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Novant’anni della radio: anche Porta a Porta festeggia questo compleanno

La Radio italiana compie novant’anni ed è subito festa. E di cose da festeggiare ce ne sono tante: si festeggia il medium che per primo ha saputo unire gli italiani, ma anche il mezzo di comunicazione che ha continuamente saputo reinventarsi per far fronte agli attacchi di televisione, prima, e Internet poi.

Festeggiare la radio, in Italia, significa anche festeggiare Radio Rai, attuale nome di quella che in origine fu l’URI (Unione Radiofonica Italiana), la prima emittente italiana nata nel 1924 per volontà del Ministro Costanzo Ciano, durante il primo governo Mussolini, poi diventata EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) ed infine Rai.

In tanti ne avevano profetizzato la morte, tanti studiosi erano convinti che la radio non ce l’avrebbe fatta, che sarebbe caduta sotto il peso delle immagini televisive e della dirompenza del web, ma così non è stato. La radio è ancora viva e vegeta e di cose da insegnare ne ha ancora tante, il suo fascino è immutato e i riflettori su di lei e i suoi protagonisti non si sono mai spenti.

Per l’occasione, anzi, si sono di certo intensificati, come dimostrano i numerosi spazi che le sono stati riservati su giornali, televisioni e, ovviamente, trasmissioni radiofoniche.

Anche “Porta a Porta”, condotto da Bruno Vespa, ha celebrato i novant’anni della radio con uno speciale, che ha ripercorso gli esordi della radio: il primissimo annuncio del 6 ottobre 1924 con cui la Radio si presentò agli italiani, i rapporti col Fascismo, la Radio Balilla, il radiodramma, le radiocronache sportive, le canzonette. E ancora: l’intrattenimento degli anni ’40-’50, il varietà degli anni ’60 e ’70, “Chiamate Roma 3131”, “La Corrida”, “Hit Parade”, “Bandiera Gialla”, il massiccio coinvolgimento dei giovani nel mondo radiofonico. E anno dopo anno, per novant’anni, fino ai giorni nostri, fatti di tante radio a loro volta fatte di tante voci e molteplici argomenti: c’è spazio per lo sport, l’informazione, l’intrattenimento, la cultura, la satira, l’immancabile e mai spodestata musica.

Tanti gli artisti che si sono formati facendo radio agli esordi della loro carriera, primo tra tutti Mike Bongiorno, ma anche Fiorello, cui la trasmissione di Vespa dà molto spazio, meritatamente. E, meritatamente, vengono menzionati i tecnici, figure silenziose che, senza farsi vedere né ascoltare, assicurano e garantiscono ciò che poi le nostre orecchie possono apprezzare.

Altre figure quasi dimenticate: i rumoristi, che sono stati essenziali negli sceneggiati e nei radiodrammi, persone capaci di restituire all’ascoltatore qualsiasi tipo di situazione uditiva, dalla sparatoria alla tempesta, utilizzando persino le pentole!

In questi novant’anni l’Italia è molto cambiata, tante cose sono successe sul fronte politico, economico, culturale e insieme al nostro Paese sono inevitabilmente cambiati anche i suoi abitanti, i loro gusti, il loro modo di parlare, le loro esigenze, il loro modo di comunicare e, quindi, anche di ascoltare.

La radio è stata la prima testimone di questi cambiamenti ed ha continuato ad informare, ad intrattenere, a fare compagnia per quasi un secolo. Il suo fascino risiede nella sua libertà, nella sua familiarità, nella sua capacità di pretendere così poco in cambio di così tanto.

Buon novantesimo compleanno, dunque, alla radio italiana e grazie a chi, col suo lavoro, la sua dedizione e la sua professionalità, ha fatto sì che potessimo, oggi, festeggiare questa tappa così importante.

 

Articolo a cura di Giusy Dente

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