Linus ai giovani: Non fate programmi, nella vita conta il caso
Si è appena concluso il Festival della Tv e dei nuovi media, ormai consueto appuntamento primaverile a Dogliani, nelle Langhe cuneesi.
Come ogni anno, sono saliti sul palco diverse celebrità del mondo della comunicazione e dello spettacolo italiano: Antonella Clerici, Lodovica Comello, Claudio Bisio, Massimo Gramellini, Luca Zingaretti, Manuel Agnelli e tanti altri.
L’evento è stato accompagnato dalla partnership con Radio Capital che, oltre a tenere alcuni incontri, ha trasmesso in diretta dal box esterno al padiglione.
Tra gli ospiti di domenica pomeriggio, c’è stato anche Linus (alla sua ottava presenza al Festival), insieme a Matteo Curti, regista di Deejay Chiama Italia.
Il direttore artistico e speaker di Radio Deejay ha raccontato in breve la sua vita e i suoi 40 anni di carriera, come apprendiamo da La Stampa.
Inizialmente ha raccontato la sua infanzia a Foligno, il paese dov’è nato e che nelle scorse vacanze di Pasqua ha fatto conoscere ai figli. “Casualmente, i miei genitori dalla Puglia avevano fatto tappa in Umbria prima di approdare a Milano. Nonostante mia madre volesse rimanere in quel luogo per la cordialità degli abitanti, la vita mia ha portato a Milano dove sono diventato quello che sono oggi. A Milano nasce mio fratello, divento grande e vado in radio grazie al mio amico Silvio. Casualità: tengono me e non lui che aveva più esperienza”.
Linus ai giovani: “Non fate programmi, nella vita conta il caso”
Poi l’inizio a Radio Deejay: “Sapevo disegnare bene e volevo fare il disegnatore. La radio, però, mi ha stregato grazie alla bravura del deejay Leonardo “Leopardo”. Ho iniziato nel 1976, ma qualche anno dopo Claudio Cecchetto compra la radio, la chiama Radio Deejay e ci licenzia tutti. Fatalità: quando cercavo un altro lavoro, dopo una vacanza mi telefona e mi riassume ed entro nella sua squadra. Ne fanno parte Gerry Scotti, Amadeus, mio fratello Albertino, Marco Galli e altri nomi famosi. Dopo un mese faccio anche tv con Lorenzo e Cecchetto. Altra casualità: nel 1994 Cecchetto se ne va e L’Espresso mi chiede di diventare direttore della radio, che dopo 25 anni sta ancora bene“.