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Radio: Diritto di critica e Libertà di Espressione

Il conformismo domina incontrastato in molti settori, incluso quello radiofonico. Sono, infatti, poche le voci che si distinguono dalla massa. Trasmissioni e stili sono spesso simili tra loro e questo triste eterno ritorno dell’uguale si estende anche all’informazione.

Oltre che svago e divertimento, infatti, non si deve dimenticare che la radio svolge una funzione necessaria nella trasmissione e diffusione di notizie e quindi può rivestire un ruolo molto importante anche nella formazione di un’opinione o giudizio.

Recentemente Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, ha chiuso la rubrica “Radici Cristiane” che era condotta dal prof Roberto De Mattei. Questa decisione è stata causata da un articolo scritto dallo stesso De Mattei dove emerge una posizione critica dell’autore nei riguardi del pontificato Papa Francesco. Padre Livio Fanzaga infatti ha scritto a De Mattei: “Ho letto il suo recente articolo “ Motus in fine velocior” e ho notato come si stia sempre più accentuando la sua posizione critica nei confronti del Pontificato di Papa Francesco.  Ne sono molto dispiaciuto e avrei desiderato che Lei mettesse la sua grande preparazione culturale al servizio del Successore di Pietro.” “Lei comprende, caro Professore –continua Padre Fanzaga – che la sua posizione è incompatibile con la presenza a Radio Maria la quale prevede, nei suoi  Principi guida,  l’adesione non solo al Magistero della Chiesa, ma anche il sostegno all’azione pastorale del   Sommo Pontefice”.

In questo articolo non ci interessa entrare nei dettagli del fatto sopra accennato ma partendo da quello il nostro intento è impostare una riflessione sul diritto di critica in radio.

Come è noto, il diritto di critica è tutelato dalla Costituzione italiana, che all’articolo 21 recita: “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Il diritto di critica si distingue nettamente dal diritto di cronaca, che consiste in una narrazione oggettiva dei fatti a titolo informativo. La critica, invece, esprime un giudizio soggettivo intorno al quale si genera consenso o dissenso. Il diritto di critica, la libertà di esprimere un’opinione implica pluralità di idee, capacità di accedere all’informazione e rispetto di giudizi diversi, ideali a cui la radio fa da baluardo.

La critica è legittima quando riguarda un fatto di interesse pubblico, poggia sulla verità dei fatti e rispetta una continenza formale. Ognuno è libero di manifestare la propria opinione ma sempre in modo rispettoso ed educato. Inoltre la critica può essere diretta a svariati temi i quali però devono sempre essere di interesse pubblico: ciò significa che occorre rispettare i limiti imposti dalla privacy e che non bisogna mai sfociare nel reato di diffamazione. La parte offesa inoltre deve avere sempre la possibilità di replicare e controbattere.

Essendo espressione di un giudizio soggettivo e, quindi , parziale, la critica dovrebbe stimolare il pubblico a conoscere le diverse opinioni sul fatto messo sotto la lente di ingrandimento e successivamente a formarsi autonomamente una propria idea a riguardo. Il diritto di critica quindi deve essere tutelato e difeso.

Ma voi cosa ne pensate: le radio oggi stimolano a riflessioni autonome e critiche? Oppure nel mondo radiofonico attuale domina l’uniformità dell’informazione e opinioni e giudizi analoghi rimbalzano da emittente a emittente?

Articolo a cura di Eleonora Corgiolu

 

 

 

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