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Da Radio Capital, Giancarlo Cattaneo, si racconta a Radiospeaker.it

Immaginate il posto in cui vi sentite più a vostro agio per raccontarvi, per fare una confidenza, per ripercorrere una tappa o un momento della vostra vita, per condividere un semplice pensiero, per fare una dedica a qualcuno oppure per omaggiare un incontro…mentre lo fate, scegliete la musica che rappresenta al meglio l’immagine della sensazione o ricordo che vi portate dentro; infine, fatelo viaggiare nell’etere…

Uno spazio radiofonico, creato dalle vostre emozioni, dove il conduttore diventa intimo custode, ascoltatore ed infine mezzo attraverso il quale esprimete una parte di voi stessi con la musica. Questo è “Your Song”, il programma condotto da Giancarlo Cattaneo, in onda da lunedì a sabato, dalle 13 alle 14, su Radio Capital, insieme a “Take Away”, che potete ascoltare la domenica dalle 18 alle 20 e “Parole e Note”, appuntamento del mercoledì sera a partire dalle 23, con replica la domenica alle 15 !

Un programma “Your Song”, che conserva la semplicità e il modo di fare radio tipico di qualche anno fa, dove era ancora possibile telefonare e fare la cosiddetta dedica. Semplicità che offre accoglienza e ne approfondisce il contenuto, regalando leggerezza e quel pizzico di romanticismo, che in fondo piace sempre, ma senza togliere alla musica la sua centralità: un perfetto equilibrio tra le cose buone che appartenevano alla radio del passato e il nuovo modo di fare radio più concentrato sui numeri.

Ma andiamo a conoscere personalmente Giancarlo Cattaneo, ripercorrendo la sua storia radiofonica attraverso la sua Top 3…

Potresti parlarci delle tappe della tua carriera radiofonica associando ad ognuna un brano che la rappresenta?

Ho iniziato nel ’92 circa, in una piccola radio locale di Napoli, essendo di origine napoletana. Quello era il periodo in cui andava davvero alla grande la musica dance. Venivamo dalla fine degli anni ’80, in cui c’era la house music, i Ten City con “That’s The Way Love Is”, Frankie Knucles con “Your Love”, ed io facevo il DeeJay in discoteca. Ebbi casualmente, la fortuna di conoscere un amico che lavorava in una redazione radio, il quale mi propose di fare una prova e cominciai a lavorare in questa redazione, dove presi anche il tesserino da giornalista pubblicista. Io all’inizio leggevo i Gr, sono partito da li, ho fatto tanta gavetta, quindi un consiglio che mi permetto di dare, è quello di bussare a tutte le porte. Cominciate dalla parte più “bassa”, perchè poi la passione può essere ripagata. Io credo ancora alla questione meritocratica, ci vuole sicuramente tanta fortuna, però bisogna anche cercarsela. La canzone che mi ricorda quella fase, quindi questo periodo “pionieristico” è That’s The Way Love Is”, dei Ten City.

Successivamente, mi sperimento in altre radio locali, fino ad arrivare al momento del grande salto. Ero appena approdato ad una radio napoletana “Radio Tour”, ma tempo due mesi, con l’invio di un demo a Milano, mi chiama il Direttore Artistico Gigio D’Ambrosio della allora “One-o-One”, acquisita nel 2005 dalla Mondadori divenendo R101, ossia tutt’altra radio, e mi dice: “tra 4 giorni sei in onda”. Quindi nel 2001 sono arrivato a Milano, buttato in onda, e questa è stata veramente una grande gavetta, mi ha dato tanto e associo a questa fase, una canzone, tra le tantissime, un po’ malinconica, ma ci sta: “Another Day” dei Buckshot Lefonque.

E’ stato un gran periodo quello a “One-o-One”, ho iniziato a fare il weekend, poi la sera, ho condotto il premio Alex Martini ed era un’ occasione fantastica, perchè si cercava di dare spazio alle nuove leve e quindi ospitavo settimanalmente dei ragazzi, che avevano voglia di fare questo mestiere. Finalmente arrivo a fare il pomeriggio a “One-o-One”, ma poi all’improvviso, purtroppo c’è stato il fallimento della radio, quindi nel 2005 è stata acquisita dalla Mondadori, diventando R101 che è tutt’altro progetto, molto lontano dal precedente. Nel 2007, mi invia un sms Linus: “Ho bisogno di un deejay di buona volontà per Radio Capital, può interessare?”. Ed io nel panico totale rispondo: “Parliamone”. Da lì ovviamente mi contatta per dirmi che mi aspetta nel suo ufficio e via dicendo…

Ma faccio un salto indietro…Linus lo conoscevo già, perchè nel periodo del fallimento di “One-o- One”, quindi torniamo al 2004 circa, eravamo in amministrazione controllata, quindi non percepivamo lo stipendio da circa 6 mesi ed era una situazione difficile. Allora ci fu il primo “DeeJay Ti Vuole”, la manifestazione a Riccione con Albertino e allora Jonathan, Deejay Giuseppe che conducevano una sorta di “DeeJay time”, in cui davano spazio alle nuove leve. Vinse Leandro Da Silva, attualmente a M2o, ed io arrivai secondo; quindi in quell’occasione avevo avuto la possibilità di conoscerli tutti. Con grande delusione da parte mia, torno a Milano sentendomi a mani vuote, ma poi, ritorniamo a ciò che ti dicevo prima, sono entrato da un’altra porta. Grande gioia per essere entrato a Radio Capital e quindi metterei da quel periodo fino ad oggi, “Overjoyed” di Stevie Wonder.

Ascolta qui l’audio dell’intervista a Giancarlo Cattaneo:

Radiospeaker.it intervista Giancarlo Cattaneo di Radio Capital by radiospeaker.it

Qual è la difficoltà più grande che hai incontrato facendo questo mestiere?

Ci sono stati vari momenti. A Napoli ho fatto dieci anni di radio locale e li ero piccolo e mamma mi diceva: “Tu devi fare un lavoro serio, questo è una perdita di tempo”. Inoltre, tutte le persone mi chiedevano: “ma che lavoro fai?” e quando rispondevo che il mio mestiere era quello del conduttore radiofonico, mi prendevano quasi in giro, perchè non lo riconoscevano come tale. Invece ci si può anche vivere! Quindi questo è stato uno dei momenti difficili, oltre a quello di cui abbiamo parlato prima, legato al periodo di amministrazione controllata di “One-o-One”.

Come immagini il programma che non hai ancora condotto?
Ho tanti format in cantiere: mi piacerebbe parlare del folklore, delle tradizioni musicali italiane, ripercorrendo le canzoni e i luoghi napoletani, mi piacerebbe fare una passeggiata radiofonica oppure sperimentare e quindi portare dei pensieri in onda, mettere una tavola imbandita in diretta e sorseggiare del buon vino, fare un pic-nic… La radio deve avere un’anima,perchè altrimenti annunciamo e disannunciamo dischi; fare radio non è solo quello, il tutto ovviamente, lasciando spazio e concedendo grande importanza alla musica.

Articolo a cura di Catia Demonte

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