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Radio Rock compie 28 anni!

Radiospeaker.it incontra l’Editrice Patrizia Palladino e Fabio Giannotti , uno dei conduttori dell’emittente, in occasione della festa per i 28 anni di Radio Rock, al Circolo degli Artisti di Roma.

Una donna energica, Patrizia Palladino, con tante idee e progetti legati al futuro della radio, senza nulla da invidiare agli editori uomini che molto più spesso ricoprono questo ruolo. Un compito gestito, come lei stessa ci racconta, condividendo con tutto lo staff le evoluzioni  della Radio che la supporta in questa avventura che dura da 28 anni. Andiamo a conoscerla più da vicino, nella nostra intervista:

Come nasce Radio Rock?
Questa Radio l’ho creata insieme a Paolo, il mio socio, che è venuto a mancare 2 anni fa, quindi ora sono rimasta da sola. Oggi la sto portando avanti da sola insieme a tutti i collaboratori, perchè all’interno condivido. abbiamo deciso di fare questa festa dove ognuno ha messo del suo: c’è chi in questo momento sta facendo intrattenimento, chi sta seguendo i concerti all’interno quindi tutti fanno qualcosa e qui ci sono tutti.

Chi c’è in radio questa sera?
E’ rimasto Margus che giustamente ha detto:”Per tutti quelli che non possono essere presenti questa sera, io continuerò a parlare della festa di compleanno di Radio Rock dalle frequenze della radio”. quindi anche lui sta facendo la sua parte, rinunciando a venire qua dove siamo tutti insieme. Comunque ci raggiungerà più tardi e noi gli conserveremo una bella fetta di torta! in ogni caso cerchiamo sempre di coinvolgere tutti e questa è una cosa che mi piace molto, era una mia aspirazione da sempre ed in questo momento la sto realizzando. Credo che Radio rock sia un bel marchio e dietro c’è molto cuore.

Quali sono i vostri progetti futuri?
Sono davvero tanti. Ne è appena partito uno, che è quello di aver creato una sala live, per cui possiamo fare delle dirette di concerti e mandarli in onda, con tutta la band che può utilizzare tutti gli strumenti. Una sala live che non esisteva e quindi abbiamo una piccola arena carina dove possiamo gestire tutti questi eventi. stiamo inoltre realizzando il nuovo sito e anche li abbiamo tante idee per svilupparlo maggiormente e renderlo ancor più interattivo.Abbiamo inoltre in cantiere diversi progetti legati al territorio e con la radio che va in mezzo alla gente.

Una canzone che l’editore dedica alla radio e per quale motivo…
La Radio e Radio Rock per me è i Genesis, quindi posso partire da”Selling England By the Pound”, che è anche il primo pezzo con cui è partita Radio Rock. Più rock di così! Radio rock c’è e si sente!

Fabio invece, è uno dei simboli della radio, uno che ha vissuto l’evoluzione e i cambiamenti dell’emittente, sia da punto di vista musicale che di conduzione. Durante la chiacchierata, Fabio ci ha insegnato che non si finisce mai di imparare, che la curiosità e la voglia di scoprire cose nuove sono alla base del lavoro di uno speaker, che bisogna chiedersi il motivo per cui un certo gruppo o cantante ha fatto successo e documentarsi fino a quando non lo si è capito. Con Fabio abbiamo parlato di Jimi Hendrix, Bob Seger e ACDC fino ad arrivare a Black Keys, Kasabian e System of a Down. Insomma, circa 50 anni di musica

Perché la scelta di Radio Rock? Perché continuare a credere in questo progetto dopo 28 anni?
Radio Rock nacque per portare avanti una cultura musicale, quasi una scelta di vita, quella del rock. Nel 1984 Paolo Mazzullo la chiamò semplicemente così, quindi c’era già una volontà ben precisa, quella di puntare sulla cultura musicale del rock, che poi non si ferma a questo genere, alla roba dura, ma abbraccia una filosofia di intenti più ampia. Paolo è venuto a mancare da poco ed è stata una presenza fondamentale. Noi stiamo continuando e questa serata è un po’ il simbolo della voglia di continuare in un certo modo.

