HomeMagazineIl Gruppo Finelco in mani spagnole o britanniche?

Il Gruppo Finelco in mani spagnole o britanniche?

In un un periodo in cui qualcuno parla di crisi mediatica per quanto riguarda il settore radiofonico, il quale non ha mancato e non manca tuttora di riservarci sorprese spesso in controtendenza con il concetto di radio, tanto caro a molti, circolano notizie che di certo non passano inosservate e non solo agli addetti ai lavori del mezzo.

Pare che nelle ultime settimane vi siano stati contatti tra la proprietà del Gruppo Finelco che, ricordiamolo, annovera emittenti quali Radio Monte Carlo, Virgin, 105 e personalità editoriali leader nel panorama radiofonico inglese e spagnolo.

In particolare, determinati incontri si sarebbero tenuti con Global Radio e due gruppi ispanici denominati Kiss Fm e Atresmedia. Appuntamenti che sembrano essere stati confermati anche da Pietro Scott Jovane, Amministratore delegato di RCS, società che detiene il 44,5 per cento dell’emittenza targata Finelco.

Tra l’altro sono stati fatti accordi interni da parte dei due soci in merito proprio alla ripartizione delle quote. Ma senza voler entrare troppo nelle questioni tecniche e decisionali, ciò che sorprende, facendoci restare un po’ sbigottiti, è la questione a cui si faceva riferimento, ovvero, la presunta influenza che sembrano avere grossi network esteri su quelli del “bel Paese”.

Pensandoci bene, ormai tutto è a vantaggio degli altri; basti pensare alle tante  news che nei mesi scorsi hanno ufficializzato, da parte di importanti aziende straniere, l’acquisizione di prestigiosi colossi non lontani dall’ambito della  comunicazione, ad esempio, la telefonia, anche mobile.

Insomma, la scia sembra non arrestarsi tanto che anche la radio pare essere al centro di questa contaminazione generale, dove l’Europa osserva l’Italia tanto da decidere dove poter aguzzare l’ingegno.

Decisioni, queste, forse difficili da comprendere a fondo per noi semplici osservatori, ma che indubbiamente spingono alla riflessione e ad alcuni provocano anche un senso di sconforto nel vedere che tutto diviene preda di chi potrebbe arricchirsi su un lavoro frutto del sacrificio e lavoro proficuo di altre persone.

Staremo comunque a vedere cosa succederà nei prossimi mesi al gruppo editoriale targato Hazan. E se tutto fosse confermato? Cosa dovremmo aspettarci?

Una riorganizzazione, ma soprattutto, un nuovo modo di fare radio, tipicamente d’importazione?

A voi i commenti!

 

Articolo a cura di Maurizio Schettino

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