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Lorenzo Suraci: la radiovisione non è un surrogato della TV

Lorenzo Suraci: la radiovisione non è un surrogato della TV

Secondo l’ultima indagine del Censis, il nuovo format radiovisivo ha ottenuto un enorme successo in Italia, dimostrando che agli utenti piace seguire e vedere la radio anche in tv.

A questo proposito, in una recente intervista pubblicata su Billboard.it, il presidente del network RTL 102.5, Lorenzo Suraci, racconta la genesi della radiovisione, di cui è stato pioniere in Italia.

 “La radiovisione è nata dalla volontà di fare radio con tutta l’evoluzione tecnologica che potevamo avere a disposizione. Vent’anni fa, quando andai la prima e unica volta a Las Vegas, ad un’importante fiera prodotta dalla National Association of Broadcasters, per capire le novità sul mondo della radiofonia, mi accorsi che si parlava solo di immagine in relazione alla radio, come se questo mezzo fosse quasi inesistente. Fu un’illuminazione.” e prosegue, “pensai allora che i messaggini, gli SMS che poi spesso arrivavano dai nostri ascoltatori, sarebbero potuti diventare un’interattività intelligente a disposizione dei conduttori e immaginai di spostarli su un’altra interfaccia come quella televisiva, ispirandomi proprio alla vittoria dell’immagine sul mezzo radiofonico nel NAB Show. In quel momento nacque l’embrione della radiovisione.

Cosi nel Febbraio del 2001 esordì il primo canale satellitare “102.5 Hit Channel, visibile tramite decoder. “La cosa era affascinante perché vedevamo l’interazione dei nostri disc jockey, come Federico l’Olandese Volante, con gli SMS che venivano visualizzati. Si differenziava dai canali video musicali perché, per esempio, Videomusic mandava una sequenza di video senza quel tipo di coinvolgimento del pubblico.” E qualche anno più tardi, nel 2005, nacque la prima radio satellitare RTL 102.5 e con lei la radiovisione.

Lorenzo Suraci sull’avvento della radiovisione in Italia

Suraci spiega che, inizialmente, ha dovuto convincere i suoi conduttori che si trattava di un progetto innovativo e rivoluzionario: “Tanti erano convinti che la radio fosse il teatro della mente ed era complicato scalzare tutti quei preconcetti in chi faceva quel mestiere da anni. Per di più io non volevo replicare i format televisivi. Dovevamo fare qualcosa di innovativo, di particolare e non volevo assolutamente niente di registrato e di finto come accade spesso in TV. Volevo tutto live.”

Poi, ancora, sottolinea: ” Non è facilissimo replicare il nostro sistema, la radiovisione non è un surrogato della TV. E in televisione ci sono gli scenografi, gli autori, insomma centomila figure per mandare avanti un programma. (In radio) i conduttori seguono una certa scaletta sul computer che gli dà tutti i tempi ma sono loro i registi di se stessi.

Per me la radio deve essere sempre fatta dal vivo in diretta, e non è un mestiere per tutti fare la radio in diretta.”

E riguardo il suo interesse verso le nuove generazioni, sia in qualità di ascoltatori, sia di conduttori, ha affermato: “Ho un’attenzione fortissima per le nuove generazioni. Sin dall’inizio della creazione della radiovisione, sono stato sensibile alle nuove evoluzioni tecnologiche e sarebbe strano non essere anche attento ai cambiamenti di gusto nel corso del tempo. Per questo motivo mi piace far crescere tramite i nostri canali anche nuovi conduttori e giornalisti. Ed ecco che mi sono creato dei satelliti attorno a RTL 102.5, come per l’appunto RTL News, con ragazzi di vent’anni che sono già ben istruiti e che si mettono in gioco per noi.”

Bisogna avere un enorme rispetto di quel microfono che hai davanti, bisogna saperlo utilizzare con il cervello. C’è un’enorme responsabilità.”

Mariele Scifo

Mariele Scifo

Redattrice web. Con i sogni, sbagliati, nel cassetto... Leggi i miei articoli

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