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Da dove nascono le Radio Libere Italiane?

Negli anni settanta in Italia nascono le radio libere, massima espressione di sperimentazione. Ma a quale fenomeno si ispirano?

All’inizio degli anni sessanta si sviluppa in Europa, propagandosi nei mari del Nord, un fenomeno chiamato: pirateria. Questa espressione si riferisce a stazioni “off-shore” situate in acque internazionali che trasmettono sfidando i monopoli. Proprio come in Italia per creare un alternativa alla programmazione RAI nascevano le radio libere, la stessa cosa avveniva ad esempio in Inghilterra con le radio pirata per creare un modello da contrapporre alle trasmissioni della BBC.

Si trattava di vecchie imbarcazioni abbandonate in porti e coste di alcuni Paesi nel centro dell’Europa, che venivano utilizzate da gruppi di giovani per condividere nuovi stili di vita e soprattutto la musica. Le navi potevano ospitare un piccolo equipaggio, un ponte per l’antenna, uno spazio per generatori e trasmettitori.

Nascevano così emittenti come: “Radio Veronica”, “Radio Caroline” e “Radio Luxemburg”. “Radio Veronica” iniziò le trasmissioni nel 1960 fuori dalle acque territoriali olandesi. “Radio Caroline” il cui nome costituiva un omaggio alla figlia del presidente americano John F. Kennedy, assassinato l’anno prima a Dallas, cominciò a trasmettere nel 1964. “Radio Luxembourg”, invece, era già attiva dal 1933, ma a differenza di “Radio Caroline” si riceveva anche in Italia, tanto da essere la più popolare tra i musicisti italiani di allora.

In pochi anni queste radio diventano una realtà comunicativa grazie alla quale milioni di ascoltatori abbandonano i programmi nazionali. Le stazioni pirata offrivano una nuova formula radiofonica: molto ritmo, jingle, interventi semplici e diretti dei deejay, ma soprattutto tanta musica, in particolare rock.

Dopo un periodo di maggior libertà, derivato dal sottovalutare l’importanza di questo fenomeno, si moltiplicarono le lamentele per i mancati pagamenti dei diritti d’autore, per le sempre maggiori interferenze e per i mancati introiti pubblicitari. Così, prima, ci fu una legislazione nel 1962, per reprimere la fase intensa della pirateria. Poi nel 1967 il parlamento inglese approvò definitivamente il “Marine Broadcasting Offences Act”, imponendo la vendita all’asta di tutte le apparecchiature di trasmissione. L’ultima a resistere fu “Radio Caroline”, che interruppe le sue trasmissioni nel 1979, ma nel periodo che va dal 1967 fino alla sua chiusura definitiva vide una seconda vita in cui accadde di tutto: dal ricomprare la “Mi Amigo”, la nave dal quale erano iniziate le trasmissioni, fino ai problemi economici legati alla mancata pubblicità.

Inoltre sulla scia del parlamento inglese anche negli altri Paesi europei adottarono la stessa legislazione, come in Olanda dove furono sequestrate delle navi, distruggendone l’apparecchiatura di trasmissione.

Articolo a cura di Ilaria Frosi

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