Al giorno d’oggi assistiamo ad un appiattimento della programmazione musicale nei network, ad uno standard di canzoni che si ripetono. Credi che questo faccia male alle radio?
Noi non facciamo tutto questo per distinguerci, ma perché abbiamo scelto questo stile di radio. La nostra non è solo conduzione musicale, viene inserita anche informazione, teatro, libri, cinema. Cerchiamo di non scimmiottare gli altri, perché se la gente vuole leggere o commentare le notizie ha già le fonti per farlo, noi proviamo a portare l’informazione in maniera diversa. Questa decisione ti permette di trasmettere una gamma musicale che non è la solita, per forza di cose, recuperando le hit del passato o facendo conoscere nuove sonorità. Una scelta così ti da la possibilità di non perderti nel marasma delle radio che, senza offesa per nessuno, sono un po’ tutte uguali. Un’altra cosa importante è che ognuno di noi cerca di mantenere la propria personalità: gli ascoltatori o quelli che ci incontrano personalmente riscontrano che fuori dalla radio siamo come siamo al microfono.


Come riesce Radio rock ad essere moderna dopo 28 anni?
Riusciamo a rimanere moderni nella musica, nell’informazione ma soprattutto nelle persone. Io ho compiuto 58 anni da poco, la radio per me è un virus che non ti abbandona mai ma non potrò continuare in eterno anche se mi piace. Comunque la radio continuerà con il suo stile, ne sono certo, anche quando le macchine voleranno in cielo, tra tremila anni. La filosofia della radio non cambierà mai. La radio è la radio, non si discute, ti rimane dentro… Io l’ho vissuta come ascoltatore, quando nasceva l’FM italiano e poi come speaker, per circa 35/40 anni. È stata un’avventura meravigliosa, partita trasmettendo con un “pezzo de fero” (come si dice a Roma), un’antenna, un trasmettitore e due giradischi. Per tanti poi la radio diventa un business, noi di Radio Rock abbiamo cercato di non farlo diventare così, possono cambiare i tempi e le persone ma la filosofia non cambia. Le nuove generazioni ascoltano la radio come nel passato, assorbono quello che viene detto ma cerchiamo anche di far passare il messaggio che devono aprire la mente e provare ad ascoltare altro, perché magari lo possono apprezzare. Lo diciamo ai ventenni più aggressivi e agli adulti nostalgici. Noi vogliamo cercare di arrivare in mezzo e avvicinare la gente.

Cosa vuoi suggerire alle nuove generazioni che si avvicinano a questo mezzo e a questo lavoro? Inoltre, quale canzone vuoi dedicare alla passione e all’emozione che si prova lavorando in radio?
Noi cerchiamo, nel nostro piccolo, di creare un ricambio, una “panchina un po’ più lunga”, per avere sempre novità, carica positiva ma con la voglia di capire cosa c’era prima e perché. Non bisogna essere troppo chiusi e così si arriva prima, perché si possono abbracciare varie filosofie, capire il passato, vivere il presente ed essere aperti al futuro. Noi crediamo in questo, ci abbiamo sempre creduto se no non ci saremmo impegnati in questo modo. Poi bisogna ascoltare tutto e tutti, interessarsi di tutto senza fare distinzioni; anche se qualcosa non ti piace chiediti il perché  e prova capirlo, può darsi che cambi idea oppure no l’importante è non avere i paraocchi, serve avere la mente sgombra.

Per quanto riguarda il brano (mentre rispondeva alla prima domanda ha pensato alla canzone ndr), naturalmente ce ne sono tanti ed è difficile scegliere. Non vorrei essere banale, non so perché ma il nostro mondo lo associo alla strada, all’essere “on the road”: come film ci sono Easy Rider e Punto zero, mentre come brani mi viene in mente Bob Seger and the Silver Bullet Band con “Turn the page” (ripresa anche dai Metallica) perché dice mi trovo ancora una volta sulla strada e volevo proseguire il mio cammino.

Articolo a cura di Nicola Zaltieri e Catia Demonte

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