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Raquel Mantos: Alla fine andrà tutto bene

“Sei settimane senza parlare. Io. E’ come chiedere ad una cavalletta di stare ferma. Non ce la farò, non sarò in grado di stare zitta per tanto tempo. Noi che lavoriamo in radio abbiamo la fobia del silenzio, proviamo una vertigine davanti al vuoto delle pause: è uno degli effetti collaterali della professione.” (Alla fine andrà tutto bene- Raquel Martos)

Questa estate è ormai iniziata e qualsiasi sia il soggiorno estivo scelto per il relax tra mare e monti, sicuramente non può mancare nella collezione di tante radiofoniche il romanzo ironico e leggero della giornalista radiotelevisiva spagnola Raquel Martos dal simpatico e accattivante titolo “Alla fine andrà tutto bene”.

Il libro, datato 2014, punta l’attenzione con una visuale al femminile personalissima, divertente e strampalata su una delle paure più comuni per uno speaker: la possibile perdita della voce.

Un incubo ricorrente per i più ansiosi che, in realtà, si risolve in un semplice e accidentale incidente di percorso per la maggior parte dei professionisti che si giocano la loro principale attività sulla voce e il timbro. In un settore dove  naturalezza e sicurezza ne fanno da padroni, non dovrebbero nascere fobie di nessun genere, ma si sa che le storie di successo spesso seducono per la loro originale diversità e leggerezza.

La trama è semplice e non annoia. La speaker in crisi Carla Diaz rimane in silenzio forzato per sei settimane consecutive a causa di un operazione alle corde vocali e in questo tempo di riflessione e timori scopre un nuovo modo di comunicare che va oltre le parole, ritrovando il suo sé al di là di una sala di registrazione.

Una bella storia che può essere goduta in questo tempo estivo sotto l’ombrellone, sulla panchina di un parco o all’ombra di un albero, ne va un pò per tutti i gusti. E radiofonici o meno può essere la giusta formula per  rilassarsi con semplicità, sfatando vecchi miti e riflettendo sul dietro le quinte di una radio più o meno immaginaria.

Si racconta con leggerezza una paura singola concreta, ma anche una bella sfida che per uno speaker è pane quotidiano: la capacità di comunicare con le parole e con la consapevolezza di un buon ascolto. Con Carla si ride, si piange e si riflette di radio, ma anche di vita.

Forse l’unica pecca di Raquel è la prospettiva eccessivamente “individualistica” che distingue la protagonista perché, nel bene o nel male, non tutte le conduttrici radiofoniche ragionano come Carla. Ma almeno una volta ogni tanto anche  la radio può considerarsi in parte protagonista, nero su bianco, in formato tascabile.

A questo punto possiamo dirci radiofonicamente…”Che l’estate abbia inizio e buona lettura!”

Articolo a cura di Nicoletta Zampano

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