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Quando sbaglia un Direttore Artistico? Alcuni errori da evitare

Ho ripescato in archivio un articolo abbozzato qualche tempo fa, dopo alcune riflessioni sul ruolo del Direttore Artistico e dello Station Manager. Mi permetto di riportarvi quelle riflessioni, senza la pretesa di aver scoperto “la verità” e cercando in voi un parere sul comportamento che dovrebbe avere un bravo direttore artistico. Ecco tre errori che, a mio avviso, andrebbero evitati:

1. Rimproverare uno speaker mentre è in diretta

Questo è forse uno degli errori più gravi che un direttore artistico possa fare. Oltre a non risolvere il problema, perchè ormai l’errore è stato fatto, si rischia di mettere lo speaker in agitazione e di rovinare il resto della diretta. I conduttori radiofonici, in genere, sono persone con una spiccata sensibilità ed una forte tendenza all’essere suscettibili. Un semplice rimprovero, per una parola sbagliata o un tono sbagliato, potrebbe trasformarsi in una tragedia (nella sua testa).

Lo stato d’ansia, l’ingigantimento del problema e la frustrazione che si genera nell’animo dello speaker “rimproverato”, andrà a ripercuotersi inevitabilmente sul resto del programma da condurre, sui toni, sulla lucidità mentale e sulla sua concentrazione. Il più delle volte i problemi aumentano invece di diminuire.

Sarebbe più opportuno convocare lo speaker alla fine del programma, o addirittura il giorno dopo, per riascoltare insieme la registrazione della diretta con l’errore e cercare di spiegare cosa ha sbagliato e cosa invece andava fatto.

2. Usare l’autorità al posto dell’autorevolezza

Spesso il potere da alla testa, soprattutto a chi si ritrova a dirigere una radio senza aver fatto una lunga carriera e una dovuta gavetta ma è stato “insignito” del ruolo di direttore “dall’alto”.

“Dirigere” un team di persone, non vuol dire “comandare” o “pretendere”, vuol dire “condurre un gruppo lungo un percorso” ma soprattutto “scegliere il percorso” verso cui andare insieme e condurre il gruppo con sicurezza e autorevolezza. A mio avviso un direttore artistico dovrebbe essere capace di dirigere il gruppo che gli è stato affidato, o che si è scelto, attraverso il coinvolgimento e non attraverso l’uso dell’autorità e quindi della “paura”.

Può capitare, nei casi più beceri ma purtroppo veri e provati,  di essere minacciati di licenziamento o di sentirsi dire frasi del tipo: “Fuori da questa porta c’è la fila di speaker che vorrebbe essere al posto tuo”, oppure “manca poco alla fine del contratto, bisogna che tu ci faccia venir voglia di rinnovarlo”.  Stimolante non credete? Frasi che ti aprono la testa, riempiono di entusiasmo, ti fanno sentire in un team, giusto? Ovviamente no.

Questo metodo viene usato per lo più da direttori che non riescono a coordinare il gruppo con la propria autorevolezza. Non tutti i direttori artistici hanno un’esperienza ed una conoscenza del mezzo tale da poter stimolare lo speaker ed aiutarlo a fare meglio (per fortuna la gran parte dei direttori non fa parte di questa brutta categoria). Non avendo altri mezzi a disposizione, il nostro “direttoruncolo” usa l’unico potere che gli è rimasto: la minaccia. Mi vien da dire, è facile comandare un tuo sottoposto se hai il potere di licenziarlo, più difficile è farsi stimare, coinvolgerlo e convincerlo a svolgere i compiti che hai deciso attraverso la tua conoscenza del mezzo.

3. Comandare a distanza, senza farsi mai vedere

Per creare “team”, è importante esserci. Partecipare alla vita della radio, incontrare gli speaker e i fonici periodicamente, parlare insieme delle nuove iniziative della radio. Bisogna far parte della squadra per fare squadra!

Sbaglia, a mio avviso, il direttore artistico rinchiuso nel suo ufficio ai piani alti che comunica con il resto della squadra a suon di e-mail. Sapete bene quanto sia difficile esprimere “i toni del proprio discorso via mail, una frase mal interpretata può trasformarsi in un rimprovero violento nei confronti di chi la legge. Il direttore artistico che non partecipa alla vita della radio, che si limita a comunicati “stampa” in email collettive, che non vive in prima persona la diretta, la post-produzione e che non calpesta la polvere della radio, non sarò mai riconosciuto dal gruppo come il leader. Diventerà una sorta di “preside” di scuola, temuto e sbeffeggiato nello stesso tempo.

Il “comando a distanza” crea distacco. L’autorità viene dissacrata in ogni modo e, il più delle volte, cominciano a girare voci di corridoio, fonici e speaker si coalizzano contro il direttore, lo appellano con nomignoli divertenti, lo deridono alle sue spalle. Lui non è presente e non assiste al massacro verso cui va incontro.

Ma adesso cerchiamo i lati positivi: quali sono le qualità che un direttore artistico dovrebbe avere per far bene il suo lavoro?

Nota a margine: Questo mio articolo non vuole andare contro nessuno, il mio è un semplice voler raccontare episodi ed esperienze che potrebbero aiutare a migliorare il lavoro di team, necessario in una radio.

Articolo a cura di Giorgio d’Ecclesia

Admin Radiospeaker

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