HomeMagazineI 40 anni dalla nascita della prima Radio libera italiana

I 40 anni dalla nascita della prima Radio libera italiana

Spesso l’amore per la radio, soprattutto ai veterani, spinge a ricordare i momenti più belli trascorsi in quelli che sono stati i luoghi dove qualsiasi speaker ha cominciato ad approcciarsi al mezzo, provando così l’emozione e la voglia di non abbandonarlo mai.

Esperienze intense che hanno dato il via ad un percorso fantastico e ricco di quell’inimitabile fascino che a molti ha permesso di raggiungere risultati abbastanza soddisfacenti.

I ricordi si perdono, tra questi forse ad alcuni sicuramente saranno riaffiorati quelli legati alla prima radio libera italiana, Radio Bologna, che il 23 novembre del 1974 partì con la sua programmazione, spinta dal desiderio di dare voce a tutti, in modo particolare, alla gente comune, che spesso veniva “oscurata” dal monopolio mediatico.

Quindi, operai, studenti o le persone dei quartieri, che, grazie all’emittente bolognese, usufruivano di un canale di sfogo verso tutte le problematiche che attanagliavano la comunità.

Grande risalto, indubbiamente, anche all’aspetto prettamente musicale con la selezione di brani tratti dal repertorio jazz, oltre alla realizzazione di importanti e prestigiose interviste a figure di spicco del panorama giornalistico ed editoriale italiano.

Ed uno dei punti di forza di Radio Bologna era proprio questo: essere “libera” a tutti gli effetti.

Non a caso al progetto dell’emittente aderirono organismi come sindacati, consigli di zona, cooperativa Artigiani e molti altri. Così come artigianale era l’impianto con il quale veniva diffuso il segnale, sfidando così la leadership detenuta da mamma Rai.

Una messa in onda, tanto discussa e presa di mira proprio dai vertici della tv di Stato, che approntarono misure preventive e di monitoraggio verso quel sistema di ricezione effettivamente competitivo e nello stesso tempo, altamente qualitativo, nonostante la  rudimentale struttura.

Un’opera di controllo che alla fine portò inevitabilmente alla chiusura delle trasmissioni di Radio Bologna, prive di licenza. Insomma, una radio della gente fatta dalla gente.

I contenuti, infatti, erano prodotti da volontari, prevalentemente studenti o impiegati, a stretto contatto con la quotidianità cittadina, inseparabili con i loro registratori, sempre pronti a captare pareri e obiezioni in merito ai problemi più disparati.

Memorabile la reazione di chi, sintonizzandosi sulla frequenza Rai, beccava il segnale bolognese, senza però cambiarlo. Ma restando lì, interessato ad ascoltare le vicende della propria città; questioni serie, potremmo dire, preludio di quello che sarebbe stato l’attuale reportage di fatti, magari di cronaca, ancora irrisolti.

Tanti i ricordi così come tante sono state le emozioni, comprese le soddisfazioni, nell’aver raggiunto prematuramente un risultato con un modo di lavorare e documentare che è stato, potremmo dire, da modello, anche per l’attuale sistema giornalistico nazionale.

In ogni caso, viva la  Radio e bravi coloro che non dimenticano le proprie radici, fonte di grandi successi!

 

Articolo a cura di Maurizio Schettino

 

 

 

 

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