HomeMagazineIntervisteMazzoli: “Il mio linguaggio mi è costato 600 denunce e migliaia di euro. Un po’ mi pento”

Mazzoli: “Il mio linguaggio mi è costato 600 denunce e migliaia di euro. Un po’ mi pento”

Mazzoli: “Il mio linguaggio mi è costato 600 denunce e migliaia di euro. Un po’ mi pento”

A due giorni dal suo 48esimo compleanno, Marco Mazzoli ripercorre la sua carriera radiofonica. Entrato in radio a 14 anni, dopo una lunga gavetta in emittenti locali, è stato voce di RTL 102.5, Radio Capital e infine Radio 105 dove trasmette dal 1999.

Dopo 21 anni de “Lo Zoo di 105”, il conduttore non si ritiene ancora stufo: “E’ una sfida -dichiara a Il Messaggero – le cose che fanno ridere sono sempre quelle, Stanlio e Ollio, Charlie Chaplin…Ogni giorno devi trovare un modo nuovo per rifarle. Così finita la diretta mi aspettano otto o nove ore di scrittura, recitazione, montaggio. Sono un maniaco del controllo, arrivo in radio per primo, vado via per ultimo. E poi ho una mia radio da seguire”.

Ma Marco non considera l’emittente americana un semplice piano b: “Con la pandemia abbiamo dovuto licenziare tutti, e ora siamo in quattro a fare il lavoro di venti. Pesante, soprattutto negli ultimi giorni in cui ho avuto il Covid, anche se ora sto meglio. Economicamente poi è un salasso. Non sono miliardario, sto bene, però anch’io aspetto dei tempi migliori. E poi ho mille rotture che mi rubano tempo, come le denunce: circa 600 in 21 anni, anche se non tutte finiscono davanti al giudice. Per fortuna c’è la prescrizione”.

“E non sempre paga la radio, dipende dai casi. Ora con Mediaset abbiamo un esercito di avvocati, ma il mio vecchio editore Alberto Hazan ogni tanto mi diceva: “Hai aperto tu il microfono, sono cavoli tuoi”. La cifra più alta che ho perso? 125 mila euro a un produttore di caldaie che avevo pesantemente insultato. La mia, di quella marca, si rompeva sempre, e d’inverno, mi svegliamo sempre al freddo e senza acqua calda. Un mattino sbottai in diretta augurandogli il fallimento e altre cose. Il suo autista ci ascoltò e lui fece subito la denuncia. Chiese più di un milione di euro, ma io riuscii a convincere il giudice che i miei ascoltatori mica tutti erano adulti, tanti erano ragazzini, quindi non potenziali clienti”.

Tanti personaggi famosi mi hanno denunciato: Rossella Brescia, Valerio Merola, Enrico Ruggeri. Però non capisco: se sei famoso e sicuro di te, che ti importa se quegli scemi dello Zoo ti prendono in giro? Non è nel mio stile denunciare, anche se ho ricevuto un sacco di insulti e minacce di morte. “Per un periodo tiravamo sempre in mezzo Nek, mentre a Biagio Antonacci facevo mille scherzi telefonici, lui rideva. A Gigi D’Alessio dicevo che mi faceva schifo la sua musica. Ma non c’era niente di personale: siamo diventati amicissimi, durante la pandemia è stato due ore in diretta con noi a dire stupidaggini”.

Marco racconta poi la cosa più estrema fatta in radio: “Un giorno venne a trovarci un produttore di film hard con cinque pornostar. Mettemmo del Viagra nel caffè di un mio collaboratore e lo sfidammo a rimanere insensibile alle ragazze, pena dover baciare l’impresario. Lui decise di rilanciare: baciò l’uomo e si chiuse in bagno con una delle attrici. Con il microfono. Hazan, che con me aveva un rapporto padre-figlio, si infuriò e mi tolse la diretta. Per quattro mesi andammo in onda solo registrati. Un’altra volta ci sospese per un mese, per proteste degli animalisti. Molto spesso scelse di licenziarmi: lo fece undici volte. Ma appena arrivavano i dati, mi riacciuffava subito. Lui comunque fu coraggiosissimo fin dall’inizio: oggi nessun altro editore mi lascerebbe iniziare lo Zoo”.

A seguire ci descrive la saga di Santina (“Alan in love”): “Era la nonna di un nostro ascoltatore. Uno di noi si finse anziano, la chiamava di continuo, aggiungendo particolari: una base su Marte, missioni segrete, realtà parallele. La saga di Santina andò avanti dieci anni, le presentammo Matteo Renzi, Obama, e Michael Jackson. La portammo in tour per l’Italia, in elicottero, in go kart. Poi ci fu l’incontro in una discoteca a Verona: 8 mila persone a vedere Santina che baciava il mio collaboratore travestito da anziano. Lei stava al gioco. Ebbe anche problemi economici e noi la aiutammo per tanti anni, senza farglielo sapere”.

Poi il ricordo di Leone di Lernia: Quando facevamo le serate e lui usciva sul palco, era come se fosse Gesù: i ragazzi impazzivano per lui. Era squilibrato e volgare, ma geniale. Aiutò tantissimo la trasmissione con le sue gag. Si vantava di essere famose e io gli dicevo che anche Hitler era famoso. Lui, con il suo accento pugliese tutto sghembo, mi rispondeva: “Mazzoli, non capisci un cazzo”. Mi ricordo quando in ospedale mi dissero che gli rimaneva poco, ero sulla porta dell’ascensore, mi sentii mancare il terreno sotto ai piedi. Mi invitò a cena a casa sua, poi partii per Miami. Tre giorni dopo morì. Non riuscii ad andare al suo funerale, ma lui vive ancora in noi, lo tiriamo sempre in mezzo“.

Nonostante la notorietà e le conseguenze che essa a volte provoca, è sempre riuscito a tenere la testa a posto: Non mi sono mai drogato in vita mia, non fa per me. Quanto alle donne, sono un romanticone: la botta e via c’è stata, ma poche volte. Ammetto, però, che qualche anno fa nelle discoteche le ragazze ci si buttavano addosso”.

Lo speaker spiega poi il motivo del flop del suo film “On air – storia di un successo”: “Era troppo lungo, ma non per scelta mia: due ore sono troppe per la mia vita, mica mi sono inventato la cura dell’Aids. Sono solo un cretino che ha trovato una via libera nel mondo dei media”.

“Quando mi arrivano certi messaggi di tredicenni, temo di aver superato troppo il limite: volgari, violenti, irrispettosi. Io mai mi sarei permesso di dire queste cose ad un adulto. Io ho sdoganato questo linguaggio in radio, e l’ho fatto per primo, e mi chiedo se ho contribuito a creare questa mancanza di rispetto e di senso civico che c’è nella società. Un po’ mi pento di questo. Nella vita vera credo di esser una persona per bene, pulisco le spiagge, sono un animalista. Se il mio modo di fare ha creato danni, mi dispiace“.

Francesco Pinardi

Francesco Pinardi

Conduttore radiofonico, speaker, giornalista e studente di Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi di Torino. Leggi i miei articoli

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