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Quanto è importante la scaletta prima di andare in onda?

Quanto è importante la scaletta prima di andare in onda?

Spesso c’è stata occasione, anche su Radiospeaker.it, di parlare di una questione annosa che divide e fa discutere i conduttori radiofonici che, per passione o per lavoro, si trovano a realizzare una trasmissione. La domanda ricorrente è spesso la seguente: per andare in onda e fare un buon programma è necessario prepararsi una scaletta trovando una serie di spunti e temi da affrontare, oppure no? I punti di vista sono molteplici e differenti.

Personalmente credo che indipendentemente da “come” si faccia radio (intendo dire a livello professionale o per puro divertimento), l’intento di chi va in onda sia sempre quello di realizzare un buon prodotto, ovvero una buona trasmissione o programma. Non credo pertanto possa essere questo un fattore che incide sulla volontà o meno, da parte di uno speaker, di preparare una scaletta prima di andare in onda. Secondo il mio parere, proprio perché chiunque lavora in radio non lo fa certo (e solo) per passatempo ma perché ha un grande amore nei confronti di questo mezzo di comunicazione, la riuscita di un buon programma è strettamente legata ad una buona preparazione dello stesso. Trovo impossibile presentarsi pochi minuti prima della diretta, accendere il microfono e parlare di quel che passa per la testa. Anche il più bravo speaker del mondo ha sempre bisogno di “mettere ordine” tra le sue idee, di “fissare dei paletti” da seguire.

Probabilmente qualcuno di voi starà pensando che questo sia un modello di conduzione radiofonica ormai obsoleto, vecchio, mentre la bellezza dei programmi che si ascoltano anche sui grandi Network deriva proprio dallo spirito di improvvisazione del conduttore. Sappiate che non è così. Anche quello che appare più spontaneo e naturale in diretta, nasconde in realtà un attento e meticoloso studio prima di andare in onda. Questo aspetto al giorno d’oggi lo si può notare “sbirciando” con attenzione nel corso delle dirette radiofoniche che godono anche di riprese televisive e consentono, spesso, di osservare i comportamenti degli speaker nei fuorionda (mentre la radio trasmette canzoni).

Sia chiaro, con questo non voglio assolutamente dire che ci si debba preparare per filo e per segno un “copione” scritto per la diretta, ne penso sia bello per un ascoltatore anche solo intuire che chi c’è dall’altra parte del microfono sta semplicemente leggendo qualcosa di scritto o stampato. Trovo che la dote di “improvvisazione”, la spontaneità e la capacità di far trasparire dei sentimenti in quello che si dice o si racconta in radio sia fondamentale. Penso anche però, che trattandosi di un mezzo di comunicazione e di servizio che ci mette in contatto con tante persone all’ascolto, sia fondamentale offrire loro un’alta qualità all’interno di un programma, proprio perché il ruolo dell’ascoltatore è fondamentale per l’esistenza della radio stessa.

Pertanto c’è modo e modo di presentarsi in diretta. Sono sicuro che qualcuno tenderà a minimizzare, peccando probabilmente di eccessiva autostima o presunzione, ma sappiate (sarà capitato anche a voi) che passa una bella differenza tra l’ascolto di un programma dove tutto è affidato al caso e lo speaker pensa in diretta (leggendolo da riviste o navigando in Internet) a quello che deve dire, rispetto ad una trasmissione in cui vengono fissati dei paletti, delle linee guida (frutto di una preparazione fatta prima della messa in onda), che consentono di dare un senso a ciò che si sta facendo in radio. Questo vale, a mio avviso, sia che si tratti di un programma di intrattenimento che di uno sportivo, di attualità, di cultura, di musica.

Voi cosa ne pensate? Preparate il vostro programma prima (quanto prima?) di andare in onda oppure lo “costruite” interamente in maniera casuale, una volta che vi trovate davanti ad un microfono?

Articolo a cura di Mattia Savioni

 

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