HomeMagazineIl Giornalismo Sportivo Radiofonico: i Cronisti che hanno lasciato il segno

Il Giornalismo Sportivo Radiofonico: i Cronisti che hanno lasciato il segno

Nella storia della radio italiana, sono numerosi i cronisti sportivi entrati nell’epica del pallone, tanto da diventare un tutt’uno con lo spettacolo offerto dai protagonisti in campo, adornando cosi la leggenda anche di altri personaggi, insieme a chi indossava scarpette bullonate e pantaloncini.

A partire dall’antesignano per eccellenza, quel Niccolò Carosio, partito dalla radio, poi finito sullo schermo, un po’ come accaduto ai giorni nostri a Bruno Gentili. Ma andiamo con ordine: come suddetto, Carosio apre la lista delle voci ufficciali della Nazionale Italiana ai grandi tornei ufficiali, anticipando gli altri mostri sacri quali Nando Martellini e Sandro Ciotti.

Nella storia, memorabili rimarranno alcune sue espressioni create ad hoc, quali “quasi gol”, per indicare una limpida occasione che non si concretizza in gol; ma soprattutto, neologismi poi entrati nel vocabolario classico, del tipo “mani, rigore, calcio d’angolo”, per evitare le parole inglesi, sgradite al regime, come “penalty e corner”. Una recente puntata della “Domenica Sportiva”, ha restituito credibilità e autorevolezza alla sua carriera, macchiata dall’infondata accusa di aver dato del “negro”, o peggio del “negraccio”, al guardalinee di colore Tarekegn. Come documentano i servizi relativi alla diretta, disse semplicemente “Etiope”, e tanto bastò per scatenare la furia dell’ambasciata etiope a Roma, e farlo accantonare.

Ciò gli costò il prosieguo del Mondiale, e specialmente la rinuncia a Italia-Germania 4-3, a beneficio di Martellini; quest’ultimo lo possiamo definire lo Zoff dei radiocronisti: ha avuto il privilegio di commentare in diretta sia la vittoria del titolo Europeo nel 1968 dell’Italia, che il celeberrimo Mundial ’82, col suo indelebile “Campioni del Mondo” detto 3 volte. A Martellini accade una cosa simile, seppur in diverso “media”: si ammalò prima della finale di Messico ’86, Argentina-Germania, cedendo il testimone a della telecronaca Rai a Bruno Pizzul.

Arrivando a oggi, indiscutibili sono il valore e la competenza di Riccardo Cucchi, capace in maniera magistrale di commentare in modo tautologico ciò che sta avvenendo sul terreno di gioco, con dovizia di particolari e perfetta precisione tecnico/spaziale, come ad esempio “stoppa il pallone col ginocchio destro, all’altezza della tre quarti, in situazione di tre contro due”, riuscendo a far fotografare nei dettagli la scena a chi può solo ascoltare, senza il supporto delle immagini.

Una menzione è doverosa per Tonino Raffa, da poco in pensione, dopo oltre un trentennio al microfono della trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”. Infine, ma non per meno importanza, Ciotti e Ameri. Ciotti, figlio d’arte, lavorerà in Radio Rai dal 1958 al 1996, anno in cui chiuderà con le radiocronache, con Cagliari-Parma 2-0. Il suo timbro rauco rese ancor più mitologico il suo personaggio, già in partenza inimitabile modello. Ameri comiciò con le radiocronache sul ciclismo nel 1949, e per 40 anni farà compagnia a tifosi e appassionati, concludendo, nel 1993, commentando un Milan-Udinese di Coppa Italia.

In conclusione, è doveroso citare gli altri protagonisti della generazione “d’oro”: Bortoluzzi, Provenzali, Ferretti, Foglianese, Ezio Luzzi. Patrimonio da custodire per lo sport italiano.

Articolo a cura di Federico Ventagliò

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