Radio Capodistria, addio alla frequenza 103.1 Mhz?
In un articolo apparso sul sito della Federazione Nazionale Stampa Italiana, si riporta la notizia circa la presunta decisione, da parte dei vertici di Radio Capodistria, di oscurare la frequenza 103.1 Mhz appartenente da sempre all’emittente slovena, presente, in particolare, sul monte Nanos. Una notizia che ha fatto preoccupare molto i componenti della redazione i quali vedono influire negativamente tale decisione sul loro operato.
Infatti, gli stessi redattori ritengono che la frequenza in oggetto sia quella particolarmente vantaggiosa per quanto concerne la ricezione del segnale, verso una grande fetta di ascoltatori presenti in gran parte del territorio del Friuli Venezia Giulia e dell’Istria.
“Alcune iniziative prese negli ultimi giorni da parte della dirigenza della Radio televisione slovena, nel contesto del contenzioso italo-sloveno sulla regolamentazione delle radiofrequenze lungo il confine, ci stanno mettendo di fronte all’intenzione di togliere Radio Capodistria da uno dei suoi vettori più importanti di trasmissione”, queste le parole espresse dai redattori, in una nota in cui sembrano effettivamente contrariati da tale scelta.
Amarezza e perplessità da parte loro per la situazione che si è creata. A tal proposito, hanno aggiunto:“Auspicando che la materia venga regolata nel rispetto delle leggi e delle soggettività radiofoniche dei due paesi, non possiamo che esprimere perplessità e amarezza per la facilità con cui si sarebbe disposti a sacrificare la voce di una minoranza con una palese violazione dei suoi diritti fondamentali, in un contenzioso che le è estraneo”
Insomma, un messaggio espresso in maniera sentita per il legame professionale che i giornalisti nutrono per Radio Capodistria, i quali ribadiscono:“Togliere a Radio Capodistria la sua frequenza radio più importante equivale,in pratica, al suo spegnimento nel contesto transfrontaliero, al suo oscuramento, al suo allontanamento dalla Nazione Madre e dai suoi numerosi ascoltatori.”
Articolo a cura di Maurizio Schettino