HomeMagazineCorsi RadiofoniciRadiocronaca vs Telecronaca: le 3 differenze fondamentali che ogni cronista deve conoscere

Radiocronaca vs Telecronaca: le 3 differenze fondamentali che ogni cronista deve conoscere

Radiocronaca vs Telecronaca: le 3 differenze fondamentali che ogni cronista deve conoscere

Nel mondo della cronaca sportiva, radiocronaca e telecronaca non sono semplicemente due modi diversi di raccontare lo sport: sono due linguaggi, due approcci, due universi. Chi aspira a diventare cronista, sia in radio che in TV, deve conoscere le differenze sostanziali tra queste due modalità.

Vediamo insieme quali sono i tre elementi fondamentali che distinguono una radiocronaca efficace da una telecronaca televisiva, con esempi pratici e riflessioni tecniche utili per chi vuole formarsi in questo campo.

1. La presenza in telecronaca (o assenza in radiocronaca) dell’immagine

La prima e più evidente differenza tra radiocronaca e telecronaca è la presenza dell’immagine.

In TV, le immagini parlano da sole: il pubblico vede ciò che accade, e il telecronista può concentrarsi sull’approfondimento, sulle statistiche, sul contesto tattico.

In radio, invece, tutto dipende dalla voce: il radiocronista deve ricreare l’azione con le parole, offrendo un quadro visivo a chi ascolta senza poter vedere. Questo richiede grande precisione, velocità e capacità descrittiva. In altre parole: la voce sostituisce la telecamera.

2. La geolocalizzazione dell’azione

Un’altra differenza cruciale è la necessità di geolocalizzare ogni movimento di gioco durante una radiocronaca.

In televisione, è sufficiente dire “ottima azione di Di Lorenzo” perché l’immagine mostra già il suo posizionamento.

In radio, invece, il cronista deve specificare:

“Attaccano gli azzurri sulla destra con Di Lorenzo, lato corto dell’area di rigore, passaggio corto per Tonali…”

Ogni parola aiuta l’ascoltatore a visualizzare mentalmente il campo, proprio come se stesse “vedendo” il match con gli occhi del cronista. Questa capacità narrativa è una delle competenze più raffinate che un radiocronista deve sviluppare.

3. L’imperativo di non fermarsi mai

In una trasmissione radiofonica, il silenzio è un nemico. Anche di fronte a un errore, a un imprevisto o a un problema tecnico, il radiocronista non si può fermare.

A differenza della TV, dove anche una pausa può essere riempita dalle immagini, in radio tutto dipende dal ritmo e dalla continuità del racconto.

La voce deve guidare l’ascoltatore senza interruzioni, trasformando ogni secondo in emozione e informazione.

Saper convivere con l’errore, accettarlo e andare avanti senza esitazioni è una qualità fondamentale per chi lavora con la voce in diretta.

Telecronaca vs Radiocronaca: un mestiere che si impara sul campo (e in aula)

Queste tre differenze non sono semplici tecnicismi: sono il cuore di un mestiere che unisce tecnica, talento e allenamento.

Chi sogna di diventare cronista sportivo deve imparare a padroneggiare entrambi i linguaggi, sapendo adattare tono, lessico e ritmo a seconda del mezzo di comunicazione.

Vuoi ascoltare un esempio concreto e approfondire questi concetti dalla voce di un vero professionista?

Guarda il video con Raffaele Pappadà, telecronista Mediaset e docente del corso di Telecronaca e Radiocronaca Sportiva su Radiospeaker.it.

Un’occasione unica per entrare nel vivo di questa affascinante professione.

Adriano Matteo

Adriano Matteo

Tecnico del suono radiofonico, live e broadcast, giornalista iscritto all'albo pubblicisti della Puglia e grande appassionato di radio in tutte le sue sfaccettature. Leggi i miei articoli

Articoli popolari

Paola Di Benedetto torna su RTL 102.5

Paola Di Benedetto torna su RTL 102.5

Radio 105 è radio ufficiale di “2 Italian Across the US”

Radio 105 è radio ufficiale di “2 Italian…

Articoli recenti

Radio Deejay apre l’estate con una nuova rubrica dedicata agli ascoltatori

Radio Deejay apre l’estate con una nuova rubrica…

Newsletter

Rimani sempre aggiornato sulle novità del Settore Radiofonico.