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La Situazione Lavorativa nelle Radio Italiane

La situazione lavorativa in campo radiofonico sembra essere critica. Non tanto per quanto riguarda gli ascolti, l’interesse o il seguito che ha la radio. Da quel punto di vista, dati alla mano, per fortuna sembra che la radio piaccia ancora a buona parte della popolazione italiana e forse (la butto lì), non soffra il complesso da “perdita di ascolti” che può vivere la televisione dell’ultimo periodo. C’è anche da ammettere che dal punto di vista televisivo le novità sono poche, l’offerta scarsa e le facce nuove assenti.

Ecco, forse è questo il grosso problema, quello che mi ha spinto a scrivere questo articolo e la riflessione personale che ho fatto riguardo alla situazione radiofonica italiana. Se domani i Linus, i Federico l’Olandese Volante, le Anna Pettinelli ecc dovessero smettere da un giorno all’altro di fare radio (speriamo succeda tra molti anni, per ora la classe dei grandissimi è ancora immutata), chi prenderebbe il loro posto? O meglio, che “voce nuova” potrebbe essere inserita senza ricorrere allo scambio di speaker già conosciuti nei network?

Mi spiego meglio: mi pare di vedere cambiamenti nei palinsesti delle radio, ma di vedere anche uno speaker che da lì si è spostato là, o che era là ed è andato lì, insomma, facendo un paragone calcistico, tanti scambi di giocatori, ma nessun acquisto vero e proprio, nessun investimento. Questo perché nessun direttore artistico crede nelle potenzialità di giovani emergenti o giovani talenti? Assolutamente no. Questo perché non ci sono nuovi talenti!

Capitemi, sono certo che sia pieno di talenti emergenti forse molto più bravi di tanti speaker che sono in onda attualmente, ma dove hanno modo di farsi sentire? Se non fosse per Youtube (i casi di Daniele doesn’t matter e Willwoosh sono emblematici) e alcuni contest organizzati dalle radio, quali nuove voci sono state inserite in emittenti radiofoniche di una certa importanza? La mia risposta è pochissime.

Sappiamo bene come funzionano ora le cose: le web radio continuano a nascere, ma non hanno ancora fatto successo e comunque non ti permettono di crescere vista la ovvia libertà di contenuti e idee che si possono portare, sono davvero poche le realtà in cui ci sono direttori artistici che seguono il progetto e dicono dove stai sbagliando, cosa bisogna migliorare e cosa va bene.

Le radio locali hanno leggermente alzato le loro pretese: entrare in un contesto simile implica avere già un minimo di esperienza e aver raggiunto già un buon livello, ora le palestre per farsi le ossa sono le web radio. Per quanto riguarda radio regionali, superstation e network l’analisi è ovvia: si parla di professionismo, si parla di anni e anni di gavetta per poi, forse, essere notati. Oltre a questo, come detto, le possibilità sono poche e il “mercato” chiuso, o meglio riservato a chi c’è già dentro.

Sicuramente sbaglierò, ma non mi vengono in mente speaker che abbiano meno di 40 anni e che abbiano avuto la possibilità di cimentarsi con un microfono importante (esclusi i due Youtubers sopracitati e qualche altro raro caso). E allora come si fa? Si può solo lavorare come volontari senza essere retribuiti (quindi ad un certo punto questo inizia a pesare e si abbandona il sogno radiofonico), non ci sono occasioni per farsi sentire se non tramite demo (verranno ascoltati?), non si possono fare stage, tirocini o esperienze simili che ci permettano di toccare con mano la realtà lavorativa radiofonica e soprattutto permetterci di farsi notare ed essere messi alla prova.

Credo manchi uno step, dopo lo sviluppo delle radio locali e la nascita delle web radio, manca quella soluzione di mezzo che possa collegare i due mondi. È sotto gli occhi di tutti che il modo di fare carriera in radio sia apparentemente semplice: si parte da una piccola radio, ci si fanno le ossa e poi si spera di passare ad una radio più grande, continuando così fino a quando si riceve una proposta importante e allora si entra nel mondo del professionismo.

Ma come si può percorrere queste tappe ora se non c’è più il modo di farsi sentire? Se le web radio non sono ancora considerate un banco di prova affidabile e le radio locali sono diventate più difficili da raggiungere? Io non sono riuscito a darmi una risposta, per questo ho cercato di esporvi le mie perplessità per provare a scambiarci consigli e magari arrivare ad una soluzione, convinto che possa essere d’aiuto a molti degli utenti iscritti sul nostro sito

Articolo a cura di Nicola Zaltieri

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