HomeMagazinePunk, trap e le società che cambiano

Punk, trap e le società che cambiano

Punk, trap e le società che cambiano

Nello stesso periodo della nascita delle radio libere, arriva anche in Italia il fenomeno del punk. Movimento non solo musicale, ma anche sociale e artistico, che trova il suo natale nei paesi anglofoni, per poi trovare terreno fertile anche da noi, in città come Bologna e Milano. Città universitarie, città piene di giovani con la voglia di esprimersi ed esprimere il proprio dissenso verso una società che non sentono più loro e che forse non li vuole per come sono, loro.

Sono passati poco più di 40 anni da allora. Oggi a prendere l’eredità del punk sembra essere il genere trap. Che tu sia un rocker d’altri tempi o un giovanissimo trapper, sono sicura che ora starai storcendo il naso. Ma le differenze sono tangibili tanto quanto lo sono le similitudini.

Radio e libertà: la fortuna del trap e la nostalgia del punk

Le differenze, dicevamo, sono evidenti. Se infatti il punk ha sonorità più dure e incentrate sui suoni degli strumenti stessi, seppur spesso stridenti, il genere trap si concentra molto di più sulle rime e sonorità ritmate. Se il punk si ribella a una moda dettata dai “ricchi”, prediligendo abiti esageratamente strappati, spillette e scarpe e giubbotti usurati, la moda trap impone lo sfarzo, l’esagerazione, l’esaltazione dei brand. Ma se si guardano i due generi in modo oggettivo, nonostante l’evidente distanza non solo di stile musicale, ma anche di stile di vita, si possono notare delle somiglianze. Una su tutte la voglia di ribellione. Come il punk si ribella al rock, il trap si ribella al rap. Come figli che si ribellano ai genitori, e a una società che non li rispecchia e che, forse, non li comprende e quindi, non li accetta.

Differenze e similitudini specchio di una società che cambia. Di questi tempi però, i così detti trapper sono molto più fortunati dei vecchi ribelli. Questo nuovo genere infatti trova trova nelle radio moderne, nei social network e nello streaming un proprio spazio. Il punk italiano di metà anni ‘70 invece, faticava a trovare luoghi in cui poter esprimere il proprio dissenso contro una società che, attraverso i media, dettava le regole del buongusto. Palchi improbabili allestiti in pub altrettanto improbabili, ma che oggi sono considerati alla stregua di un luogo storico, così come meritano. Centri sociali, e anche appunto, radio libere. Radio come Radio Alice, che faceva della libertà d’espressione la propria bandiera. Oggi ricordiamo il punk, il caro vecchio punk, con nostalgia.

Le radio che un tempo allontanavano quello che era considerato solo rumore folle, oggi lo cercano e lo celebrano. Radio che un tempo si chiamavano “libere” perché senza monopolio, oggi hanno comunque trovato un nuovo concetto di libertà quella di espressione dei nuovi generi musicali, delle nuove generazioni, che a differenza del punk, hanno la grande fortuna di avere voce nel loro presente.

Arianna Giago

Arianna Giago

Leggi i miei articoli

Articoli popolari

Ra(i)dio Deejay: la collaborazione continua con The Voice of Italy

Ra(i)dio Deejay: la collaborazione continua con The Voice…

RDS Academy: Valerio Scarponi si racconta a Radiospeaker.it

RDS Academy: Valerio Scarponi si racconta a Radiospeaker.it

Articoli recenti

Radioplayer: il cda nomina Massimiliano Montefusco alla presidenza

Radioplayer: il cda nomina Massimiliano Montefusco alla presidenza

Il tempo incerto non ha fermato la Deejay Ten di Bari: in migliaia fra le strade del capoluogo pugliese

Il tempo incerto non ha fermato la Deejay…

Newsletter

Rimani sempre aggiornato sulle novità del Settore Radiofonico.