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Intervista a Max Parisi di RTL 102.5

Intervista allo speaker di RTL 102.5

Intervista a Max Parisi di RTL 102.5

Lui è uno speaker radiofonico, ma anche un giornalista oltre che un volto noto della
TV. Sì, perché Max Parisi, voce storica di RTL 102.5, è uno di quelli che non si è accontentato di fare bene il proprio lavoro, ma lo ha fatto da subito in tutti i campi e continua a farlo.

Noi di Radiospeaker.it lo abbiamo intervistato e abbiamo scoperto – manco a dirlo – un personaggio a tutto tondo.

La tua voce è quella di uno speaker radiofonico a tutto tondo. Hai raccontato una volta di come la tua maestra di seconda elementare abbia notato il tuo modo di parlare “da telegiornale” e, in effetti, tu giornalista lo sei diventato per davvero. Due amori, quello per la radio e per il giornalismo, che con te si sono sposati perfettamente.

“Diciamo che ho unito utile e dilettevole. Il mio approccio alla radio fu di stampo giornalistico, avendo “esordito” con radiocronache di calcio e servizi sportivi legati alla pallavolo, visto che a Cuneo (città dove sono cresciuto) negli anni ’90 questa disciplina rappresentava una vetrina importante che ha formato parecchi colleghi che ora lavorano in testate importanti.

La radio locale era però un mezzo che ti metteva in condizione anche di provare a coprire altre mansioni. Parlare al microfono non solo per occuparsi di sport, ma unire anche la passione per la musica. Ho avuto quindi modo di mettermi in gioco fina subito come “intrattenitore  puro”, ma ho sempre sentito che la mia natura “radiofonica” è sempre contaminata dall’informazione.

Ho lavorato in molte redazioni radiofoniche (RTL, R101, Radio24, CNR) in questi ultimi vent’anni imparando ogni giorno qualcosa di nuovo. La radio è da sempre immediatezza, “improvvisazione”, immaginazione, intrattenimento, ma soprattutto informazione nel senso più alto del termine.

Il giornalismo comunque è stato il mestiere che mi ha permesso di crescere e “sopravvivere” al fianco della Radio, sostenendomi e aiutandomi a maturare anche in periodi complessi della vita privata e professionale.

La tua carriera ha avuto inizio dalle radio locali, da Radio Piemonte Sound a Radio Veronica One, fino al tuo approdo a RTL 102.5 nel 1999. Una storia che dura da più di vent’anni, unendo radio e televisione. Come è stato l’approccio con la TV?

“Ho avuto la fortuna di essere uno dei pionieri in questo tipo di transizione dalla radio “solo voce” alla ormai detta “visual radio”.

Nel 2001 ero nel team che Lorenzo Suraci creò dietro al progetto di Hit Channel, il primo esempio di radio in tv. Progetto che mi ha permesso anche di lavorare spalla a spalla con mostri sacri come Leopardo, Oldani, Ringo, Antonio Gerardi, Andrea De Sabato, Grant Benson… cioè gente che io ascoltavo dall’altra parte dell’altoparlante!

Insomma un’avventura che già iniziava sotto i migliori auspici, poi diventata sogno quando la direzione del canale fu data a Claudio Cecchetto. Io, mi sedevo allo stesso tavolo nelle riunioni con Claudio Cecchetto. Per chi ha iniziato ad amare la Radio tra la fine degli anni ’80 e primi ’90 era un po’ come sedersi alla destra del Padre. (Perdona la blasfemia).

Insomma con Claudio la radio-televisione salì di livello.

Su Rtl questo concetto sia è evoluto notevolmente e ormai è una quotidianità riconosciuta e apprezzata ovunque.

In quegli anni le telecamere erano una cosa che davvero vivevamo con naturalezza e credo di aver imparato a ritenerla una presenza che nulla toglie alla spontaneità della trasmissione. Da molti anni penso che l’integrazione tra radio e tv sia importante se fatta con criterio.”

Il tuo programma, in onda il sabato e la domenica dalle 13 alle 15 in “Miseria e Nobiltà Weekend”, ti vede a fianco di Paola Di Benedetto. Cosa significa per te condurre in coppia?

“Nella mia carriera mi è capitato spesso di lavorare in coppia. Con colleghi e colleghe. A me tutto sommato piace condividere il microfono, anche se ovviamente ci sono condivisioni più o meno “armoniche”.

In generale sono piuttosto adattabile e difficilmente si creano tensioni con i miei partner radiofonici. Certo nel tempo alcune avventure mi hanno fatto passare dei momenti di radio meravigliosi condivisi con splendidi colleghi/amici. Cito, ma solo per eccesso di affetto, Alessandro Marabotto (con cui lavorai ai suoi esordi a Cuneo), Andrea De Sabato, cito Mario Capanna: formidabili quegli anni (di Hit Channel), Fabiana Sera (breve ma intenso), e ultimo in ordine di tempo il mio socio di RockMorning Tobia Dell’Olio (anche se adesso siamo un trio perché come succede in tutte le coppie arriva sempre un terzo incomodo…).

Infine, capitolo a parte su Rtl dove ho l’onere e onore di trovarmi spesso affiancato a bellezze mozzafiato come è stato per gli ultimi tre anni con Raja Bezzaz e ora con Paola Di Benedetto. So che il “mondo radiofonico” spesso storce il naso quando i “network” ingaggiano ragazze note anche (magari solo) per la loro bellezza o perché personaggi tv. Ma nella mia esperienza ho incrociato serie professioniste che sanno imparare e che amano davvero il mezzo radiofonico. Raja è un vero vulcano e Paola ha un talento davvero cristallino, oltre ad una genuinità davvero unica.

Sono fortunato.”

Sei un volto e una voce nota in tutto il Paese, ma chi è Max Parisi lontano dal microfono e dalle telecamere?

“Dopo alcuni anni un po’ più bohémien, mi sono sposato con una ragazza californiana (Louise) e ho avuto con lei due meravigliose ragazze che ora hanno 15 e 10 anni. La più grande è andata a fare il liceo in California, la più piccola affronta qui con noi la terribile pandemia. Di fatto ora sono un “family man”. Nulla più.

Ho la fortuna di fare il lavoro che sognavo da quando avevo 7-8 anni e cerco di vivere la vita impegnandomi nella comunità civile a cui appartengo. Niente di particolare. Sono una persona tendenzialmente riservata e anonima.”

La tua professione è una delle più ambite, specie per la nuova generazione. Quali sono le cose che consiglieresti e quelle che non consiglieresti di fare a un aspirante speaker?

“Bella domanda. Io di errori ne ho commessi parecchi, spesso legati al carattere a volte per ignoranza e ignavia. Consiglierei sicuramente di provarci, perché quello è stato uno dei mie più evidenti limiti in alcune circostanze.

Oggi fortunatamente sono cadute molte barriere e si possono raggiungere più facilmente direttori o altre figure importanti di radio e tv.

Sconsiglio decisamente di sentirsi “arrivati” o sottovalutare l’esperienza che, proprio per l’immediatezza e la rapidità del mezzo radiofonico, serve per gestire la quotidianità di questo lavoro.

Altro davvero non so. Perché molte volte la passione per questo lavoro non mi ha fatto davvero capire se tutte le scelte che ho fatto alla fine sono proprio giuste o sbagliate.”

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Valentina Carmen Chisari

Valentina Carmen Chisari

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