HomeMagazineStrumentazione Radiofonica: Equalizzatori e Filtri Audio

Strumentazione Radiofonica: Equalizzatori e Filtri Audio

L’elemento che oggi andiamo a prendere in considerazione è l’equalizzatore. Esso è un filtro complesso che, per definizione, serve a compensare la risposta in frequenza dei componenti di un impianto audio, al fine di renderla omogenea e uniforme, cioé ripristinare la qualità originaria del segnale in ingresso alla catena audio. In realtà i suoi usi sono molto differenti: può essere usato per rimuovere distorsioni e fruscii, per esaltare il calore di alcune frequenze o migliorare l’intelleggibilità del parlato, per modificare totalmente il suono o persino per correggere le imperfezioni di un ambiente acusticamente poco idoneo alla ripresa audio.

Innanzitutto essi possono essere attivi o passivi: quelli attivi hanno una alimentazione propria e circuiteria elettronica attiva che permette non solo di attenuare (cut) ma anche di amplificare (boost) determinate frequenze, di contro però possono essere causa di rumore e distorsioni quando la componentistica è di scarsa qualità. Al contrario quelli passivi non sono alimentati e sono meno suscettibili al rumore, però possono solo attenuare le frequenze su cui lavorano.

Gli equalizzatori possono essere integrati in altri dispositivi hardware, o venduti come dispositivi “stand-alone” (a sé stanti), o integrati sui canali del mixer. Generalmente negli amplificatori o nei compressori, più che un equalizzatore è presente solo un semplice filtro taglia bassi: nel primo caso il filtro serve ad eliminare ronzii o rimbombi di altri strumenti ed aumenta l’headroom complessivo dello strumento, mentre nel secondo caso, il taglio del basso rende la compressione più naturale, soprattutto se viene effettuata su materiale con bassi molto carichi che “saturerebbero” il compressore facendogli sacrificare le altre frequenze più alte.

L’equalizzatore “stand-alone” più comune e pratico è il cosidetto “equalizzatore grafico” che ha questo nome in quanto le regolazioni si effettuano tramite dei controlli che rappresentano le frequenze in un modo “visuale” molto rapido ed efficace. Su internet si confonde spesso il nome di questo apparecchio con quello dell’ “analizzatore grafico di spettro” (real time analyser o RTA) che è invece quel dispositivo molto scenografico che mette in evidenza, tramite una rappresentazione grafica a led, lo spettro sonoro del segnale in uscita permettendone l’analisi ed eventualmente la correzione con l’equalizzatore. Esso è pertanto molto utile ma sostanzialmente differente, e la sua vera utilità è in abbinamento con l’equalizzatore; in alcuni casi infatti è possibile trovare entrambe le funzioni in un unico apparecchio.

L’equalizzatore grafico permette di regolare l’equalizzazione tramite un certo numero di cursori (“sliders”) verticali corrispondenti alle varie bande di frequenza. La “divisione” delle bande di frequenza si indica usando il termine “ottava” e chi conosce la musica sa che questa è l’intervallo fra due frequenze, l’una doppia rispetto all’altra. Partendo da una frequenza di riferimento di 1000Hz (o 1KHz), si dice “equalizzatore a ottava” quello che presenta bande a frequenza raddoppiata o dimezzata rispetto al riferimento, quindi 63, 125, 250, 500, 1000, 2000, 4000, 8000, 16000 Hz; questo è un tipico equalizzatore a nove bande ma non è escluso che ve ne siano di più o di meno, a seconda di quanto avete pagato il vostro equalizzatore.

Nel caso dell’equalizzatore a 2/3 di ottava, come dice il nome, le bande non saranno più distanti una ottava ma 2/3 quindi generalmente si arriva a 15 bande, mentre quello ad 1/3 di ottava ha la divisione più piccola e permette di arrivare fino alla bellezza di 31 bande e, se l’equalizzatore permette di controllare i canali stereofonici separatamente, il numero degli sliders ovviamente sarà raddoppiato.

Abbiamo detto che ogni cursore rappresenta una frequenza, ma in realtà l’equalizzatore non modifica solo la frequenza indicata sul pannello, ma vengono modificate in modo progressivo anche quelle immediatamente adiacenti, secondo una curva che, rappresentata graficamente, disegna una “campana” il cui vertice è appunto la nostra frequenza e le cui code sfumano progressivamente. Generalmente la “larghezza” di questa campana non è modificabile nei più semplici equalizzatori grafici, mentre è regolabile negli equalizzatori detti “parametrici” (o ibridi, “para-grafici”). In tali equalizzatori sono presenti dei controlli separati che permettono di selezionare la frequenza centrale della banda di intervento, il parametro “Q” (che regola l’ampiezza della campana e quindi la banda passante) e il guadagno o l’attenuazione della stessa.

La curva a campana di un filtro passa banda

Negli equalizzatori più complessi possono essere presenti anche altri tipi di filtri come ad esempio il “notch” che è un filtro “taglia banda” con banda passante strettissima, che permette di eliminare il fastidioso fischio di feedback dei microfoni senza intaccare le altre frequenze, e il filtro “shelving” che, anziché essere centrato su una frequenza, amplifica o attenua progressivamente tutto quello che si trova alla sua sinistra (low shelving) o alla sua destra (high shelving), facendo passare le altre frequenze.Le aree equalizzate sono piuttosto “piatte” come uno scaffale (“shelf”, da cui questo filtro prende il nome). Su molte apparecchiature audio sono presenti dei filtri shelving: quando ad esempio troviamo solo due potenziometri con regolazione di BASS e TREBLE essi sono appunto filtri di questo tipo, e in alcuni casi è presente anche un filtro “semiparametrico” centrale per i medi, detto così perché è possibile regolare la frequenza centrale di intervento ma non la campana.

Grafico di un filtro shelving

Quali sono le impostazioni migliori per l’equalizzatore? Impossibile dirlo. L’equalizzatore va tarato a seconda del bisogno, dell’attrezzatura, della voce e dello scopo. Fate solo molta attenzione a non esagerare nello stravolgere il suono con impostazioni folli. Anche l’equalizzatore migliore può produrre degrado nella qualità del segnale, con spostamenti di fase fra le varie frequenze che compongono il segnale che nei casi più estremi possono portare a cancellazioni di fase (il suono sembra sparire ritmicamente dal fronte stereo, come in un effetto di “phaser” o vibrato). Ma soprattutto ricordate che un equalizzatore può migliorare una situazione, ma non può fare miracoli su un impianto pessimo o tarato male! Buona sperimentazione!

Articolo a cura di Luca De Florio

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