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RTL 102.5 vince la causa contro il plagio di Mediaset per W L’ITALIA

Il 13 settembre 2018 è andata in onda, su Rete 4, la prima puntata di “W L’ITALIA”, programma di informazione e attualità condotto dal direttore del Tg4 Gerardo Greco. Un format che aveva l’intento di far commuovere, ma anche riflettere, come ha dichiarato lo stesso Greco in un’intervista a Tv Sorrisi e Canzoni.

Una settimana prima che andasse in onda, però, avevamo annunciato una possibile azione legale da parte di RTL 102.5, prima emittente in Italia, ma, soprattutto, “madre” del ventennale programma “W L’ITALIA”, condotto da Angelo Baiguini e Valeria Benatti. Inizialmente la notizia non ha avuto molta risonanza, fin quando la causa non è diventata realtà ed è iniziata una battaglia legale che si è conclusa, ieri, con la vittoria di RTL 102.5.

Il Tribunale di Roma, infatti, ha proibito, con effetto immediato, “…alle Reti Televisioni Italiane – R.T.I. s.p.a. di utilizzare, anche quale titolo o testata di trasmissione televisiva, il marchio W L’ITALIA nella sua versione grafico figurativa per la quale era stata richiesta inizialmente la registrazione del marchio, così come la parte denominativa equivalente, dal momento della comunicazione della presente ordinanza, nonché va ordinato il ritiro di eventuale materiale pubblicitario riportante detto contrassegno entro dieci giorni dalla comunicazione dell’ordinanza medesima…”.

In sostanza, Mediaset dovrà modificare il nome della trasmissione, eliminando tutto ciò che risulti connesso ad essa. La sentenza ha, inoltre, sottolineato il rischio di confondibilità dei due marchi, che concederebbe a Mediaset un vantaggio competitivo frutto della popolarità del programma in onda su RTL.

Tra l’altro, i due format, anche se con approcci diversi, hanno uno stesso indirizzo, incentrato su temi di attualità e su notizie fornite dai mezzi editoriali. La storia, però, insegna che non sempre l’esito è quello previsto.

E’ il caso di due ragazzi di Napoli, Vincenzo e Giacomo Barbato, che, nel 2012, decisero di creare un marchio di abbigliamento e hi-tech, dandogli il nome del fondatore della Apple, Steve Jobs, e scegliendo come logo una J con una sorta di morso (palese richiamo alla nota azienda tecnologica). Dietro l’immagine di due sprovveduti, però, si celano due menti diaboliche che sono riuscite a vincere una causa contro una delle più importanti aziende al mondo.

Oggetto della difesa? Non esiste un marchio registrato. La Apple, infatti, ha “dimenticato” di registrare il marchio del suo fondatore, lasciando campo libero a chi volesse utilizzarlo. I giudici, quindi, sono stati costretti a dare ragione ai ragazzi napoletani, che hanno continuato indisturbati la loro attività. 

In questo caso la curiosità e le competenze dei due ragazzi hanno superato i meccanismi di protezione dell’azienda di Cupertino, ma non è l’unica controversia finita in pasto ai media. Qual è stata la battaglia legale mediatica che avete seguito con più interesse?

Articolo a cura di Martina Panunzio

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