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Radio Number One: Radiospeaker.it incontra Paolo Simonotti

Radiospeaker.it incontra l’ultima “new entry” in casa Radio Number One. La passione di trasmettere in radio ha da sempre caratterizzato il suo percorso professionale che lo ha visto condurre in svariati contesti, prima di essere “on air” nell’emittente interregionale diretta da Luca Viscardi.

A rilasciarci, quindi, l’intervista è Paolo Simonotti, il quale, con grande professionalità ed esperienza analizza il mondo della radio, rapportando anche la sua conduzione a quella del passato, senza dimenticare la tipologia di speaker richiesta dalle radio nel sistema attuale.

A tal proposito, è lui stesso a rivolgere un consiglio fondamentale e basilare per tutti coloro che intendono intraprendere un percorso radiofonico, in cui la passione, quella vera, non deve assolutamente mancare. Quella stessa passione per la comunicazione che da sempre ha accompagnato Paolo, tanto da avvicinarlo anche alla televisione; infatti, egli è direttore artistico del format tv, dal titolo VideoTop.

Ma tra i due mezzi, Simonotti non nega il suo indissolubile amore per la radio, nato in tenera età e tuttora legato ad importanti ricordi, gli stessi che riaffiorano nella mente di tanti grandi professionisti, partecipi del grande successo in Italia dell’FM.

Tanti anni di carriera alle spalle, cosi come ancora tanta è la voglia di trasmettere.
Questo e molto altro nelle parole di Paolo Simonotti, nella nostra imperdibile intervista!

1) Com’è avvenuto il tuo ingresso a Radio Number One?

E’ avvenuto in virtù di una reciproca stima e conoscenza, durata negli anni, con Luca Viscardi. Dopo la mia ultima esperienza in radio, conclusasi il 31 dicembre scorso, abbiamo optato di collaborare insieme dopo anni di frequentazione con egli stesso.

2) Ma dove e quando è partita la tua grande carriera radiofonica?

E’ una grande passione partita molti anni fa, nel 1979, in un periodo in cui tante erano le persone che volevano cimentarsi al microfono delle radio private di un tempo. A settembre di quell’anno ho cominciato a trasmettere il sabato pomeriggio, dove conducevo una classifica denominata “Top Twenty Five”. In verità l’amore per la radio c’è sempre stato anche prima, in tenera età, quando, giocando, simulavo un’antenna ed un microfono.

3)Essendo anche conduttore televisivo e confrontando quest’ultima con la radio, a quale mezzo ti senti maggiormente legato?

Non ho il minimo dubbio. Solo ed esclusivamente la radio. La tv arriva “con l’inganno”. Nel 1991 il mio amico e socio Maurizio Fiorini, mi coinvolse nel progetto “Video Top”, accettai volentieri in modo da poter utilizzare i contatti che avevo con le case discografiche o comunque con il mondo dello spettacolo. Dopo una prova iniziale , non ho più smesso di condurre dinanzi alla telecamera, anche se quest’ultima inizialmente mi ha suscitato un po’ di timore, considerando che non ho mai avuto voglia di apparire. In ogni caso, la mia naturalezza è sempre stata presente anche nei confronti della tv.

4) Considerando la storia della radio, in generale, qual’è stato lo speaker che hai da sempre preferito?

Come tutti quelli della mia generazione, sono legato a due realtà che hanno fatto la storia della radio: Radio Milano International e Radio Luxembourg. In Rai avevo una grandissima ammirazione per la classifica condotta da Lelio Luttazzi in onda il venerdì. Senza dimenticare le prime trasmissioni di Radio 105 o Radio Deejay. Questi i principali ricordi radiofonici che da sempre riaffiorano nella mia mente.

5) Come definiresti il tuo stile di conduzione?

Naturale, spontaneo, senza voler ricercare un’impostazione particolare, a cui molte radio, invece, erano legate, vedi “One o One” o le emittenti americane. In seguito, questo cliché è stato completamente stravolto, considerando anche l’evolversi del mezzo, maggiormente vicino agli ascoltatori e quindi sgombro da un linguaggio impostato fatto di voci profonde etc. Insomma, voci tipicamente radiofoniche hanno dato poi vita a nuovi modi di porsi al microfono. Anche da parte mia ci sono stati cambiamenti in tal senso.

6) Un consiglio ai giovani che si avvicinano per la prima volta al mondo della radio?

Inizialmente, quando ho cominciato a trasmettere, c’era grande passione e volontà, pur essendo ancora poche le radio presenti. Eppure era più semplice cimentarsi al microfono. Ora vi sono tanti corsi, come quello di Radiospeaker.it, assolutamente validi. Sarebbe, però, opportuno per i giovani, godere di una forte esperienza, utile per introdurli nel mondo del lavoro. A tal proposito, dovrebbero essere coinvolti in qualche piccola emittente, anche se molte di queste, rispetto al passato, sono sparite a vantaggio delle web radio. Inoltre, avere una guida che possa apportare utili consigli e suggerimenti credo sia indispensabile per la crescita di un giovane speaker.

In ogni caso, ai giovani dico che l’unica costante, assolutamente fondamentale per un percorso radiofonico, è la passione. Senza dimenticare quell’indispensabile pizzico di fortuna che ogni tanto ci vuole.

7) Cosa ne pensi Radiospeaker.it?

Grazie di esistere. La radio è un media che ha un gran seguito anche se dagli altri media non viene tanto considerato. Quindi bisogna fare un plauso alla vostra redazione, perché siete un baluardo importante per l’informazione radiofonica a 360°.

Intervista a cura di Maurizio Schettino

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