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Linus parla con Radiospeaker: Come sarà la Radio tra vent’anni?

Oggi Radiospeaker.it incontra Linus, non servono presentazioni perché parliamo del conduttore radiofonico più conosciuto in Italia, nonché Direttore Artistico di Radio Deejay.  Avere Linus al microfono è una grande occasione per parlare di “Radio”: dalla chiusura di Audiradio alla radio del futuro, dalle web radio alla situazione delle radio in Italia, fino al concorso Un Giorno da Deejay

Dopo la chiusura di Audiradio, cosa pensi bisogna fare per risolvere l’impasse in cui ci troviamo?
Ma guarda, il mondo delle radio è un mondo ancora un po’ infantile, c’è ancora una tendenza ad una fastidiosa litigiosità per via della quale si fa fatica a trovare un minimo di equilibrio, che in realtà farebbe comodo un po’ a tutti. In funzione di questo, ogni volta che c’è stato un cambiamento, chi ne ha tratto vantaggio l’ha ritenuto efficace, chi ne ha tratto una piccola perdita si è scagliato contro. E’ per questo che da un’anno e mezzo o due, il mondo radiofonico non ha dei numeri affidabili e precisi. Sembrerebbe che adesso, da quello che mi dicono, si stia arrivando a miti consigli. Anche perché chi investe in pubblicità chiede dei numeri ed è impossibile starne senza. Credo e spero che con l’anno nuovo si riparta con un nuovo sistema di rilevazione e, a quel punto, che sia anche più preciso e più affidabile di quello che c’era in precedenza.

Tipo il meter che si usa in America?
Si, anche se su questo meter ci sono grosse polemiche perché è uno strumento difficilissimo da tarare. Da quello che ho capito e da quello che mi hanno detto – poi io non sono così tecnico – pare che sia efficace quando si tratta di rilevare la messa in onda di canzoni, quindi riconosce una radio se in quel momento c’è della musica, mentre il parlato non viene rilevato correttamente e le radio che hanno molto parlato sono fortemente penalizzate. Infatti c’è un’indagine che gira da un po’ di tempo (l’unico dato che in qualche modo si è venuto a sapere, anche se non dovrebbe) fatta con questo sistema e casualmente, o quanto meno a conferma di quello che ti dicevo, tutte le radio che hanno molto parlato hanno dei numeri molto più bassi rispetto a quelli che aveva Audiradio. Speriamo quindi che il meter che verrà usato sia tarato e migliorato.

ASCOLTA L’INTERVISTA A LINUS DI RADIO DEEJAY:

Pensiamo positivo e guardiamo al futuro: come immagini la radio tra una ventina d’anni?
Bè, è una bella domanda, anche perché se tu me l’avessi fatta venti anni fa, sarebbe stato il 1991 e io difficilmente avrei potuto pensare alla radio così com’è adesso. La radio cambia molto ma di sicuro c’è una cosa, a differenza della televisione che può essere vittima di tanti altri cambiamenti, la radio è fatta fondamentalmente di due cose che non cambieranno mai: uno che parla e un disco che suona. Poi quanto la prima parte sia importante rispetto alla seconda è una cosa soggettiva a seconda di chi sceglie il canale. Facendo riferimento a venti anni fa, non avrei mai pensato di fare una radio in cui si parla così tanto come faccio adesso. Ma mi rendo conto che è l’unico modo per “distinguermi o distinguerci” dalle altre radio, perché dal punto di vista musicale inevitabilmente si finisce per appiattirsi.

Cosa manca alle radio in Italia? C’è qualcosa che ancora non è stato fatto rispetto alle radio di altre nazioni?
No, anzi, penso che sia il contrario. Chiunque abbia occasione di soggiornare in un altro paese occidentale scoprirà che le radio sono terribilmente più vuote, più scariche e più banali. La cosa curiosa è che in Italia c’è ancora un grande impegno, direi quasi una battaglia, che porta ad avere ancora un po’ di creatività. Nel resto del mondo invece, basta varcare le Alpi e andare in Francia: c’è Radio NRJ che è la principale radio francese con un fatturato spettacolare e tanti ascoltatori, è una radio in cui succede veramente poco: ti mettono i soliti dischi con una grossa prevalenza di musica vecchia, con pochissimo parlato ma, molto più radicamento sul territorio. Questa è una cosa che da noi forse un po’ manca. Da noi c’è un forte senso del Network Radiofonico che è uguale sia a Milano che a Palermo, mentre nelle altre nazioni, le grandi città hanno una programmazione un po’ differente un po’ più localizzata.

