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I tormentoni, che ricordo!

I tormentoni, che ricordo!

Quando la radio passa i tormentoni l’estate è garantita, se non ci sono tormentoni che stagione è?

Successivamente ad uno spunto del TG2, durante lo scorso 11 agosto nell’ultimo servizio dell’edizione delle news delle 13:00, provo a dettagliare le motivazioni per cui non ci sarebbero tormentoni, sebbene la “muchacha troppo sexy” ci abbia provato! Ci sarebbero alcuni timidi tentativi in circolazione, da parte di alcuni artisti, ma nessuno tra questi ha ottenuto la gloria che generalmente i tormentoni incassano.

Per tormentone, come la parola stessa, s’intende un pezzo musicale dotato di ritornello molto orecchiabile, da imparare facilmente a memoria e cantare a loop: una canzone in grado di dare tormento. Un pezzo può definirsi tormentone se oltre ad essere trasmessa dalle radio o dalle tv, viene scelta dai bagnanti sui jukebox, nelle discoteche o nei villaggi turistici: se è possibile ascoltarla ovunque.

Oltre alla musicalità, fattore centrale in grado di rendere un pezzo “tormentone”, gli altri elementi da considerare sono molteplici: l’artista e la sua mise, da renderlo facilmente riconoscibile e lanciare nuove mode;  la ballabilità, il modo in cui il brano viene proposto, se con delle movenze precise, da rendere replicabile il balletto; ed infine la qualità del testo, che abbia un incipit d’effetto e una efficace consecutio temporum.

Col lancio del tormentone estivo, fino a qualche decennio fa, si faceva luce su personaggi di talento, artisti, cantanti, entertainer. Anzi, presentarsi con una canzone diventava la conditio sine qua non per garantirsi l’affermazione nello show business. Basti pensare a Fiorello e alla pubblicazione di “Spiagge”, dopo il successo del Karaoke, nei primi anni ‘90. Fino a qualche tempo fa altri speaker del mondo della radio ci hanno provato.

Per la generazione dei baby – boomers il tormentone è cosa normale, per i nativi digitali è una sconosciuta invenzione da decifrare. Oggi qualcosa è cambiato, nelle logiche di mercato. Così se alcuni di noi conservano ricordi estivi di amori o simpatie fugaci associandole ad una canzone, le nuove generazioni vagano tra mp3 caricati su dispositivi digitali o brani da selezionare tramite Youtube.

L’abitudine di scegliersi la musica in base ai propri gusti è più importante delle proposte radiofoniche. Se un tempo il tormentone attribuiva una precisa identità all’estate, ora ognuno sceglie per sé, col proprio apparecchio.

L’utilizzo massiccio delle playlist e la presenza vigorosa delle case discografiche non aiuta l’emergere di nuovi talenti. I pezzi in rotazione radiofonica sono sempre gli stessi. Questo implica che la programmazione di flusso ha avuto la meglio sulla maggior parte delle emittenti nazionali.

Il dubbio che possa ritornare, in futuro, la moda del tormentone rimane un punto di domanda. Di questi tempi il modo di intendere la musica e promuoverla abbraccia altre logiche.

 

Articolo a cura di Annalisa Colavito

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