"Chi fa radio deve essere acceso". Parola di Filippo Firli di RDS
Lui ĆØ Filippo Firli, anzi Filippo, anzi Fil. Lui ĆØ uno speaker di RDS che, appena lo senti, giĆ sorridi e ti senti fortunato di essere in macchina con la radio accesa, in quel momento, pure in mezzo al traffico. Alzi il volume e immagini, un giorno, di farci una chiacchierata davanti a un aperitivo rosso analcolico che tanto ci pensa lui a farti diventare brillo, brillante comāĆØ. Noi di Radiospeaker la chiacchierata con Fil lāabbiamo fatta davvero e, inutile dirlo, siamo ancora gasati.
Dalla tua presentazione sul sito di RDS si legge che hai scelto di fare questo mestiere per avere un rapporto diretto con la musica. Sembra quasi difficile crederci perchƩ molti tuoi colleghi raccontano di essersi quasi ritrovati a fare gli speaker, per caso. Ora siamo curiosi, raccontaci di questo sogno realizzato.
Beh, in realtĆ tutto ĆØ partito dal caso⦠Siamo alla seconda liceo, i miei si trasferiscono da Roma a Villa Adriana vicino Tivoli, stavo studiando con un mio amico quando alla radio, Radio Menta, ascolto un promo che fa: āVuoi guadagnare 300.000 lire al mese? Potresti essere la nuova voce! Vieni a fare un provinoā. Io ero un ragazzino senza nessun tipo di vergogna nĆ© timidezza e con un ingiustificato ego smisurato, mi presento e faccio quello che devo fare, ma nel frattempo mi rendo conto delle quattro pareti altissime totalmente piene di dischi. Ovviamente la mia passione principale ĆØ la musica e mi ritrovo proiettato in una dimensione Luna Park, poter fare quello che avevo sempre fatto con gli amici⦠lo scemo, quello che racconta storie, il trascinatore davanti ad una spugna palcoscenico. Vengo preso al volo. Mi ricordo che tutti quelli che lavoravano in radio, direttore compreso, erano stupiti del fatto che non avessi mai fatto nulla di simile prima. Studiavo giurisprudenza e non avevo piani di nessun tipo. Dopo tre anni di esperienza a Radio Centro Suono spedisco una cassetta a Radio Milano International One One Network diretta da Gigio dāAmbrosio che mi dice subito: āOk sali a Milano che se ne parla, mi piaciā. Dal 1989, giovanissimo, comincio RaiStereoDue con colossi come Antonella Condorelli, Luciana Biondi, Mario Tagliaferri, Francesco Acampora, Simonetta Zauli, Federico Biagioni, Ivano Guidoni, Patrizia Zani, Mario Panda e Nicoletta De Ponti. RaiStereoDue chiude e comincia un periodo bellissimo di conduzione anche in coppia nel pomeriggio di Radio Due con Federica Gentile fino al 1996, quando passo un anno e mezzo a RTL 102.5. E poi Marco Minelli ⦠lāinarrivabile direttore, mi fa entrare nella squadra di RDS, era il 1997. Ripensandoci, la radio ĆØ stato il ānon luogoā dove avveniva la mia sintesi perfetta: la musica, la mia voglia di comunicare⦠e un pubblico!
E della serie forse non tutti sanno che⦠Non è detto che al primo contratto oppure quando cominci a lavorare a una super stazione poi ci rimani a lungo. Sono dove sono e sono stato dove sono stato solo e soltanto perché dalle indagini di ascolto risultavano numeri importanti⦠Questo lo dico perché, magari, tanta gente non lo sa.
Dalle 19 alle 22 sei on air con Giuditta Arecco. A sentirvi parlare sembrate in simbiosi, come un puzzle perfettamente riuscito. Ma ci sarĆ stata una volta in cui ti sei ritrovato a lavorare in coppia con qualcuno con cui proprio ānon suonaviā⦠nellāanonimato, confessaci e dicci come hai fatto a sopravvivere.