Credi che per le Web Radio ci sia un futuro concreto, anche commerciale?
Mah, commerciale non credo su vasta scala. Se si parla di fatturati importanti difficilmente posso pensare che una web radio possa raccogliere delle cifre paragonabili a quelle delle radio convenzionali, almeno per i prossimi 5 – 6 anni. Mi sembra che le web radio siano un’occasione per tanti motivi: da una parte per fare palestra, per cominciare a lavorare in una radio, per fare esperienza insomma. Dall’altra per fare quello che le radio grosse non possono fare. Perché le radio grosse, lo spiego a chi non fosse così attento, “non è che sono tutte uguali, o mettono tutte la stessa musica o fanno tutte la stessa cosa perché sono tutte stupide”. Lo fanno perché sono quelli i meccanismi che garantiscono un certo livello d’ascolto, che poi a sua volta garantisce un certo fatturato. Se tu non hai bisogno di fare un certo fatturato perché non hai, come le radio private italiane, da mantenere accese due, tre o quattrocento antenne con tutto quello che ne consegue, è chiaro che puoi permetterti di essere molto più alternativo, e le web radio hanno la loro forza in questo: non avendo grandissimi costi dal punto di vista del segnale e della tecnica possono permettersi di essere molto più alternative nei contenuti.

Come giudichi il rapporto che si è instaurato tra Radio e Tv, sempre più speaker vanno in tv e sempre più personaggi televisivi diventano speaker. Non ti manca la vecchia radio solo voce, suoni e fantasia?
Ma guarda, io ritengo che l’equazione “personaggio televisivo utile anche per la radio” sia un’equazione sbagliatissima. E in questo penso che Radio Deejay abbia fatto un po’ da cavallo di Troia, nel senso che l’esempio vincente dei personaggi televisivi che fanno la radio su Deejay ha fatto pensare a molte radio che bastasse attingere dalla televisione per avere dei buoni professionisti. Quello che non hanno capito queste radio è che “i televisivi di Radio Deejay”, tranne per la Littizzetto che già faceva televisione, sono nati facendo la radio e poi hanno fatto anche la televisione. Quindi rimangono prima di tutto personaggi capaci di fare la radio. Dopodiché, spesso, quelli che fanno la televisione vivono la radio come un ripiego, non avendo magari un’occupazione in televisione. Ma la radio è molto più difficile da fare della tv, quindi qui casca l’asino come si dice. Non è un’equazione matematica per cui automaticamente “se passi da lì a qui funzioni“, quasi sempre non funzioni.

Anche quest’anno organizzerete il concorso “Un giorno da Deejay”?
Non lo so ancora, è un’avventura molto bella, molto piacevole. Però c’è una parte finale che è sempre un po’ struggente. Chi arriva alla fine, pur essendo un gioco, spesso ci rimane male perché non trova quello sbocco che sognava: noi siamo una squadra che può avere anche una panchina lunga, ma non infinita. E’ molto brutto dire:”ok è stato un gioco, ma adesso è finito“. Allora, o eviteremo di fare questo concorso, o se lo faremo cercheremo di mettere ancora più in chiaro che non c’è niente di garantito. Dovesse uscirne un personaggio utile e interessante benissimo, altrimenti sarebbe bello che fosse chiaro che si tratta soltanto di un gioco. Comunque è molto più probabile che si faccia…

Cosa ne pensi di Radiospeaker.it?
(Ride) Guarda non seguo molto l’informazione radiofonica su internet ma di voi mi hanno parlato sempre bene, di altri siti analoghi francamente molto meno e sai a chi mi riferisco. Quindi preferisco stare  un po’ lontano e di evitare polemiche o curiosità. Mi auguro che voi siate animati dalla pura passione per questo lavoro, che poi è il motivo per cui lo faccio anch’io.

Lasciamo a voi i commenti a quest’ultima frase di Linus…

Articolo a cura di Giorgio d’Ecclesia
Foto Credits:
Immagine presa dal Blog di Linus

Admin Radiospeaker

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