HomeMagazineNicola Savino: “A 16 anni la chiamata divina dalla radio”

Nicola Savino: “A 16 anni la chiamata divina dalla radio”

La giovinezza a San Donato, la pesante assenza del padre, la carriera in radio e il rapporto con i suoi colleghi: il dj si racconta in una lunga intervista

Nicola Savino: “A 16 anni la chiamata divina dalla radio”

Nicola Savino, conduttore di Radio Deejay, si racconta su “Specchio”, inserto de La Stampa in edicola oggi.

Inizialmente la voce milanese racconta di come si comporta in vacanza: “Di natura sono portato alla leggerezza, la maschera di Nicola Savino la indosso dal gate dell’aeroporto in poi. Mi piace staccare, è interessante la rinuncia del sé. Il dovere della simpatia non è sempre facile da affrontare, ma quello che faccio io è essere sempre gentile con chi mi avvicina per una parola o una foto insieme: credo che sia per il rispetto che devo alle persone che mi cercano”.

Dopo aver descritto il rapporto con sua figlia Matilda, Nicola rivela i giovani cantautori che ama ascoltare in questo periodo: “Molti, ma due sono fantastici: Lucio Corsi e Marco Castello. E’ esaltante scoprire che autori giovani come loro abbiano un seguito tra i giovanissimi. Poi Vasco Brondi, tra i migliori nell’Indie: mi emoziona. Ti aiutano a capire i ragazzi. Un po’ come dei corsi di aggiornamento”.

Poi la giovinezza negli anni ’80: “Sono nato a Lucca, dove viveva mia nonna con il secondo marito (il primo era morto su una mina nazista). Il secondo marito per me è sempre stato nonno, un uomo straordinario. Quando ora sento parlare di famiglie allargate, io posso solo dire che una famiglia è il posto in cui ci si sente amati. E non tutte sono uguali. Sono cresciuto con un padre sempre all’esterno, non l’ho avuto con me negli anni decisivi della mia vita. Questa è la mia ferita. Faceva l’ingegnere all’Eni. Era distrutto dai sensi di colpa per le sue assenze. Poi con l’età ho iniziato a capire meglio i perché e le sue scelte. Quando ero piccolo invidiavo alcuni bambini che avevano perso il padre. So che è assurdo ma almeno loro sapevano che il padre era morto, mentre io non capivo perché il mio fosse sempre via“.

In seguito spiega la relazione tra i genitori e la sua carriera da dj: “Non mi hanno mai ostacolato, ma ero il primo non laureato in famiglia. A 16 anni ho ricevuto una specie di chiamata divina: volevo solo la radio, passavo le giornate in radio. Dai 19 ai 30 anni non sono mai uscito di sera se non per andare a lavorare in discoteca. Una volta, mia madre mi disse: “Nico, guarda che di Renzo Arbore ce n’è uno solo”. E aveva ragione. Ho fatto due anni di economia e commercio, ma mi sono accorto che la detestavo e che tra radio e discoteca guadagnavo più dei miei genitori messi insieme. Quando il 1° aprile 1989 la radio mi ha assunto, ho smesso di studiare”.

Da lì l’esperienza a fianco dei big come Linus, Gerry Scotti, Jovanotti, Amadeus, Fiorello e tanti altri: Sono stato testimone oculare di qualcosa di straordinario. Alla fine di una serata con Albertino (all’epoca in odore di santità, era straordinariamente popolare). Tornando in macchina mi disse: “Chissà se un giorno tutto questo finirà?”. Eravamo in un vortice bellissimo. Io ero un fonico. Poi sono iniziate le serate con Fiorello e Amadeus: loro intrattenevano e io facevo il dj, un’adrenalina pazzesca“.

Nicola Savino: “Non mollo finché non molla Linus”

Nonostante il successo, vigeva il rigore:Eravamo molto inquadrati, avevamo una specie di codice. Nessuno è mai mancato in radio dopo una serata. C’era la radio prima di tutto e un patto molto forte tra di noi. Le piccole invidie ce le tenevamo dentro e andavamo avanti uniti”.

Il rapporto con Linus: Ormai ci conosciamo molto bene. Può capitare di sentire a volte la fatica, di avere qualche momento di scarsa sintonia, ma poi tutto finisce. Non ci sono mai state crisi vere tra di noi. Il rapporto è così profondo che finché non molla lui non mollo io. E’ impossibile che io dica “basta, me ne vado”. Il nostro è un rapporto tra persone che si considerano famiglia“.

Successivamente racconta il rapporto con il dj Angelo di “Ciao Belli”: “Lui sviluppa le battute e le sceneggiature dei personaggi. Io penso al soggetto, alla situazione e lui la sviluppa. E’ un grande autore comico, ancora sottovalutato, ma parla la stessa lingua di Frassica e Forrest. Una comicità stralunata e visionaria“.

Poi un messaggio al Nicola ventenne: Credi di più in te stesso e buttati con più forza nelle nuove avventure. Stesso consiglio che mi darei ora. Ho perso molto tempo quando ero più giovane per mancanza di coraggio e sicurezza”.

Infine un pensiero sulla comicità: “Con il mio lavoro rischio di vivere dando gomitate agli altri, facciamo di tutto per fare la battuta migliore, magari le pensiamo e le facciamo persino delle persone che ci stanno più care e delle situazioni più dolorose. Ma non è detto che chi riceve la battuta capisca che si tratta soltanto di uno scherzo o che sia nella condizione di accettarla. E quando qualcuno rimane ferito mi dispiace molto. Se c’è una parte brutta del mio lavoro è questa. Però vorrei che tutti capissero che non è cattiveria. E’ un lavoro duro: e qualcuno deve pur farlo”.

Nicola sarà ospite al Festival della Tv e dei Nuovi Media (di cui Radio Capital è media partner) di Dogliani (CN), il prossimo 5 settembre.

Francesco Pinardi

Francesco Pinardi

Conduttore radiofonico, speaker, giornalista e studente di Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi di Torino. Leggi i miei articoli

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