descritto che Fabrizio Mondo, ingegnere informatico ha lanciato l’hashtag #SalviamoLeWebRadio. lo stesso Fabrizio, in un post sul suo blog (http://www.fabriziomondo.com/blog/2014/08/01/salviamolewebradio/) invita gli operatori del settore, gli appassionati e chiunque abbia a cuore la causa ad esprimere il proprio pensiero in merito su tutti i social network utilizzando appunto l’hashtag #SalviamoLeWebRadio.

L’obiettivo è quello di creare un trend che raccolga tutte le persone che amano le web radio e desiderano esprimersi in merito e, soprattutto creare un tavolo di discussione tra gli operatori web radiofonici e gli enti di tutela per far sì che il sogno web radio e web tv possa continuare ad esistere.

Noi di radiospeaker.it vogliamo conoscere le vostre opinioni in merito: quali credete siano i passi necessari per far sì che le web radio possano sopravvivere? Sempre riconoscendo il diritto agli autori e agli interpreti di cui si utilizzano le opere, quale sarebbe secondo voi il giusto compromesso affinchè i costi delle licenze siano piu’ accettabili?

 

Articolo a cura di Mario Loreti

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