HomeMagazineDemolito il centro Radio Marconi per edificare un impianto commerciale

Demolito il centro Radio Marconi per edificare un impianto commerciale

«La distruzione del Centro Trasmittente di Budrio della  RAI, sito nel Comune di Budrio, su terreno di proprietà del Comune di  Bologna, è veramente una cosa vergognosa e deleteria». Questo è lo sfogo a cui si lascia andare Elio Antonucci  sul blog Notizie dalle valli del Reno e del Setta. Il suo appello, però, è rimasto inascoltato. La ruspa, infatti, ha raso a zero l’ex centro trasmittente Rai ad onde medie voluto da Guglielmo Marconi e a lui intitolato che rappresentava un simbolo della storia della radio, ma anche della memoria storica italiana.

La stazione radio di Budrio sorgeva su un terreno di proprietà del comune di Bologna che, per volontà del duce, lo destinò a tale scopo. La stazione fu operativa a partire dal 1936. Guglielmo Marconi si dedicò con impegno e amore alla sua costruzione ma, già gravemente malato, non potè essere presente all’inaugurazione. Lo scienziato bolognese affidò quindi al fedele collaboratore Marchese Luigi Solari il suo messaggio per l’evento: «Parlare a Bologna – aveva scritto Marconi – non è per me lo stesso che parlare a Londra o New York: colà posso parlare sotto la guida della mente, a Bologna potrei parlare solo con la guida del cuore».

La stazione, messa fuori servizio durante la seconda guerra mondiale, fu riattivata nel dopoguerra dai tecnici Rai. L’amore di Marconi per la sua città però sembra non essere stato ricambiato. La palazzina, infatti, è stata sacrificata per interessi commerciali.

Tutto inizia circa dieci anni fa, quando l’amministrazione di Budrio aveva progettato di destinare l’area a scopi commerciali. Si erano dimostrati molto interessati alla possibilità di costruire nella zona il produttore di patatine Pizzoli, con lo scopo di erigere un nuovo stabilimento, e il gruppo Maccaferri, per edificare un nuovo centro commerciale.

All’inizio del 2012, Rai Way dichiarò spente le trasmissioni in onde medie dall’impianto di Budrio. Le proteste dei radioamatori italiani, sostenuti da Maurizio Mazzanti capogruppo della lista “Noi per Budrio” e dal capogruppo grillino Antonio Giacon, riuscirono a smuovere la Sovrintendenza Provinciale per i Beni Culturali che iniziò a valutare la possibilità di porre un vincolo sulla palazzina. Ma la Direzione Regionale per i Beni Culturali decise infine per il semaforo verde all’abbattimento: la palazzina infatti non avrebbe raggiunto la qualità architettonica necessaria per dichiararla di interesse storico artistico.

Sul sito Radiomarconi.com potete leggere le proteste contro la decisione nonché guardare diverse foto: “Ecco l’ultima foto – si legge amaramente sul sito – di quello che qualcuno ha definito rudere”. Sembra inoltre che la ruspa abbia raso al suolo, oltre alla palazzina, anche 37 alberi di pregio, col diametro del fusto fino a 110 cm. Adesso però la Pizzoli e anche il gruppo Maccaferri non sembrano più interessati a costruire in quei terreni. La palazzina Rai Way di Marconi non c’è più ma rimangono le polemiche, sia da parte di maggioranza e opposizione, sulle rispettive colpe e responsabilità.

Fonti: Ilfattoquotidiano.it

Articolo a cura di Eleonora Corgiolu.

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