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Conduzione Radiofonica: Le Ripetizioni

Quando parliamo con qualcuno, vuoi per un’ inspiegabile abitudine o altro, siamo soliti inserire nel discorso termini in molti casi inutili, che vanno solo ad arricchire un discorso, qualunque esso sia,  ad un certo punto  ricco di “ingredienti” secondari e facilmente evitabili.

Basti pensare ad avverbi come “insomma”, “intanto”, “appunto” pronunciati inconsciamente, dopo essere stati contagiati da un nostro amico, il quale magari non manca di farne uso.

Probabilmente, parlando “vis-a-vis” e distratti non ci rendiamo conto dell’effettiva esagerazione nell’utilizzo di questi termini, ma se proviamo ad ascoltarci è facile renderci conto del numero dei cosiddetti “intercalari” appartenenti al nostro linguaggio.

Ecco, ascoltare, quello che fanno quotidianamente gli ascoltatori quando, una volta accesa  la radio, sintonizzandosi sul proprio programma preferito, si accorgono che lo speaker, nel momento in cui è pronto per annunciare una canzone, spesso dice: “ Intanto, arriva il nuovo singolo di……”, oppure nel bel mezzo di un “talk”  “…oggi parleremo appunto di questo e molto altro, intanto arrivano gli spot….”

L’ascoltatore attento potrebbe facilmente intuire queste continue ripetizioni, che nel corso del tempo denoterebbero una limitata  conoscenza linguistica dello speaker. Il linguaggio radiofonico dovrebbe essere sgombro da questi avverbi o comunque in generale da un lessico fatto di eccessivi “riempitivi”, insensati, soprattutto quando vengono introdotti in discorsi in cui è palesemente evidente la loro funzione, ovvero quella di “coprire un buco”, per evitare il rischio di fare “scena muta”.

Quindi parlare in maniera sicura e soprattutto cosciente, rendendosi conto di ciò che si dice o si vuol dire, è essenziale anche per evitare continui rimandi assolutamente privi di significato.

A tal proposito,  vi potrebbero essere anche casi in cui all’interno di un intervento, anche di pochi minuti, una notizia venga ripetuta più di una volta con la stessa terminologia utilizzata originariamente. Sarebbe opportuno, quindi, fare affidamento a dei sinonimi che possano sostituire altrettante parole, senza però modificare il senso del discorso o il messaggio che si intende mandare agli ascoltatori.

Allo stesso modo, l’utilizzo di termini equivalenti di significato, denota non solo la bravura di comunicare senza intoppi, ma soprattutto il possesso di un vocabolario abbastanza fornito, tanto da rendere il discorso fluido ed in grado di “scivolare” senza problemi.

E per raggiungere questo risultato il consiglio è sempre quello: leggere, leggere e leggere. Dedicarsi alla lettura di almeno un quotidiano al giorno, è questo il monito dei professionisti; un modo non solo per arricchire il proprio lessico, ma anche per essere continuamente aggiornati sui fatti del giorno, cosa non secondaria, ma indispensabile per l’organizzazione dei contenuti di un qualsivoglia programma radiofonico.

Questo importante suggerimento ci riporta anche all’importanza di ciò che viene detto in diretta e del come lo si dice. Come abbiamo riportato nei nostri articoli, parlare al microfono significa anche seguire una logica che possa far comprendere il fulcro del discorso, nel rispetto di chi ci ascolta.

Per questo, quindi, il linguaggio, preferibilmente libero da una terminologia di troppo, deve considerare il target presente “dall’altra parte”, variegato, ed a questo dovrebbe adeguarsi, senza eccessi di goliardia nella speranza di fare “bella figura”. Quello lasciamolo al cabaret, con tutto il rispetto.

Articolo a cura di Maurizio Schettino

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