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Fabio De Vivo Speaker di M2o si racconta a Radiospeaker.it

Radiospeaker.it incontra Fabio De Vivo, Speaker che ci tiene compagnia il sabato con M2o in HD, su M2o, dalle 10 alle 12 . Una carriera ricca di esperienze tra cui quella su Rtl 102.5, dove ha condotto il programma “I Love Consolle”, dedicato alla musica dance, ma anche Deejay /Producer, Autore e Conduttore Televisivo. Insieme a lui abbiamo toccato diversi argomenti: preferirà la conduzione radiofonica o la consolle? Cosa vorrebbe cambiare del sistema radiofonico attuale? Quali i suoi consigli agli aspiranti speaker? Andiamo a scoprirlo nella nostra intervista!

A proposito del tuo “dualismo lavorativo”, se cosi vogliamo definirlo, essendo speaker e deejay, ami stare più al microfono o dinanzi a una consolle?
Come dico da qualche anno a questa parte, se dovessi scegliere la professione da buttare giù dalla torre, sicuramente non butterei quella dello speaker radiofonico, che più mi assomiglia e mi piace. Credo che nulla dia più emozione, come lo stare davanti ad un microfono e parlare alla radio. La consolle rimane uno sfogo e una passione, nonché un lavoro che faccio molto volentieri, perché talvolta serve a scaricare la tensione settimanale. Anche stare davanti alla telecamera mi piace tantissimo, ma non come fare la radio. 

Per quanto riguarda il lavoro da speaker radiofonico, come valuti il passaggio di molti personaggi televisivi dal tubo catodico all’FM?
Lo valuto come una svalutazione radiofonica, nel senso che credo molto nelle gerarchie; se una persona è speaker radiofonico, allora può svolgere questo ruolo anche nel caso faccia un’altra professione, ma non mi piace il pressapochismo, cioè chi arriva dalla televisione e va in radio, perché in quel momento è considerato un personaggio di serie D. Ci sono alcune realtà radiofoniche, che prendono determinati personaggi televisivi che in quel momento sono un po’ accantonati e li utilizzano alla radio; il risultato è un po’ meschino, anche perché la televisione è molto diversa dalla radio, al di là di quello che si possa pensare, i tempi sono molto più lenti e si da molta importanza al viso, alle espressioni, cose che in radio non esistono.

Quindi se sei un personaggio televisivo, senza aver mai fatto radio, allora non sono d’accordo che si possa diventare speaker dall’oggi al domani, essendo questa, una professione che merita rispetto. Sono molto più d’accordo invece, che uno speaker radiofonico possa diventare un conduttore televisivo, perché i tempi veloci permettono di non far annoiare il pubblico; è molto più semplice, secondo me, acquisire una mimica che non il ritmo.

C’è qualcosa che cambieresti nel sistema radiofonico attuale?
Intanto cambierei il sistema di raccolta dei dati d’ascolto, che credo sia abbastanza obsoleto e penso, pur non essendo un tecnico, che oggi sia paradossale chiamare le persone al telefono, addirittura a casa, per chiedere quale radio si ascolta. Spesso capita questo: le persone vengono chiamate e rispondono facendo alcuni nomi di diverse emittenti, tra le quali anche Radio Rai. Le persone sono portate a dire “rai” perché esso è un logo talmente riconosciuto, che viene associato ai media in genere, non solo alla televisione, tant’è che radiorai 1 per i dati d’ascolto è prima, ma credo sia assurdo anche perché credo che le radio più ascoltate siano altre, ad esempio Deejay, piuttosto che RTL, però da anni c’è Radiorai che padroneggia perché c’è un sistema sbagliato di raccolta dei dati. Se si facesse il tutto con i cellulari, dove vi è un pubblico che fruisce maggiormente della radio, o utilizzando il web, sarebbe meglio. Credo che i sistemi di raccolta dati si possano utilizzare, solo che a qualcuno forse fa comodo.
cosi.

