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Gabriele Brocani: Speaker, Regista e Direttore Artistico

Oggi Radiospeaker.it incontra Gabriele Brocani, voce storica di Dimensione Suono e Radio RAI. Recentemente ha concluso la sua collaborazione con Dimensione Suono Due e al momento è in onda nella fascia 21-23 di Radio Uno Rai con il programma “Suoni d’estate” e svolge  le mansioni di Direttore Artistico per Radio Luna (Latina e provincia) oltre che seguire altri progetti come autore, sceneggiatore e videomaker. Radiospeaker.it lo ha incontrato per voi.

Ciao Grabriele, per chi ancora non lo sapesse puoi presentarti riassumendoci la tua carriera radiofonica?
Ciao Radiospeaker! I miei esordi radiofonici sono di poco successivi agli esperimenti di Guglielmo Marconi perciò è anche difficile ricordarli con chiarezza….scherzi a parte erano i primi anni ottanta e ricordo ancora la mia prima radiolina in FM, verde, che portavo ovunque…mi davo malato per rimanere tutta la mattina a letto ad ascoltare Awana Gana e Robertino su Radio Monte Carlo..e poi mano a mano crescendo …durante la notte ascoltavo le trasmissioni della mitica Radio Luxembourg perciò intorno ai 14 anni avevo già una competenza musicale superiore ai primi dee jay delle radio private che iniziavano a nascere in italia. Quella del mio paese era in una soffitta e si chiamava inizialmente “radio pooh lover” (indovinate perché!) poi cambiò nome e formato e fu la mia palestra…conservo ancora le cassette con le mie prime registrazioni ma le tengo nascoste per paura che qualcuno possa un giorno ricattarmi! A 16 anni firmai il primo contratto radiofonico con quella che era considerata la radio più importante del mio capoluogo (radio latina 1) e da lì cominciò il mio peregrinare in lungo e in largo nell’etere provinciale.
Alla fine degli anni 80 abbandonai la radio per girare un po’ il mondo facendo l’animatore e la guida per un tour operator internazionale e a metà degli anni 90 sono tornato al mio antico amore! La radio!
Era molto cambiata si cominciava a parlare di “clock” di Format come “adult contemporary” o “Talk” e Top40….strategie di marketing e logiche commerciali avevano tolto molta di quella magia che avvolgeva le prime radio private e nelle quali ci si identificava in maniera più ingenua e romantica.

Ebbi grosse difficoltà a collocarmi in questa nuova impostazione per via del mio approccio molto spontaneo e ormai non più in linea con le linee editoriali e artistiche di quel periodo storico. Quello che però mi pareva allora un appiattimento nello stile e nelle tecniche di conduzione oggi lo considero il momento di formazione professionale più importante della mia vita di radiofonico , il passaggio dalla radio fatta per gioco a quella fatta per professione, tanto da portarmi a lavorare per grossi gruppi editoriali come RDS e Radiouno RAI ai quali ho dedicato gli ultimi dieci anni di attività.

Il momento più intenso rimane l’esperienza fatta per RDS come inviato per il Live Earth del 2007 a Rio de Janeiro! 

Partiamo da Radio Luna, ne sei il direttore artistico da vari anni: quali sono le difficoltà principali che si affrontano nel dirigere una radio locale? 
Le difficoltà sono quelle di qualsiasi piccola o media impresa che ogni giorno deve far quadrare i conti tenendo alto i propri standard produttivi. A Radio Luna questo è possibile perché la struttura poggia su un marchio storico che rappresenta per l’intera provincia ancora oggi un riferimento importante in termini di credibilità e qualità. Ho la fortuna di avere massima libertà nelle scelte artistiche e di avvalermi di giovani promettenti che affiancati a consumati professionisti mi consentono di fare una radio fresca e dinamica che risulti gradevole ad una fascia di eta compresa tra i 18 e i 60 anni!