Giuditta Arecco ĆØ, secondo me, la luce più potente che la radio abbia avuto negli ultimi anni. Se non lavorassimo in radio, saremmo amici comunque. Lei ĆØ una da tutti 10 in pagella: voce, personalitĆ , carisma, cultura, curiositĆ , amore⦠Le devo tanto. Non ci siamo scelti, ma ci siamo trovati al 100%. A volte facciamo fatica a parlare a pochi secondi dal rosso dellāaccensione microfono perchĆ© siamo piegati sul bancone dalle risate! Capita di trovarci, addirittura, senza essersi detti nulla prima a fare le stesse battute nello stesso momento. Ora, questo tipo di percezione in studio spesso e volentieri non ĆØ detto sempre che incontri il feedback di chi ti ascolta, parlo di numeri. Ebbene, per tutto il 2017 la nostra fascia 19/22 su RDS ĆØ sempre seconda, in ogni quarto dāora tra le 19 e le 22 su RDS ĆØ sempre seconda. Calcolando che, ormai per i numeri raggiunti, la radio in prima posizione gioca davvero un altro campionato, ĆØ stato un traguardo davvero eccezionale. Certo, facciamo cose diverse, ma lāarrivo di Fiorello alle 19 lƬ per lƬ ci ha un poā devastato! Dai, lāavrebbe pensato chiunque che Fiorello può trasmettere in ogni orario del palinsesto, ma proprio alle 19, che sfigaā¦
Certo che mi è capitato di ritrovarmi a lavorare con qualcuno che non mi piaceva e non mi piaceva quello che usciva, il prodotto, a quel punto deve scattare il piano di emergenza. La cosa più importante è alzare lo standard del prodotto che stai offrendo per cui trovi un contatto, devi trovare un ponte e lavorare su quello e prestarti senza perdere la dignità . Devi essere pronto a rappresentare un copione che non è il tuo e, soprattutto, giocarti la sfida. Ok, tutti bravi a fare i bravi con uno bravo, voglio cercare di migliorarmi con qualcuno accanto che aziona il mio freno a mano e, quando ci riesci, ne esci con una corazza di acciaio.
Hai detto che per lavorare in radio bisogna inventarsi sempre nuovi. Come ci si riesce se si ĆØ in radio tutti i giorni? Prova a spiegarlo a chi in radio vorrebbe cominciare a calcare i primi passi.
SƬ. Chi va al microfono deve essere acceso, deve avere le antenne, un detector, deve saper interpretare, percepire nuove cose, nuove modalitĆ , nuovi linguaggi. Detesto quelli che ripetono a macchinetta, sempre le stesse identiche cose. Parlano per proverbi, frasi fatte, usano parole desuete e raccapriccianti⦠In questo sono un poā maniaco. Basta non viaggiare sempre di quinta marcia. Io sento la responsabilitĆ di offrire sempre qualcosa di nuovo, nelle intenzioni, nel linguaggio, nella ricerca delle cose da dire. E poi cercare di fare import su se stessi, nutrirsi, arricchirsi, leggere, vedere. Io probabilmente farei la radio – come mi dicono i miei amici quando sono in vacanza dopo due giorni- anche senza microfono.
E non credo che me lo dicano come un complimento!
Sei uno sportivo a tutto tondo e ti piace āfare la spesa in libreriaā. Metti un giorno in cui ti ĆØ andata male a tennis e ti si ĆØ versato il caffĆØ sopra il tuo romanzo preferito. Come fa Filippo Firli ad essere sempre al top davanti al microfono?
Basta essere schizofrenico. Scherzo, ma mica tanto⦠La nostra missione ĆØ quella di, quantomeno, non appesantire ma alleggerire divertire. Ti posso dire che entro in radio che, come tutti, magari mi girano a mille, hai appena litigato furiosamente con il tuo amore, sei furioso come una iena,Ā infili la cuffia ed entri in una bolla, in una ānon dimensioneā. Mi scompongo e sto solo lƬ, non penso ad altro. Spesso, mi sono sentito anche in colpa. Ognuno di noi vive momenti brutti anche in famiglia. Qualche anno fa ho perso mia cognata giovanissima e cāĆØ stato il āprimaā e il ādopoā⦠Bene. Io finivo il programma, posavo le cuffie e mi dicevo: āPorca miseria, ma che sto a fareā. Le mettevo su e, forse, per protezione, per istinto di sopravvivenza non pensavo più a nulla⦠Però, cosa che non succede peraltro solo a me, ti posso dire che entri magari pesto dalla rabbia ed esci felice e rilassato con lāumore a mille. Per me ĆØ davvero una terapia.
Sei uno speaker travolgente e dalla voce inconfondibile. Come ci si sente ad essere amato e seguito da milioni di persone, che hanno la frequenza fissa sulla radio della macchina? Non dirci che ormai non ci fai più caso, perchĆ© non ci crediamoā¦
Ti assicuro che non sono diverso da quello che sono con i miei amici. No, hai ragione non puoi non renderti conto che quello che fai, comunque, lo fai di fronte ad un microfono davvero molto, molto potente. Questo ci rende tutti molto consapevoli della responsabilità di tutto ciò che crei.
Anche perché ormai siamo spannati su ogni piattaforma: FM, app, internet, messaggi. Basta che tu non sia preciso su una cosa ti arrivano messaggi su messaggi, che non te ne fanno passare neanche mezza⦠Nessuno ti perdona proprio niente.
Intervista a cura di Valentina Carmen Chisari