Un Calcio alle Radio Locali
Da ormai tre stagioni calcistiche, il ruolo delle radio locali nel campionato di calcio ha subìto un profondo cambiamento. In favore dei denari sborsati dalla Rai per l’acquisizione dell’esclusiva sulle radiocronache delle partite, la Lega Calcio ha posto vincoli di cronaca, prima rigidi, poi più morbidi, a tutte le realtà locali che negli anni avevano puntualmente offerto un servizio a tifosi ed appassionati.
Attualmente, le emittenti radiofoniche possono trasmettere la diretta di una partita solo per tre minuti ogni quarto d’ora. Prendendo atto della nuova normativa, molte trasmissioni hanno dovuto reinventare l’appuntamento domenicale, inserendo chiacchiere di contorno che inevitabilmente indeboliscono la presa dell’ascoltatore sull’evento.
Nonostante questo, tuttavia, gli italiani si confermano fedelissimi calciofili, e le trasmissioni sportive grazie al folclore e ad un sano campanilismo, riscuotono sempre grande successo. Ma urge una riflessione. E’ giusto privare le radio private di uno degli elementi su cui hanno fondato la loro diffusione?
Le esigenze di mercato ci dicono di sì, ma esse non tengono conto dell’affezione degli utenti ad un contenuto piuttosto che ad un altro, e dell’importante ruolo sociale che determinati network hanno conquistato nel tempo. Il calcio, poi, è uno sport popolare, come popolari sono le radio con i loro storici cronisti di parte che tanto coinvolgono i tifosi.
Insomma, attorno ad uno sport basato sulla passione c’è sempre meno romanticismo. E, senza invocare il diritto di cronaca per evitare pericolosi labirinti giuridici, ciò che indigna maggiormente è il canto strozzato di tutti quei narratori, loro malgrado, meno spontanei di un tempo.
Articolo a cura di Giuliano Antonini