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Conduzione in coppia: questione di feeling o di tecnica?

Qualunque argomento riguardi la radio non deve mai essere affrontato in maniera superficiale o preso con leggerezza. Per questo non bisogna commettere l’errore di pensare che la conduzione di un programma radiofonico fatta da più speaker sia qualcosa di estremamente facile, siano essi dei professionisti o meno.

Al contrario di ciò che si può pensare infatti, condurre un programma a due voci non è necessariamente più semplice del farlo da soli. Chi sostiene che la conduzione singola sia più difficile, porta come prova alla sua tesi il fatto che non sia “una passeggiata” il saper gestire un intervento completamente soli e anzi, afferma che l’essere in due durante la diretta sia importante perché l’uno può sempre venire in soccorso dell’altro. Questo è certamente vero, ma non bisogna credere che basti affiancare due persone davanti ad un microfono per risolvere i problemi di conduzione o per facilitare il loro compito.

Contrariamente a quanto si crede, durante un programma radiofonico le persone che conducono non si devono limitare a parlare e interagire tra loro, ma devono anche saperlo fare in un certo modo.

Primo requisito fondamentale è certamente l’affiatamento tra gli speaker, l’essere “in sintonia”. Se due persone non si conoscono minimamente, non stanno bene insieme, sono dei completi estranei l’uno per l’altro, sarà difficile riuscire ad intrattenere in maniera positiva coloro che sono all’ascolto. Quando si parla di “conoscersi” non si intende solamente che uno sappia qualcosa dell’altro, dei suoi interessi, del suo modo di pensare, dei suoi gusti, ma anche che i due speaker si trovino in sintonia tra loro, ovvero che basti uno sguardo, un cenno, una parola per capirsi durante la diretta, per sapere quando è tempo di parlare, di lasciare spazio all’altro, di lanciare una canzone. Si deve insomma creare un certo equilibrio, il feeling giusto.

E’ sempre affascinante scoprire e vedere come questa “sintonia” si possa raggiungere o creare in diversi modi. E’ interessante, per esempio, guardare come queste persone vivano il loro rapporto professionale al di fuori della radio. Ci sono speaker che sono amici, si frequentano, si conoscono anche al di fuori del contesto radiofonico e questo contribuisce a rendere ancora più saldo il legame che essi stabiliscono quando vanno in onda. Ci sono, al contrario, persone che finita la diretta hanno vite completamente differenti o comunque che non si incontrano mai (o quasi) al di fuori della radio. Eppure, anche per questi ultimi, il segreto può essere quell’alchimia che si viene a creare una volta entrati in studio e il loro legame si rafforza proprio grazie al fatto che la diretta diventa l’occasione per scoprirsi vicendevolmente mentre si affrontano diversi temi o si parla con gli ascoltatori.

Ciò che è importante però, come detto all’inizio, è che non bisogna fare l’errore di pensare che essere in due a condurre sia un gioco da ragazzi. Sono tante le cose a cui bisogna prestare attenzione. Bisogna intervenire e parlare rispettando l’altra persona, senza farlo contemporaneamente, perché in quest’ultimo caso ciò che l’ascoltatore percepisce è solo un fastidio o una grande confusione. Proprio come dei calciatori, due speaker devono sapersi creare degli “assist”, vale a dire che uno può portare l’altro a parlare di un determinato tema o ad integrare quanto stava dicendo. In tutto questo è importante che vengano definiti anche dei ruoli, bisogna cioè capire banalmente capire chi “guida” alla conduzione e chi lo assiste, facendogli da spalla.

Insomma, anche per sapere condurre in coppia ci vogliono “arte”, grande capacità e professionalità. Siete d’accordo? Qual è l’elemento più importante e necessario per una buona conduzione a più voci, secondo il vostro parere?

Articolo a cura di Mattia Savioni

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