Radio Rai ricorda, per festeggiare i 100 anni della radio
Al via oggi, 2 Giugno, in occasione della Festa della Repubblica, Radio Rai ricorda per ricostruire e raccontare i 100 anni della radio italiana.
Come scrive Walter Veltroni ne il corrirere.it, “Cento anni di radio. Passando dall’Eiar, dalla Rai, dalle radio locali, dai gruppi nazionali privati, fino alle radio web. La nostra vita quotidiana, e quella di due secoli, è stata scandita dalla radio. Che è riuscita, nonostante sia priva delle esplicite suggestioni delle immagini, a restare viva. Come i libri, in fondo, la radio fa pensare, immaginare, sognare.
Il programma Radio Rai ricorda, che nasce da un’iniziativa di Radio Rai insieme a Radio Uno Rai, è strutturato in sei puntate della durata di un’ora, per raccontare i principali eventi sociali, politici, culturali e sportivi attaverso le trasmissioni radiofoniche dell’epoca, contenuti d’archivio e documenti audio inediti. Così sarà possibile scoprire e ascoltare le voci di Luigi Pirandello, o Lev Tolstoj, del maresciallo Armando Diaz, della prima annunciatrice Rai Maria Luisa Boncompagni.
RRR, su Radio Rai al via Radio Rai ricorda
Il programma è curato da Walter Veltroni insieme a Andrea Borgnino, responsabile di Radio Rai Techetè, la ricercatrice Elisabetta Malantrucco e il regista Alex Messina, con i quali Veltroni ha “cercato ovunque i documenti del nostro tempo, per restituire, come spero siamo riusciti a fare, il sapore di una storia vissuta dai nostri padri e nonni. Molto è andato disperso, per colpa della scarsa coscienza della memoria che c’era un tempo, dell’incuria, talvolta della censura.”
E a tal proposito Walter Veltroni propone la realizzazione di un Museo dell’Audiovisivo, una struttura parallela agli Archivi di Stato, “un luogo fisico e digitale, in cui archiviare tutto quello che viene trasmesso a livello nazionale e locale”, quale patrimonio della memoria collettiva che va conservato e tutelato.
“Perché la memoria del Novecento, e ancor più quella di questo secolo, è fatta di voci, immagini, dati. Disperderla per incuria, come è avvenuto per molte voci degli anni trenta, quaranta e cinquanta, è un delitto. È lesa memoria.”