HomeMagazine“Finally, digital Radio”: DAB, Web ed Fm a confronto

“Finally, digital Radio”: DAB, Web ed Fm a confronto

Dopo la lunga fase di switch off, dall’analogico al digitale per la TV, da qualche tempo a questa parte in Italia si sta iniziando a parlare di Radio digitale, argomento che noi di Radiospeaker abbiamo spesso trattato aggiornandovi su tutte le novità a riguardo. Abbiamo più volte precisato che non ci sarà un vero e proprio switch off per la radio, almeno nel nostro paese, ma che l’FM continuerà a coesistere con il DAB fin quando gli utenti continueranno a farne uso.

Si è parlato di questo e molto altro durante il seminario sul DAB+ “Finally, digital Radio” organizzato dalla Rai, tenutosi presso la sala A del palazzo di Via Asiago 10 a Roma, edificio storico dove ancora oggi ci sono alcuni studi di Radio Rai. Tanti gli ospiti illustri, rappresentanti ed esperti del settore, molti dei quali esponenti e rappresentanti esteri che hanno portato la loro esperienza creando vari spunti di dibattito.

Ad introdurre il seminario, il presidente di Agcom, Angelo Marcello Cardani, che ha spiegato quanto la radio sia stata il precursore dela rete e dei social network, del resto “la radio significa interazione con l’ascoltatore – ha detto Cardani – che da fedeltà all’ascolto grazie anche al grado moderato di invadenza e pervasività di questa.”

Ma siamo realmente pronti alla radio digitale?

Ha provato a dare una risposta, nel corso del pomeriggio nel palazzo Rai, il CTO Rai Stefano Ciccotti: i contenuti ci sono; le radio (per adesso i network per la grande maggioranza) si stanno adeguando per essere presenti su tutte le piattaforme, in particolar modo sul DAB; al momento sono le case automobilistiche che stanno lucrando sul mercato aumentando di molto i costi dei ricevitori che di per se avrebbero bisogno di un chip e di un’antenna adeguate del valore totale di non più di 10 euro; Si parla solo di autoradio per adesso perché il progetto DAB in Italia sta puntando innanzitutto a coprire tutta la rete autostradale, per poi arrivare alla copertura indoor, a differenza di quello che accadde per l’FM quando l’obiettivo principale era quello di coprire le città; scelta dettata dai benefici della radio digitale, studiati principalmente per agevolare l’ascolto della radio alla guida.

Sergio Natucci di DAB Italiaha fatto un intervento molto tecnico durante il seminario cercando di chiarire diversi concetti, precisando innanzitutto che in Italia gli operatori DAB sono 3, non esiste l’operatore unico. La grande difficoltà è stata collocare la radio digitale in una banda di frequenze, che per il servizio pubblico è quella dedicata alla TV; per i privati è stata scelta invece la banda L in GHz nella quale ci vorrebbero il quadruplo degli impianti per una diffusione omogenea; ma del resto secondo il Chief Operating Officer di DAB Italia, c’è bisogno di essere ovunque e non si può parlare di concorrenza tra DAB, Ip e FM. “La radio non ha bisogno di salvezza, ma dell’esaltazione della sua anima viva” ha detto Natucci e la digitalizzazione di questa la renderebbe al passo con i tempi esaltandola ancor di più.

Fondamentali sono state le testimonianze degli esponenti esteri della radio digitale attraverso le quali si è creato un vero e proprio confronto con l’Italia che punta a creare coesione fra i vari paesi europei, uniformando il concetto di DAB+: si parte per esempio dal logo, a breve unico per tutti i paesi europei, come ha mostrato Jaqueline bierhorst, project director di digital radio NL Ams e vice presidente di world dab. In Olanda si punta molto sulla radio essendo l’unico mezzo di comunicazione in grado di rimanere attivo in caso di catastrofi naturali.

Durante la seconda parte del seminario si è parlato di casi particolari in cui il DAB ha già preso il sopravvento sull’FM, come ad esempio in Norvegia, unico paese europeo ad aver attuato una fase di switch off ormai quasi un anno fa.

Marco Lanzarone di Radio Rai e Eugenio La Teana di RTL 102.5, oltre che esponente del terzo operatore DAB in Italia EuroDAB, hanno puntato i loro interventi sull’importanza dei contenuti per l’Italia; Secondo Lanzarone la Radio non potrà mai essere sostituita da servizi streaming come Spotify o YouTubeche, sì, ci danno la possibilità di scegliere cosa ascoltare, ma la nostra scelta andrà sistematicamente sempre sugli stessi generi ed artisti; solo la radio ci permette di scoprire nuova musica e contenuti, trasformando quell’ascolto apparentemente passivo in ascolto più che attivo.

In chiusura sono intervenuti Claudio Nervi di FCA e Marcello Lombardo, Project Manager EBU;  Nervi ha parlato della sfida in atto del DAB in Italia: i contenuti e la copertura; del resto quello che conta è il cliente e al cliente importa l’ampia scelta di contenuti oltre il fatto di poter ascoltare senza troppi problemi di connessione qualunque radio in qualunque posto, ecco perché si sta lavorando al sistema “following” delle autoradio che punta proprio alla coesione tra DAB, FM e Ip per rendere la radio ascoltabile ovunque anche in mancanza di segnale. Lombardo ha concluso con un’interessante riflessione, facendoci notare quanto sia importante continuare a lavorare su questa strada in Italia per quanto riguarda la radio digitale: “Il dab è molto più economico rispetto alle altre tecnologie. Conviene investire in dab piuttosto che in web o FM.”

La domanda che ci poniamo noi di radiospeaker.it sulla quale vi invitiamo a riflettere è: ma noi utenti siamo davvero pronti alla radio digitale? O il web, che comunque oggi giorno ci da una scelta completa per quanto riguarda il panorama radiofonico mondiale, potrebbe nel giro di poco tempo rendere vana tutta questa operazione di digitalizzazione inglobandola completamente?

Articolo a cura di Adriano Matteo

 

Adriano Matteo

Adriano Matteo

Tecnico del suono radiofonico, live e broadcast, giornalista iscritto all'albo pubblicisti della Puglia e grande appassionato di radio in tutte le sue sfaccettature. Leggi i miei articoli

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