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Simone Maggio e Daniela Cappelletti nel drive time di Radio Italia

Tempo di cambiamenti, di rinnovi, addii e conferme per le emittenti italiane che stanno riformando i palinsesti per la nuova stagione radiofonica. A Radio Italia, Simone Maggio diventa più che una conferma.

Dopo aver intrattenuto gli ascoltatori durante i week end su Radio Italia, lo speaker radiofonico della radio solomusicaitaliana esordirà con Daniela Cappelletti nel drive time dalle 18:00 alle 21:00, dal lunedì al venerdì.

Con l’occasione, ci siamo fatti dire direttamente da Simone Maggio, le novità in anteprima del suo nuovo programma.

1. Cambio di orario e cambio di programma. Dal week end all’intera settimana: Simone parlaci di come è avvenuto il tutto e come ti stai preparando per questa “nuova prima” diretta da lunedì 3 settembre.

Inaspettato direi, come la maggior parte dei cambiamenti. Un pigro martedì pomeriggio (come recitava il monologo di The Big Kahuna) mi ha chiamato il boss, Mario Volanti, chiedendomi la disponibilità per la fascia 18-21, mi è partito un “siiiii” super entusiasta ed eccoci qua. Condurrò la fascia con Daniela Cappelletti, un vero vulcano di energia e simpatia; negli scorsi mesi abbiamo rodato la nostra coppia nel weekend divertendoci molto. Sappiamo che è un programma importante con molto pubblico all’ascolto e che abbiamo una responsabilità niente male ma noi abbiamo già le maniche rimboccate e la testa bassa.

2. Spostare uno speaker in altre fasce orarie (sempre nella stessa radio) pensi che possa avere conseguenze in qualche modo anche negli ascolti?

Dipende. Il drive time di Radio Italia è stato condotto per moltissimi anni da Fio (Fiorella Felisatti) che è un pezzo da novanta della radiofonia italiana ed è molto amata da nostri ascoltatori. Sono sicuro che un piccolo “shock” ci sarà però confido anche nel fatto di aver avuto modo, in questi cinque anni a Radio Italia, di instaurare un buon rapporto con il nostro pubblico e di partire da quello per accompagnare il cambio di voci e costruire una nuova e solita abitudine. In generale, la radio si inserisce spesso in routine giornaliere legate a spostamenti e occupazioni varie; l’idea è di diventare per tutti coloro che vorranno ascoltarci, una consuetudine simpatica e leggera con ovviamente al centro la grande musica italiana. 

3. Se potessi decidere tu a che ora trasmettere, con chi farlo e come chiamare il tuo nuovo programma su Radio Italia, cosa sceglieresti?

Sai che non ne ho la più pallida idea? In questi anni di radio ho condotto varie fasce ed in ognuna di queste ho incrociato un’audience in parte diversa. Ogni tanto ricevo messaggi da parte di ascoltatori che mi sentono per la prima volta e credo sia una cosa meravigliosa. Penso che faccia ben comprendere come nel nostro lavoro l’ ascoltatore vada “conquistato” ad ogni intervento e che non si debba mai dare nulla per scontato o peggio che ci possa adagiare su allori et similia. Ho lavorato con grande piacere in questi anni con Francesca Amendola con cui ho co-condotto la fascia pomeridiana del finesettimana; siamo diventati amici e abbiamo credo raggiunto una bella chimica in diretta. Ogni coppia, o trio, poi ovviamente è una storia a sé e non basta avere una simpatia umana o stima professionale per fare un buon programma. Di conseguenza non saprei rispondere esattamente alla tua domanda; sento molto vicino come spirito e tipologia di sarcasmo Mauro Marino, con il quale sono sicuro mi divertirei molto in onda.

4. Da laureato in psicologia e da speaker, qual è il miglior metodo per prepararsi ad un gran momento come questo? Magari qualche trucchetto “scaccia ansia” che usi anche tu, se lo usi, prima di andare in onda…

Partiamo dal presupposto che sentire un po’ di ansia in queste occasioni non è necessariamente un male; anzi può aiutare a rimanere vigili e concentrati come richiede un debutto importante come questo. Faccio poi attenzione ad aspetti semplici ma importanti legati al corpo come: aver fatto una bella dormita la notte precedente o non fare pasti pesanti prima della diretta tipo all you can eat o giropizza per intenderci. Anche una bella corsetta con i suoi ormoni del buonumore può essere utile, chiaramente non proprio a ridosso della diretta. In ultimo a livello psicologico, faccio un po’ di rivalutazione cognitiva: cerco di dare un significato positivo a quello che provo e questo mi aiuta a regolare meglio le mie emozioni. Il significato che attribuiamo a quest’ultime può fare davvero la differenza: ecco perché per stasera penserò alla volte che ero un po’ in ansia ed è poi andata molto bene o al fatto che non sono “nervoso” bensì eccitato (due cose ben diverse) all’idea della prima diretta in questa fascia. 

5. Sei il docente di conduzione radiofonica di Radiospeaker.it nella sede di Milano, è più complicato insegnare a “fare radio” oppure imparare a farla?

Nella formazione ogni docente si confronta con il classico triangolo della conoscenza e della sua trasmissione: sapere, saper fare e sapere insegnare. Tre aspetti molto diversi di qualsiasi professione. Io ho cercato di lavorare su tutti i fronti. Formalizzare un sapere molto intuitivo e spesso poco “pensato” come quello della conduzione radiofonica è una bella sfida; riflettere su cosa si sta facendo e perché, ti fa rendere conto di come molte pratiche siano molto davvero efficaci mentre altre lo siano meno e del fatto che spesso siano ostaggio del famoso “si è sempre fatto così”. La radio in questi decenni è molto cambiata così come gli stili di conduzione e le tecniche; poter insegnare un approccio contemporaneo e fresco, tenendo conto dei fondamentali di questo lavoro, è stata una bella sfida e molte volte mi ha fatto mettere in discussione e cambiare alcuni aspetti della mia conduzione stessa. Educare, come avrebbe detto Freud, è un compito impossibile e credo che questo paradosso sia un buon punto di partenza per chi vuole appunto insegnare qualcosa a qualcuno. In questi cinque anni credo di aver dato molto ma forse di aver appreso ancora di più. La meraviglia e la curiosità che ho visto negli occhi dei miei allievi, le domande e osservazioni critiche sono state, e sono, una miniera di stimoli e riflessioni. Infine, parlando strettamente di rapporto docente-discente ho sempre cercato di instaurare un clima di fiducia e positivo in cui persone di età e background differenti potessero apprendere qualcosa di questa arte meravigliosa in serenità e divertimento. Per ognuno di loro ho cercato sempre di valorizzare i punti di forza e di lavorare insieme sulle cosiddette “aree di miglioramento”; spero di esserci riuscito la maggior parte delle volte. Non posso non ringraziare Giorgio D’Ecclesia di avermi dato questa bella opportunità di crescita professionale e umana.

Intervista a cura di Matteo Rossi
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