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Spotify continua a crescere ma la radio non molla

Spotify continua a crescere ma la radio non molla

Alla fine dello scorso anno, Benjamin Swinburne, managing director and head of U.S. Media Research di Morgan Stanley, importante investitore di Spotify, ha pubblicato alcuni dati sull’ascolto dei nuovi servizi di streaming in America messi a confronto con la cara vecchia radio. È innegabile: la fruizione di musica in streaming attraverso servizi come Spotify sta crescendo, ma la radio nonostante un evidente calo, non si lascia intimorire mantenendo un importante stacco da tutto il resto.

Scendendo più nel dettaglio e dando uno sguardo ai grafici – che ricordiamo, fanno riferimento a dati raccolti negli Stati Uniti – è interessante vedere quanto la radio AM/FM continui a mantenere il primato, ben distante da servizi come Soptify, Apple Music o Amazon Music.

Non è un segreto: Spotify è il maggior concorrente della radio in questo momento e non solo negli Stati Uniti. Così come tutti gli altri servizi simili, Spotify è sempre meglio integrato nelle automobili, attraverso Carplay o Android Auto mettendosi allo stesso livello della radio FM o DAB già integrata; cosa cambia? Nella maggior parte dei casi c’è la necessità di collegare uno smartphone connesso a internet… ma quello ce l’abbiamo tutti.

Il calo dell’FM a favore di Spotify

In ogni caso la differenza fra il numero di affezionati alla radio e quello degli amanti di Spotify e simili resta comunque tanta; c’è davvero da preoccuparsi? Per rispondere, basterebbe dare uno sguardo ai dati degli ultimi anni mettendoli a confronto.

Il calo dell’FM dal 2019 ad oggi in America a favore principalmente di Spotify e YouTube è perfettamente visibile in quest’ultimo grafico. Le abitudini degli ascoltatori stanno cambiando e anche molto velocemente, un po’ come è successo recentemente con la TV che si è vista sotterrare da servizi come Netflix.

Con Spotify o Apple Music in particolar modo, gli utenti sono disposti a pagare per piani premium avendo quindi a disposizione tutto il catalogo musicale senza pubblicità con playlist basate sui propri gusti; le radio invece in qualche modo quello stesso catalogo musicale “ce lo impongono” e anche se non è esattamente così, per molti il vantaggio c’è… se parliamo di radio musicali.

C’è poi chi invece preferisce la radio e lo fa anche per i contenuti in tempo reale, come l’informazione o lo sport; tutto il resto è anche disponibile in podcast ovunque.

Ma la radio, come dicevamo prima continua a primeggiare… anche sul tempo di ascolto, per quasi tutte le fasce di età. I più difficili restano chiaramente i giovani (tra i 18 e i 29 anni) che preferiscono di gran lunga Spotify alla radio.

Neanche questa è una novità; è chiaro che il pubblico più complicato da catturare sia quello maggiormente “connesso” che però non è detto che ignori totalmente la radio, anzi, ne fruisce, si, ma online.

Radio VS Spotify: il problema degli over 45

Un po’ di preoccupazione c’è anche per gli over 45 che dovrebbero essere i più legati all’FM e che stanno scoprendo troppo velocemente tutto il resto. Ricordo quando circa una decina di anni fa, fu proprio un mio prof sulla cinquantina, grande appassionato di musica, a farmi scoprire Spotify.

L’anno scorso invece ho regalato Alexa ai miei genitori (dai quali ho ereditato la passione per la radio) che oggi però interpellano lo smart speaker per ascoltare i loro artisti preferiti su Amazon Music. Paradossalmente, nonostante i dati per il momento non siano troppo preoccupanti su queste fasce d’età avanzate, non saranno mica loro il tipo di pubblico più a rischio per la radio?

I grandi network del resto stanno conquistando nuovi ascoltatori anche attraverso emittenti che trasmettano contenuti e musica mirata. Un esempio in Italia è Radio Zeta, del gruppo di RTL 102.5, fatta dai giovani per i giovani; i risultati si iniziano ad apprezzare anche grazie alla possibilità di fruizione online o addirittura in podcast dei programmi già andati in onda.

Ecco è fondamentale per le emittenti – è stato detto più volte – essere presenti su tutte le piattaforme; la soluzione che tanti editori stanno prendendo in considerazione è la creazione di canali tematici. Questo si, lo fa anche Spotify attraverso gli algoritmi e una personalizzazione maggiore dei contenuti, ma l’umanità della radio, sotto questo punto di vista, continua ancora a primeggiando emozionando.

Adriano Matteo

Adriano Matteo

Tecnico del suono radiofonico, live e broadcast, giornalista iscritto all'albo pubblicisti della Puglia e grande appassionato di radio in tutte le sue sfaccettature. Leggi i miei articoli

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