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Gavetta Radiofonica: fare gli animatori aiuta?

Reduci da un’estate calda e ricca di divertimento, in molti ormai staranno riprendendo la routine quotidiana di sempre, tra svariati impegni lavorativi e non. Tanti magari durante la stagione calda, probabilmente saranno stati ospiti di uno dei numerosi villaggi turistici che ogni anno solitamente sono affollati di persone, desiderose di trascorrere giornate in completa spensieratezza, grazie anche al coinvolgimento dei tanti animatori, sempre presenti.

A proposito di quest’ultimi, c’è da notare che proprio il ruolo di intrattenitori durante i mesi estivi ha riguardato anche molti degli speaker professionisti che tuttora sono “on air”, i quali, nel corso della loro passata gavetta, hanno ricoperto tale veste, risultata, da un certo punto di vista, particolarmente vantaggiosa in vista del lavoro in radio.

La spontaneità e l’interazione dal vivo con il pubblico, elementi che hanno permesso di rompere quell’imbarazzo che solitamente si ha agli inizi, influente soprattutto nei ragazzi con un carattere introverso. Anzi, in molti casi, il lavoro di animatore ha permesso ad essi di superare la timidezza ed essere vincenti in campo professionale.

Sono gli stessi conduttori radiofonici a ricordare, in maniera nostalgica, le prime esperienze in pubblico sulle spiagge d’Italia, momenti fondamentali per la loro crescita e capacità d’improvvisazione, applicata poi anche all’interno di uno studio radiofonico.

C’è però un’ indubbia differenza dovuta alla diversità di contesto tra un approccio al microfono in villaggio e in radio, soprattutto in rapporto al pubblico all’ascolto.

In una location balneare, si ha piena consapevolezza del target che si ha di fronte, in radio la varietà di fasce orarie e la difficoltà di sapere realmente chi ci sia dall’altra parte, impone al conduttore inevitabilmente un atteggiamento forse “previdente”, anche in relazione alla trattazione degli argomenti, affrontati secondo un linguaggio che non sia controproducente sia per chi ascolta ma anche per la figura dello speaker stesso, attento a non dover fare “passi falsi”.

Cambia, quindi, il linguaggio, anche in riferimento al tono utilizzato, ben controllato e non proteso ad un atteggiamento che potrebbe far pensare a quello di un possibile “vocalist” da discoteca.

In ogni caso, godere di un’esperienza maturata in contesti marittimi come animatori potrebbe essere da sprono per intraprendere una carriera nel mondo della radiofonia, pur coscienti però che quest’ultimo è fatto di altrettanta preparazione, attenta e mirata, ai fini di una conduzione che sia in linea con l’emittente in cui si trasmette.

Certo, l’improvvisazione e la capacità di non fare “scena muta” in diretta è assolutamente indispensabile, ma a questa deve aggiungersi ciò che molte volte abbiamo analizzato anche nei nostri articoli, detta in sintesi, la perfetta fusione di musica e parole in un flusso sonoro o di programmi in grado di rendere partecipi gli ascoltatori, magari distanti mille miglia da noi, eppure affascinati da quella “voce” che fa da colonna sonora delle proprie giornate.

Articolo a cura di Maurizio Schettino

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