Ascolta qui l’intervista a Fabio De Vivo, Speaker di M2o:

Intervista a Fabio De Vivo, M2o by radiospeaker.it

Cosa sconsiglieresti a un ragazzo che vuole intraprendere una carriera del genere?
Gli sconsiglierei di intraprendere una sola strada perché credo che in Italia, purtroppo, ci sia un atteggiamento controverso rispetto a ciò che si fa; ad esempio, se si fa una sola cosa in Italia, allora va bene, se invece si fa qualcosa in più, allora non si è più una persona che può avere diverse qualità o una certa ecletticità al contrario di quello che avviene in America. In America i grandi personaggi sono degli showman, basti guardare persone come Justin Timbarlake, il quale è cantante, presentatore, imprenditore, attore, lo stesso discorso si potrebbe fare per Jennifer Lopez, attrice, cantante, imprenditrice, presentatrice.

Essi sanno fare tutto, in Italia invece chi sa fare tutto è una persona che vuol tentare di fare tutto e questo secondo me è assurdo; personalmente ho sempre lottato per voler fare più cose, poi quando mi sono reso conto di non essere in grado di farne alcune, allora ho evitato, però bisogna provare; quello che invece ho provato a fare e mi è riuscito, un po’ per passione o professionalità, allora ho continuato a farlo e adesso sembra che anche in Italia qualcosa si stia smuovendo.

In molti confondono il ruolo di speaker con quello di vocalist. La differenza?
Mi sento molto prestato al microfono nei locali, nel senso che facendo radio da otto anni, ho avuto la possibilità di mettere non solo i dischi, cosa che mi piace di più, ma parlare anche al microfono, cosa che, non nego, amo di meno; quindi ho sempre adottato un atteggiamento molto più da animatore che da vocalist, non sono il classico che urla o da su le mani, ma parlo tanto, coinvolgendo le persone, facendole sentire protagoniste perché questo è il piglio che riesco a dare in un locale. E’ vero anche questo, a volte si confonde il vocalist con lo speaker, però è altrettanto vero che quando parli alla radio si percepisce che tu possa farlo anche nei locali, è molto diverso: se riesci ad adottare una tua identità allora ha un senso, diverso è il caso se si pensa di essere speaker andando in discoteca, allora è un’altra cosa; vi sono speaker che prestati alla discoteca ti fanno addormentare.

Nel momento in cui ci si propone ad un emittente radiofonica, quanto conta la dizione?
Credo che ci voglia una corretta grammatica, quindi non sbagliare determinati verbi, che poi chi non sbaglia un congiuntivo, ciò può dar vita anche ad un “personaggio”. Sconsiglio,invece, di fare dizione, magari farò strappare i capelli a qualcuno, però questo è il mio consiglio personale; a meno che una persona non abbia un accento fin troppo spiccato, credo che bisogna tenerlo, perché ti da una radice; stesso discorso per i difetti di pronuncia, ad esempio avendo questa “r” che non ho mai amato, nel mio primo anno ad RTL mi sono iscritto ad un corso di dizione ma l’ho abbandonato dopo appena un mese, perché sotto suggerimento dell’editore di RTL, Lorenzo Suraci, mi fu sconsigliato di eliminare la pronuncia e la “r”, cosi facendo non mi avrebbe riconosciuto nessuno. Effettivamente è vero; può piacere o meno, ma almeno ti da un identità.

Cosa ne pensi di Radiospeaker.it?
Impazzisco per tutto ciò che è legato alla radio, soprattutto in ambito web, perché amo il mezzo a 360°, credo tantissimo alle webradio, al digitale, ovviamente dovrebbe crederci anche qualcun’altro. Faccio un esempio; in America è già arrivato il cosiddetto WiMax, un sistema che permette al segnale radio, satellite o web, di arrivare anche in auto. Questo ha cambiato completamente l’ascolto e la fruizione delle radio in America, facciamo fatica a farlo in Italia perché ovviamente i grandi editori non vogliono, perderebbero troppi ascolti, però credo si darebbe tantissima nuova linfa a speakers, alle radio, ai marchi e cosi via e avremmo la possibilità anche di ascoltare le radio digitali. Ci sono tantissimi nuovi bravi speaker e idee da sfruttare, quindi largo ai giovani e al web. Un saluto agli amici di Radiospeaker. 

Per seguire gli innumerevoli appuntamenti di Fabio De Vivo o per confrontarsi su svariate tematiche, visitate il suo blog ufficiale, al seguente indirizzo: http://fabiodevivoblog.wordpress.com/

Articolo a cura di Maurizio Schettino

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