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Pippo Pelo, Speaker di Radio kiss Kiss si racconta su Radiospeaker.it

Radiospeaker.it continua il suo lavoro di ricerca e di conoscenza, intervistando alcuni dei più grandi conduttori radiofonici italiani. Oggi abbiamo contatto Cesare Falcone, meglio noto come Pippo Pelo storico speaker di Radio Kiss Kiss. Ecco come ha risposto alle nostre curiosità.

Pippo Pelo, com’è iniziata la tua carriera in radio?
Beh, molto semplice: per passione. Io sono di Salerno e un giorno, un mio amico mi chiamò per dirmi che avevano aperto una Radio, Radio Bussola 24, e mi disse: ”Pippo hanno aperto una radio perché non andiamo a fare un programma?” Così, era il 1984, avevo appena 18 anni, iniziò la mia avventura. Poi con il passare del tempo la passione è diventata un lavoro, mi sono appassionato al mezzo e tra la fine del 1989 e l’inizio del 1990 sono approdato a Radio Kiss Kiss, dove oramai lavoro da 21 anni.

Quali sono le differenze principali tra la radio attuale e la radio dei tuoi inizi?
Le differenze sono tante. Quando io cominciai, la radio stava diventando un mezzo di comunicazione alternativo alle reti pubbliche della Rai, le radio private stavano diventando network anche di livello nazionale. Era un lavoro nuovo per tutti, tanto è vero che alla metà degli anni ottanta eravamo tutti giovani e quelli che avevano iniziato allora ci sono ancora oggi nella radio. Quello che manca oggi è il ricambio generazionale. Prima s’iniziava dalle piccole radio locali, oggi le radio locali sono poche e, di conseguenza, ci sono poche giovani che si avvicinano al mezzo e ciò fa si che ci sia poco ricambio e siamo per fortuna, ma anche purtroppo, sempre gli stessi a lavorare.

Come possono essere incoraggiati i giovani a diventare speaker radiofonici?
Il problema è legato anche alla televisione. La radio nasce come passione, la televisione nasce come voglia di farsi vedere, come luogo estetico di ambizione di fama. In questo momento, forse ai giovani oggi mancano le forti passioni e questo non è facilmente inducibile, le passioni nascono da dentro. I giovani pensano che la via più breve per entrare nel mondo dello spettacolo sia partecipare a un reality, oppure andare a cantare da “Amici”, o andare all’”Isola dei Famosi”, come sconosciuti, o partecipare a X Factor. La radio nasce come passione e se questa passione è forte, può diventare un mezzo per ottenere delle soddisfazioni personali. Anche con la radio si può guadagnare molto e avere molto successo. Questo aspetto forse oggi sfugge ai ragazzi. Bisogna alimentare le proprie passioni.

Come vedi il fenomeno delle web radio?
Le web radio erano state temute, in un primo momento, dagli editori delle radio private che sono private, ma non sono più libere, questo tengo a dirlo. Credo che le web radio siano le uniche radio dove in questo momento i giovani possano esprimersi. Mi auguro che servano, soprattutto quelle delle università, a far venir fuori i nuovi talenti. Adesso sono davvero le uniche radio LIBERE dove si può dire, più o meno, quello che si pensa, cosa che ormai nelle radio generaliste non si può più fare.

Grazie mille per la disponibilità…
In bocca a lupo a tutta la redazione di Radiospeaker.it!

Articolo a cura di Giuseppe Opromolla

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