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Rai Tunes Chiude: Alessio Bertallot lo continuerà da casa

Frequenze, web, musicisti, scrittori, designer e ascoltatori. Arti e artisti messi insieme da un unico grande mezzo di comunicazione: la radio e da un unico grande programma: Rai Tunes. Peccato però che, per mamma Rai questo programma non fosse poi cosi’ apprezzato.

A metà settembre infatti il direttore di Radio 2 Flavio Mucciante ha deciso di chiuderlo senza preavviso, nonostante fosse già ripartito da 5 giorni. La motivazione? Costava troppo. Eppure la Rai lo aveva riconfermato a maggio e ribadito ai primi di settembre, prima di chiuderlo. Bertallot non aveva volutamente parlato con nessun giornalista della chiusura del programma. Lo ha fatto solo dopo che diversi ascoltatori sono intervenuti su Facebook criticando, chiedendo spiegazioni e costringendo il direttore a fornire maggiori dettagli.

Secondo Mucciante infatti il programma era forte sui social network, ma non in termini di ascolti, almeno stando ai dati Eurisko Radio monitor del secondo trimestre 2013, ricevuti alla fine di luglio con l’elaborazione dell’ascolto dei quarti d’ora. Lo share medio della rete è, dal lunedì al venerdì, del 5 per cento, quello di RaiTunes del 2,8. Per quanto riguarda il numero di ascoltatori: circa 46 mila di media per RaiTunes. Il podcast: in una settimana tipo Radio2 segna oltre 600mila download, RaiTunes circa 20mila (con il programma diviso in tre files), Urban suite circa 3mila”.

Per Bertallot contano i contenuti e non i numeri, ma davanti a certe osservazioni il conduttore ha fatto notare che Rai Tunes ha in realtà fatto mantenere lo stesso numero di ascolti che Radio Due aveva in quella fascia nell’anno 2007 / 2008. Negli anni successivi la radio ha però perso molti ascoltatori, e Rai Tunes ne ha quindi recuperati, rimanendo comunque in linea con gli altri programmi serali.

Anche a proposito di Podcast, Rai Tunes non era poi cosi’ male: a gennaio Febbraio era uno dei 10 programmi piu’ scaricati tra tutti i podcast di Radio Due, un risultato piu’ che ottimo per un programma che non puo’ godere di tutto il pubblico diurno. Ad aprile poi, il programma era tra i primi 9 podcast di programmi musicali piu’ scaricati, per non parlare del breve periodo in cui è stato addirittura primo in assoluto.

Rai Tunes conciliava cultura, intrattenimento e media: anche solo per questo, secondo il conduttore andava difeso; per questo e per il materiale che ora si trova negli archivi rai, che farà di sicuro storia: “Bollani che improvvisa sull’elettronica, Baricco che legge Melville sulla drum’n’bass, musicisti internazionali che si riuniscono a suonare intorno alla voce di Michael Jackson o Marvin Gaye. Idee definite dai musicisti  stessi ‘uniche al mondo”. Video che vengono chiesti allo stesso Bertallot per realizzare documentari sulla storia della musica per i quali egli ha impiegato anche mezzi propri, senza mai dimenticare anche la generosità di tutti i suoi collaboratori, alcuni dei quali adesso hanno perso il lavoro.

“I media tradizionali diventano tradizionalisti”, così Bertallot risponde con un Rai Tunes casalingo. Non per via dei contenuti, ma solo perchè è condotto dalla sala di casa sua, dove tiene i dischi. Il programma ora si chiama Casa Bertallot e si ascolta ogni lunedì sera dalle 21:30 grazie ad un post pubblicato sulla sua pagina Facebook (https://www.facebook.com/AlessioBertallot) e grazie a Spreaker, piattaforma italiana per lo streaming online. Una bella iniziativa, premiata anche dal numero di ascolti: 20000 in sole 3 puntate.

Ma per Bertallot è solo l’inizio: chiamerà gli ascoltatori a sostenere la sua iniziativa grazie a Music Raisers, una piattaforma di Croudfunding italiana. “Li porterò nel futuro”, dice; e afferma ancora “È arrivato forse il momento di supplire a una richiesta di contenuti non più assolta dai sistemi di comunicazione storici. Il mondo sta cambiando e i media tradizionali diventano tradizionalisti. Riprendiamoci la Radio”.

Articolo a cura di Mario Loreti

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