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A Tu Per Tu: storie per riflettere con Stefano Mensurati su Radio1

Di che cosa è fonte l’intervista? L’intervista è fonte di informazioni ed è fonte di se stessa, è autoriflessiva, è fonte di conoscenza sulla relazione fra la persona e il passato, e sulla relazione fra la persona che parla e la persona a cui parla, la relazione fra culture, fra bianco e nero, fra proletaria e accademico, fra donna e uomo…è questo il nodo di quello che abbiamo davanti” (Massimo Pistacchi)

L’interrogativo, il chiedersi e la curiosità definiscono un’ esigenza di conoscenza sentita da sempre, una sete di dati sul mondo e sui rapporti tra gli uomini che offre numerosi spunti di riflessione da cui ripartire in qualsiasi settore si sveli la notizia.

L’intervista è lo strumento di base utilizzato nel programma radiofonico di Radio1A tu per tu”, condotto brillantemente dal giornalista Stefano Mensurati. Una serie di dialoghi in diretta con un solo ospite intervistato, che ruota parallelamente su argomenti disparati di attualità, cronaca, spettacolo, arte e cultura. Una visione prospettica unica in cui il protagonista di turno racconta il suo progetto, la sua rinascita, la sua storia producendo riflessione e sogno in chi ascolta. Ogni incontro, storicamente accertato, si rapporta in trasparenza e soggettività, creando una memoria storica audio che resta negli archivi Rai. Ultimamente tra le file del dialogo restano nomi illustri come Joaquin Navarro- Valls, ex direttore della sala stampa del Vaticano, Marisa Grasso, vedova dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, Gianpiero Spinelli, consulente per la sicurezza e la difesa e il leggendario Eugenio Monti Colla, memoria storica della Compagnia teatrale di marionette Carlo Colla & Figli.

Il valore della realtà si costruisce sulla base della selezione dei fatti e, richiede grande responsabilità e senso critico. Nella ricostruzione di una storia, il giornalista Stefano parte quasi sempre da un fatto di cronaca. Prendiamo ad esempio la puntata del 26 aprile scorso con Joaquin Navarro che prende spunto da un evento imminente di portata storica internazionale come la canonizzazione dei Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, evento che si è materializzato il giorno dopo la diretta in Piazza San Pietro. Una giornata memorabile per la Chiesa che ha visto raccolte a Roma circa 800mila persone provenienti da varie parti del mondo. La puntata indicata segna un passaggio approfondito sulla vita e i retroscena di Karol Wojtyla. Una conversazione lineare e calma dove scopriamo anche il  primo contatto di Joaquin con il Santo Padre polacco “Un giorno, ero nell’ufficio, in quel periodo ero presidente della stampa estera a Roma, la segretaria mi si avvicina, era un poco pallida in viso, e mi diceguardi hanno chiamato il Vaticano che deve andare a pranzo con il Santo Padre. Naturalmente le dico guardi qualcuno sta prendendo in giro, chiami lei il Vaticano, torna tre minuti dopo- no che è vero. Così è stato il primo contatto diretto personale.”

Un intervista corretta e professionale vanta un ascolto “vero” che formula domande “vere” e la conversazione risulta il modello base per una buona intervista. In questo caso, Stefano sottolinea i momenti cruciali della vita di Giovanni Paolo II in un susseguirsi di riflessioni che hanno quasi un tono reverenziale, riportando tutti a quell’immagine santa e pulita, fissata nella memoria comune.

Ci sono anche casi in cui il dialogo si sofferma, per una sorta di caratterizzazione simbolica, su ricordi privati da condividere, come nel caso dell’intervistato d’eccezione Eugenio Monti Colla che riporta alla ribalta una realtà particolare e poco conosciuta dalla massa.Il teatro delle marionette non è mai stato un teatro per bambini, è anche un teatro per bambini, nel senso che gli spettacoli possono avere più piani di lettura. L’adulto può cogliere la metafora, il simbolismo che sta o, nei personaggi o nella storia che viene raccontata; in realtà il bambino coglie la superficie che può essere i cromatismi della scena, che può essere quello che succede, la fantasia della storia. In realtà gli spettacoli vanno un pochino più in là, dicono qualche cosa in più, soprattutto agli adulti perché lei mi insegna che se un adulto non ama lo spettacolo, non porterà mai un bambino a teatro.”

Un intervista può aprire spazi narrativi unici ed originali in cui l’ascoltatore può immedesimarsi e trarne nuove idee per la sua vita.

Non è facile intervistare qualcuno e, Stefano riesce sempre a risultare credibile e professionale, senza influenzare nessuno e senza interrompere il discorso, semmai lasciando il protagonista libero di esprimersi in modo autentico e schietto. Nella puntata del 3 maggio ritroviamo un personaggio dai contorni sfaccettati ma veritieri che introduce l’ascoltatore alle tematiche sulla sicurezza nazionale e la lotta alla criminalità organizzata. Gianpiero Spinelli, consulente per la sicurezza, ora impegnato in Brasile come istruttore delle forze speciali antinarcos della polizia, racconta il suo lavoro. “La mia professione consiste in consulenze specialistiche in vari settori che comprendono sia la sicurezza per l’ambito privato che Istituzionale. Praticamente formuliamo quelle che sono soluzioni integrate a 360 gradi sia a livello formativo che a livello tecnico sia per le grandi imprese sia per le Istituzioni, organizzando proprio dei programmi formativi mirati per quelle unità di polizia che lo richiedono.” L’intervista, in tal caso, diventa anche fonte di documentazione e ricerca. Una testimonianza autentica di dedizione e servizio che concretizza un modello informativo di eccellenza.

Ogni conversazione può paragonarsi ad una sorta di Bolero di Ravel, cioè ripete sempre lo stesso giro ma ne accentua la tonalità ad ogni ripetizione, procedendo per ordine e grado sempre più in profondità. Un’opportunità per raccontarsi ed un modo per incamerare nuove informazioni.

Ogni intervista di “A tu per tu” diventa così un evento, un’ incontro, un’esperienza da conservare e su cui riflettere. Perché in fondo su ogni storia spaziano culture, classi, tempi e situazioni diverse e particolari che lasciano un segno nella storia di uno Stato e di una società. Definire la materia “giornalismo” non è cosa facile, ma si può riprendere una definizione autorevole dello storico redattore del Times Wickham Steed che dichiarò fortemente “Il giornalismo è qualcosa in più di un mestiere, qualcosa in meno di una professione, una via di mezzo tra un’arte e il sacerdozio. Un vero giornalista è in modo non ufficiale, ma di fatto, un servitore pubblico il cui dovere è di servire la comunità.”

Messo al bando ogni pressapochismo il bravo Stefano Mensurati come ogni giornalista che si rispetti, riesce ad incarnare nel suo programma il ruolo istituzionale e professionale, esercitando la professione in modo corretto e imparziale. Preciso, controllato e sobrio conduce, mirabilmente ogni ospite, accompagnando l’ascoltatore in venti minuti di sana lettura di ogni storia ed ogni passato. Un buon programma per chi ha curiosità di investigare i fatti in modo serio e chiaro. Un buon servizio pubblico che regala piccole sorprese settimanali a chi desidera entrare in una notizia a 360 gradi.

Articolo a cura di Nicoletta Zampano

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