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La Radio: che Passione!

È qualcosa di magico, spesso incomprensibile, quasi inspiegabile. Siamo (e quando dico siamo intendo tutte le persone iscritte su Radiospeaker.it, nonostante il numero sia ancora più grande di quello che pensiamo) un gruppo di instancabili sognatori, uniti tutti dalla stessa passione e da una forza potentissima che ci guida: la radio.

Potevamo interessarci di bricolage, di sport estremi, di scacchi, invece passiamo gran parte della nostra giornata a sentire musica, ad ascoltare gli speaker e i programmi, a fare zapping da un’emittente all’altra. Ma non ci fermiamo qui, non ci accontentiamo, non ci basta, perché ascoltiamo i professionisti per imparare, per “rubare” i trucchi del mestiere e quei dettagli che fanno la differenza, osserviamo attentamente e cerchiamo di assimilare nel più breve tempo possibile.

I più fortunati tra noi hanno un programma e possono sfogare questa energia e questa passione davanti ad un microfono, i più tecnologici hanno preso un microfono e trasmettono via Internet oppure fanno le prove in casa e poi le pubblicano utilizzando i programmi che ben conoscete. I meno “fortunati”, anche se è una parola brutta, si accontentano di guardare e ascoltare, con gli occhi bene aperti e le orecchie dritte, in attesa di un’occasione. Tutti, però, siamo accomunati da una cosa: sogniamo e speriamo.

Speriamo che un giorno arrivi il nostro turno, sogniamo di poter lavorare e vivere di radio, pensiamo che quando capita qualcosa di positivo sia finalmente la volta buona. Ma perché? Cos’ha la radio di tanto speciale da unire migliaia di persone e da dar loro una tale spinta, una tale passione? Io me lo chiedo spesso, ma come scrivevo prima, sono arrivato alla conclusione che sia un amore che non si può spiegare, che sia più magia che razionalità, più emozione che pensiero.

Però ho cercato di dare una risposta, questa è la conclusione che ho raggiunto e che voglio condividere con voi: ho avuto la possibilità di andare più volte in uno studio radiofonico negli ultimi anni, per condurre un programma, per la redazione o semplicemente come ospite/pubblico e in tutti e tre i casi l’emozione è sempre la stessa, fortissima. Non è però quel tipo di emozione che ti spaventa, ti agita, ti blocca, e nemmeno quella che non ti fa stare fermo per l’adrenalina o ti fa straparlare. È un’emozione sincera, che ti permette di rimanere sempre concentrato, ma allo stesso tempo di divertirti, di essere preciso ma spontaneo, che ti permette di controllare la tua energia, ma anche di lasciarti andare.

Mi sono lasciato coinvolgere, trascinare e ho sempre raccolto quello che di più positivo e bello mi offriva quella scarica di adrenalina. E poi non vuoi più smettere, non ne hai mai abbastanza. Credo sia proprio questo il trucco, il nocciolo della questione: la radio non stanca, quando finisci il programma non vedi l’ora di tornare e ricominciare, la radio non ti fa mai fermare, ogni parola, notizia, canzone, discorso, incontro, può essere materiale per una trasmissione. La radio ti chiede tutto e per essere “sul pezzo” le devi dare tutto.

Sono sempre stato convinto che “fare radio” sia una sorta di stile di vita, non una professione, e radiofonici lo si è dentro, non lo si diventa col tempo. Per me fare radio, essere in radio, è un bisogno, una necessità, come mangiare o riposare. È un amore che non si spiega, ma che non puoi rifiutare perché ti arricchisce e ti fa diventare una persona migliore, più solare, disponibile e serena. Per non parlare poi delle emozioni che si vivono durante una diretta, ancora più difficili da capire e da spiegare, che arrivano tutte insieme e ti colpiscono all’improvviso, per poi non lasciarti più.

È una sensazione che si vive sulla pelle, che non si può raccontare a amici e parenti, che però sono contento di aver visto provare a tutti coloro che sono passati anche solo per pochi minuti all’interno di uno studio radiofonico. È inutile, la radio contagia tutti, su questo non si discute. E potranno dire quello che vogliono, nessuno la ascolta, la radio non è più quella di una volta, è un mondo di privilegiati, si lavora poco, sono capaci tutti a fare radio, ma noi sappiamo bene che la radio è qualcosa di più e non ci facciamo toccare da queste critiche inutili e dette senza cognizione di causa.

Poi ci auguriamo che anche in questo mondo cambino le cose il più presto possibile, che si possano tornare a fare investimenti importanti, che venga premiata la meritocrazia e il talento invece che il nome e la popolarità, che venga dato spazio a nuove voci e vengano aperte le porte a quelli che con grande professionalità svolgono il loro lavoro. Queste e tante altre cose devono cambiare, è vero, non cambia però l’amore che ci lega a questo mezzo e a questo lavoro, un amore di cui non dobbiamo dare conto a nessuno e di cui non dobbiamo dare spiegazioni, perché è dentro di noi ed è l’unica cosa che conta.

E voi, perché amate così tanto la radio?

Articolo a cura di Nicola Zaltieri

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