La radio locale se fatta bene ha delle potenzialità che il network in termini di penetrazione sul territorio non potrà mai avere. Perciò in tanti la considerano se non alternativa almeno complementare alle radio nazionali. In un mondo superglobalizzato con i social network che annullano le distanze tra i continenti ha quasi il look di una bella cenerentola la radio locale di oggi ma ha un valore sociale ancora alto non solo perche ti racconta i fatti vicino casa…o i problemi legati al traffico, che ti mette in contatto ravvicinato con le amministrazioni locali e ma soprattutto perché ti danno il polso del gradimento degli ascoltatori non solo attraverso telefonate o email, ma ti fermano per strada o dal salumiere per farti complimenti o semplicemente per chiederti come si chiama quella canzone che fa “la la la la la” 

Da qualche mese hai lasciato Dimensione Suono Due e ti sei dedicato completamente al tuo programma “Suoni d’Estate” in onda su Radio Uno: puoi dirci quali differenze ci sono tra una radio privata e una radio pubblica come la RAI? 
Suoni d’estate è una trasmissione pubblica, essendo la Rai servizio pubblico, pertanto non è mia! Magari! In realtà la trasmissione è condotta da diverse persone a seconda dei giorni e degli orari…ovviamente essere uno dei conduttori di questo programma non può che inorgoglirmi. Lavorare per la Rai rappresenta per chi come me ha cominciato davvero in piccolissime radio che trasmettevano attraverso apparati autocostruiti il punto di arrivo più alto a cui un conduttore radiofonico del mio stampo potesse aspirare.

Per questo ringrazio sempre l’unica persona che ha saputo sempre insegnarmi qualcosa in più rispetto a tutti i tromboni che frequentano l’ambiente….anche licenziandomi quando ce ne fu il bisogno, cioè GianMaurizio Foderaro che oggi è secondo me il professionista più valido e preparato in circolazione, pur mantenendo inalterata la sua indole di inguaribile cazzarone!!

I concetti di radio privata e radio pubblica non sono assolutamente paragonabili in termini di “format” in quanto cambiano completamente le logiche legate soprattutto alla parte commerciale e i palinsesti vengono fatti tenendo conto di fattori e di esigenze che la radio privata difficilmente considera. Un network commerciale non proporrebbe mai una trasmissione sulle tarantelle, o un programma musicale ad appannaggio di minoranze linguistiche o ancora trasmissioni su libri e approfondimenti socio culturali di un ora e mezza. Il servizio pubblico ha proprio il dovere di fare cultura e di essere una voce autorevole e istituzionale in tutto quello che propone. Perciò anche nei programmi di intrattenimento come “Suoni d’Estate” c’è sempre un gran lavoro di redazione dietro, e poi ci sono registi, assistenti e tecnici che realizzano il tutto con una professionalità altissima. L’ambiente se volete è un po’ “ministeriale” ma quando si accende quella lucetta rossa e la tua voce viene sparata in tutto il territorio nazionale e anche oltre e sai di parlare a qualche milione di persone l’adrenalina sale a mille e ti senti di aver raggiunto il top nella tua professione! 

C’è una radio in particolare dove avresti voluto lavorare? Quale e perché?
Si mi piacerebbe lavorare per Z100 di New York perché penso che sia da sempre una decina di anni avanti alle altre…..e poi perché adoro Manhattan!

Nella tua vita non c’è solo la radio, stai raggiungendo ottimi traguardi anche come autore, sceneggiatore e videomaker: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Diciamo che la nascita del piccolo Giorgio 6 mesi fa ha cambiato in modo positivo le mie priorità e quindi cerco di dedicarmi più che posso a fare il papà. Tuttavia continuo a lavorare a diversi progetti…sto ultimando un documentario su un desaparecido italo-cileno scomparso dopo il golpe di pinochet e ho nel cassetto qualche cortometraggio da girare, un bel po’ di racconti africani e altre cosette simpatiche che pubblicherò presto….ma ho anche un sacco di idee per delle fantastiche e scoppiettanti trasmissioni radiofoniche da proporre…vedremo a chi piaceranno! 

Ciao Radiospeaker vi seguo sempre con grandissimo piacere! Siete una gran risorsa per chi, come me, vive di radio! God Bless You All!

Articolo a cura di Giorgio d’Ecclesia

Admin Radiospeaker

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